
Qualsiasi lettore forte è anche un lettore esigente, soprattutto se legge da anni (e per anni intendo venti, trenta) e soprattutto se ha letto qualsiasi genere.
Oggi, con l’aumento del numero di libri autopubblicati, ossia con l’entrata nel mercato di un numero enorme di scrittori, ma soprattutto di un numero enorme di “finti-scrittori”, si assiste a una piattezza narrativa davvero desolante. E desolante è anche il fatto che, spesso, oltre ai “finti-scrittori” autopubblicati, anche le case editrici si sono adagiate sul piattume.

Quante volte ti è capitato di avere un’idea che per te era L’IDEA, la migliore fra tutte, l’idea che avrebbe dato via a una delle storie più belle che tu abbia mai scritto…
… ma poi, parlandone, ti è stato detto che non funzionava?
A me è capitato un po’ di volte, e tutte le volte è stata difficile da mandare giù.

Tutti gli scrittori (nessuno escluso!) orbitano attorno a due pianeti: il Generale e lo Specifico.
Quando si tratta di scrittura, però (ormai lo sai se segui da un po’i miei articoli), non esiste LA regola che dice “fai questo e fai quello”. Quindi, non esiste lo scrittore di serie B (o A) che generalizza o di serie B (o A) che specifica.
Tuttavia, spesso, nell’economia di una frase, è meglio o generalizzare o specificare, ed è sbagliato generalizzare o specificare.
Oggi vediamo alcuni casi in cui generalizzare funziona poco e soprattutto penalizza.

Scrivere un dialogo è parte integrante di ogni storia. Può essere scritto bene o male, e purtroppo è una delle cose più difficili, i rischi di finire con qualcosa di mediocre sono tantissimi. Prima ancora, però, di entrare nello stile del dialogo, occorre prendere in considerazione alcune accortezze… grafiche, diciamo. Vediamone tre, le più “importanti”.