La domanda del secolo, nel convieni?

Personalmente, io taglierei la testa al toro (povero…) con una risposta diversa, ma andiamo per ordine.


A portion of Green River and its tributary canyons in the state of Utah
A portion of Green River and its tributary canyons in the state of Utah by NASA Johnson is licensed under CC-BY-NC-ND 2.0

Stile ed errori: perché non vanno d’accordo?

Una volta, durante una conversazione, il mio interlocutore disse: “Va bene qualche refuso, non importa; quello che conta è che la storia trascini”.

Ho condiviso solo in parte questa opinione e continuo a condividerla solo in parte, soprattutto quando mi capita di leggere un libro magari anche bello, ma carico, denso, di errori (non solo refusi!). Sarà deformazione professionale, ma non riesco a non storcere il naso davanti a una virgola messa a casaccio, a costruzioni morfosintattiche barcollanti o orrori grammaticali e di stile.

Passi il refuso (testi senza refusi sono rari quanto un quadrifoglio), ma gli errori proprio no. Anche se la trama è super-trascinantissima.

Una “tramona” di orrori

Come ho scritto poco sopra, sebbene sia positivo che la trama regga e soprattutto invogli il lettore a proseguire (viste le piattezze che ci sono in giro ultimamente), il fatto che si accompagni a imprecisioni, refusi (tanti), errori e altro è comunque segno di scarsa cura del testo.

Purtroppo, situazioni di questo tipo non sono affatto rare.

Mi è capitato di leggere due libri, in due periodi diversi (e nota come il fenomeno sia allargato nello spazio e nel tempo), con una trama incalzante ma che avevano un grave errore di punteggiatura: la totale assenza delle virgole nei vocativi (e leggevi roba tipo che bello Maria vieni a vedere, o respira Mario respira, che, tra l’altro, scritta così si presta a diverse interpretazioni). Uno strazio.

Per non parlare, poi, di libri quasi illeggibili perché, sebbene (ripeto) la trama incoraggi la lettura, hanno una gestione del punto di vista che oserei definire oscena.

Ma di chi è la colpa?

Be’. Innanzitutto non mi sento di escludere l’autore, che dovrebbe quantomeno avere le basi della grammatica italiana e qualche nozione di scrittura creativa. Se l’autore, poi, pubblica senza passare da un editor o da un’agenzia di servizi editoriali, la colpa è sua al cento percento. Se pubblica dopo che un editor ha corretto il testo, o se viene pubblicato da una casa editrice dopo che un editor ha corretto il testo, allora la situazione cambia.

In questo ultimo caso la responsabilità è dell’editor, che non ha saputo (o voluto) correggere degnamente. E ahimè, in questo periodo dove tutti sono editor, non accade raramente. In un libro, letto di recente, l’autore ringraziava addirittura l’editor per il lavoro svolto: peccato il testo fosse zeppo di errori! Altro che ringraziarlo, era da prendere a pedate!

Ci sarebbe poi una terza opzione, terrificante per l’editor, di cui parlerò altrove ma che voglio anticiparti: lo scrittore che non si fida delle correzioni (giuste) dell’editor e che le rifiuta, e pubblica un libro denso di errori. È difficile capire quando avviene, so che succede perché è capitato a me: un autore mi aveva rimandato il testo corretto per una rilettura e mi sono accorta che tantissime correzioni non erano state accettate. Correzioni base come “sì” al posto del “si”, non minuzie. Gliel’ho fatto presente, ma chissà se poi… si è fidato.

E i pipponi scritti bene ma piattissimi?

Ci sono anche quelli, sì. Più rari rispetto ai primi, ma ci sono.

Testi impeccabili dal punto di vista ortografico e grammaticale, ma con uno stile che definirei più che banale. Testi che abbandoni dopo le prime pagine, visto che niente ti trattiene.

Anche in questo caso, la colpa può essere sia di scrittori che di editor, visto che questi ultimi dovrebbero (il condizionale è doveroso) migliorare anche lo stile, laddove è carente. Tanti scrittori però hanno il timore panico degli editori che lavorano sullo stile perché temono che il loro venga stravolto. Peccato che non abbiano uno stile, quindi cosa c’è da stravolgere?

Quindi: tra ottimo stile con tanti errori e cattivo stile con zero errori mi sento di poter dichiarare: scelgo ottimo stile e zero errori.

In pratica sono destinata a fallire dal principio.