Quando finalmente arrivi all’ultima pagina del tuo libro, è come se un peso rotolasse giù dalle spalle, a volte, e altre ti senti immerso in una frenesia tale che vorresti gridarlo ai mille mondi. Solo che purtroppo non è la fine… ma l’inizio. Sì, perché il vero lavoro da fare arriva adesso.
Dopo la bufera e altro (non è una poesia) che si è tirato addosso l’ufficio stampa Il Taccuino, è bene fare una riflessione, ancora una volta, sulle recensioni negative. Una riflessione che va a toccare due pilastri di qualsiasi Nazione democratica: la libertà di parola e il reato di ingiuria e diffamazione.
Da un anno e mezzo partecipo a fiere del libro come autrice, e da un po’ di anni come lettrice, e ho visto diversi approcci da chi è dietro allo stand. Mi è sorta quindi una riflessione spontanea: qual è la strategia migliore, sia per l’autore che per il lettore?
O anche standard minimi di qualità. Un romanzo può essere innovativo, interessante, accattivante, ma se non rispetta dei requisiti minimi, difficilmente qualcuno lo leggerà. E se lo farà, potrebbe storcere il naso. O peggio.
Quando scrivi, si sa, ti verrebbe voglia di scrivere tutto. E quando dico tutto, intendo proprio tutto. Vita, morte e rinascite dei tuoi personaggi, anche della comparsa che più comparsa non si può. Ma, ahimè, ciò non è possibile. Oggi vediamo perché.
Se sei un autore mediamente conosciuto, ci sarai incappato anche tu. Le recensioni negative di Amazon. Brutta storia, soprattutto quando nulla hanno a che vedere con il tuo libro ma vogliono solo denigrarti.
Hai presente tutti quei maschi alfa di cui sono zeppi i romanzi di adesso? Tutti ‘sti maschioni muscolosi, di una bellezza rara e che fanno battere il cuore a noi donne, e se sono stronzi cadiamo ai loro piedi? Bene, adesso scordateli. Perché è arrivato il Maschio Palla.
Tra un lavoro e l’altro, ormai mi sono fatta una certa idea di quali siano i “tipi” di autori che gravitano intorno a editor come me e altri. Penso comunque che la medesima riflessione la facciano gli scrittori su noi editor, quindi il mio discorso sarà spassionato e ironico. Magari qualcuno di voi si ritroverà in questi “tipi”, e chissà, potrebbe essere uno spunto per migliorarsi!
Ti avranno insegnato e detto un po’ dappertutto che una certa cosa si fa in una certa maniera e così via… giusto? Ebbene: gran parte di ciò che ti hanno detto prendilo e buttalo via!
Sono ormai quasi due anni che per la casa editrice PubMe sto curando la collana Policromia, e di belle ne ho viste parecchie. Sdrammatizzando un po’, ho deciso allora di stilare una sorta di decalogo, che gli aspiranti direttori di collana o editori potranno seguire (oppure no).