Vendere i libri di tutti o solo il proprio?

Da un anno e mezzo partecipo a fiere del libro come autrice, e da un po’ di anni come lettrice, e ho visto diversi approcci da chi è dietro allo stand.

Mi è sorta quindi una riflessione spontanea: qual è la strategia migliore, sia per l’autore che per il lettore?


Foto di PatheMathos da Pixabay

Vendere un libro…

… non è affatto semplice. Anche (e soprattutto) durante una fiera. Basti pensare al Salone del Libro: quanti stand ci sono? Quanti libri in ogni stand? Qual è la percentuale che un lettore acquisti proprio il tuo?

Molto bassa, fidati di chi un po’ di esperienza l’ha fatta.

Bisogna invogliare, incuriosire: volantini, roll-up, segnalibri… Insomma tutto quanto possa far fermare il lettore e fargli pensare: “Mi sembra interessante.” Ci sono anche tecniche più aggressive, al limite della maleducazione, e purtroppo non sono pochi gli autori a farlo. A volte vendono, altre no.

Ma qual è la strategia migliore? E come si comportano gli editori e autori? E i lettori?

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I lettori

Normalmente i lettori sono di due tipi: quelli che “spaziano” in uno stand e leggono le varie quarte di copertina, scegliendo in base ai loro gusti, e quelli che si fanno consigliare, magari dall’autore stesso. In quest’ultimo caso, eviterei comunque comportamenti troppo aggressivi.

Da lettrice, spesso ho le idee molto chiare e so da subito quali stand visitare e quali saltare, e a volte parto con la precisa idea di quel libro da acquistare.

Altrettanto spesso ciondolo e cincischio tra uno stand e l’altro, aspettando che mi arrivi l’ispirazione.

Raramente acquisto un libro se qualche autore me lo consiglia in modo aggressivo.

A titolo di esempio, citerò nuovamente la “disavventura” che ho avuto l’anno scorso al Salone di Torino in cui un simpatico autore mi ha praticamente placcata e quasi costretta ad acquistare il suo libro. Sono sgusciata via nemmeno ci fosse stata una vipera, e sono rimasta così basita che purtroppo non sono nemmeno riuscita a visitare lo stand.

Ecco, eviterei comportamenti di questo tipo, che sono deleteri soprattutto per l’autore, che dà un’immagine di sé più da maleducato che da professionista (e a volte sembra che faccia l’elemosina).

Però se un autore si pone bene, mi incuriosisce e si dimostra non troppo autocelebrativo, potrei essere invogliata ad acquistare il suo libro.

Gli autori

Gli autori tendono a voler vendere il proprio libro. Quasi tutti si comportano così.

Tanti cercano invece di spronare alla vendita di tutti i libri, quindi anche dei colleghi.

Ogni strategia ha dei pro e dei contro, e pure delle motivazioni ben precise.

Egoisticamente parlando, se sono un autore e sono presente in fiera, perché dovrei lasciare che il possibile cliente me lo rubi un altro autore? Io sono lì per vendere il mio, di libro, non quello degli altri.

In maniera più pragmatica, è anche un calcolo di costi-benefici. Ho pagato una quota per partecipare allo stand (anche minima, ma sono soldi sborsati), e ho avuto anche delle spese per spostarmi sin lì (a meno che non fosse a due passi da casa): auto, treno, l’eventuale hotel se sto più giorni. È normale che tenda a voler vendere il mio libro, anche solo per rientrare nelle spese.

Purtroppo, se ci troviamo in uno stand con più autori, tutti nella nostra situazione, agire così è poco carino per chi come noi ha avuto delle spese. E se tutti fanno così lo stand rischia di diventare un’arena tipo Hunger Games, creando malumori che compromettono la fiera.

Incentivare ad acquistare i libri di tutti è invece una soluzione “par condicio” che accontenta tutti, ma che per il singolo autore può anche non portare ad alcun beneficio, ma non è detto, perché se io promuovo i libri di tutti, e gli altri fanno uguale, i libri di tutti vengono venduti, e non solo di alcuni.

L’ideale sarebbe che ciascun autore allo stand (o anche l’editore) si prenda una parte di libri e promuova solo quelli, così che ogni libro abbia la giusta visibilità. Io autrice A promuovo i libri di Mario, Luigi e Toad. Autore B invece promuove i libri di Bowser, Yoshi e Donkey Kong. Macchinoso da elaborare? Forse, soprattutto se i libri sono tanti, ma così i rischi di vendere solo un certo romanzo, o al contrario, di non vendere quel libro si ridurrebbero di molto.

Per concludere, ogni casa editrice adotta la strategia che crede migliore, e tutte sono vincenti, a patto di evitare atteggiamenti troppo aggressivi o, al contrario, troppo “lassisti”, che non invoglino cioè il lettore a fermarsi al proprio stand.