Autori che vai, grane che trovi

Tra un lavoro e l’altro, ormai mi sono fatta una certa idea di quali siano i “tipi” di autori che gravitano intorno a editor come me e altri.

Penso comunque che la medesima riflessione la facciano gli scrittori su noi editor, quindi il mio discorso sarà spassionato e ironico.

Magari qualcuno di voi si ritroverà in questi “tipi”, e chissà, potrebbe essere uno spunto per migliorarsi!


Tutti vorremmo la perfezione

Purtroppo, raramente accade.

La bellezza di lavorare con scrittori che crescono insieme a te e al loro libro per fortuna l’ho sperimentata molte volte in questi anni.

Al punto da domandarmi: ma vuoi dire che sono davvero tutti così? Così gentili e bravi eccetera?

Era meglio se non me lo fossi chiesto, perché il giorno dopo ecco una valanga di richieste astruse a orari improponibili e filippiche che nemmeno nei tribunali.

Ovviamente quando mi capita mi ci arrabbio, chi non lo farebbe, ma poi ci rido su, e spero che rida anche tu con me.

A meno di non mandarmi via piccione viaggiatore una bomba rotonda tipo quelle di Super Mario.

editing

Ti spiego come fare il tuo lavoro

I migliori sono gli scrittori che ti insegnano come si fa l’editing.

Magari il loro testo è discutibile per com’è scritto, e tu ti arrangi alla bell’e meglio a decriptare frasi su frasi domandandoti cosa vorranno mai dire.

Insomma, un lavoro certosino, ma quando il testo torna all’autore ti arriverà una bella e-mail (o telefonata, possibilmente all’ora di cena), in cui scopri che nulla di quanto hai fatto andava bene.

Non solo l’autore questionerà su ogni virgola o su come hai riformulato una frase (perché attenzione! quello è normalissimo), ma pretenderà di insegnarti il tuo lavoro dicendoti che si fa così, così e così.

Al che tu ti domandi: ma se non va bene, perché non se lo corregge da solo?

Dubbio lecito, e non so darti una risposta. Penso sia una delle tante dispute autori VS editor che andranno avanti nei secoli e nei secoli.

Grammarnazi in arrivo

Una specie tutta nuova.

Sono autori che, ahimè, hanno molte difficoltà nella grammatica e fanno tanti errori, anche da scuola elementare, che tu correggi diligentemente come un buon servitore dei libri.

Il problema è che loro si reputano dei 100% grammarnazi (di non so quale lingua), e il più delle volte correggono le tue correzioni… sbagliando!

Perché per loro “gli dico a Maria” (ma non solo) è il Sacro Graal, e se provi a cambiare si squarcia il cielo, piovono fulmini e saette e dal mare arriva il Craken.

Ne hai di discussioni da portare avanti, e dovrai appellarti alla Crusca affinché il povero 100% grammarnazi capisca che sì, forse aveva torto. Ma si guarderà dall’ammetterlo.

Se lo dici tu…

O Testadura Bill. In altre parole, autori così testoni che la durezza del diamante è niente al confronto.

Azzardo a dire che questi autori sono l’evoluzione (negativa) dei 100% grammarnazi, e con loro l’editor ha praticamente partita persa senza nemmeno entrare in campo.

Queste “testine” non solo non capiscono che gli interventi che fai al loro libro lo migliorano, e se li fai c’è un motivo, ma se per caso ti capitasse di lavorare di nuovo con loro ti manderanno un nuovo manoscritto con i medesimi errori trovati in precedenza, che siano di ortografia, sintassi o di stile.

Della serie: okay, mi paghi, sì, ma mi piacerebbe lasciarti qualcosa… anche solo un granello di insegnamento.

Ma niente. Loro si limiteranno a prendere per buone le correzioni (liquidandoti con laconici “se lo dici tu…”), ma nei libri successivi torneranno a scrivere come prima. Al 99,9% male.

Carta bianca (o forse no)

Ultima perla: gli autori che ti danno carta bianca. Ma attenzione! Solo in modo apparente.

Sembrerebbero i migliori con cui lavorare, perché ti lasciano ampissima libertà d’intervento, se non che quando restituisci la bozza rivista praticamente non va bene nulla.

Se hai inserito quel pezzo non va bene perché dovevi trattare di un altro argomento… e no, questo paragrafo ha poca enfasi, meglio riscriverlo così… qui però vorrei che… là non scrivere così…

Praticamente riscrivono loro tutto il testo e tu ti domandi se quelle zucchette che stai vedendo crescere nell’orto non meritino più attenzione e magari rendano meglio.

Questi autori ti danno solo l’apparente libertà, in realtà hanno ben chiaro cosa vogliono del loro libro, ma chissà perché te lo dicono dopo che hai passato ore e ore a correggere.

E ogni scambio di e-mail si concludere sempre con: vai, sei liberissimo di comportarti come vuoi! Col cavolo!

Insomma, aver a che fare con autori di questi quattro tipi metterà a dura prova la tua pazienza, ma è comunque sempre un buon lavoro che ti aiuterà a crescere come editor. Nel senso che a volte è davvero meglio coltivare zucchette.