Sembrerà banale, tuttavia rileggersi non è così scontato come sembra.
Non soltanto capita spesso, ma purtroppo a volte si rischia anche di commettere dei seri errori. Che ancora più spesso si trasformano in veri e propri danni.
Sappiamo tutti che il dibattito intorno all’autopubblicazione non terminerà domani e nemmeno fra qualche anno.
È la battaglia, chiamiamola così, fra tradizione e innovazione. Fra chi difende (per rimanere nella metafora) l’editoria tradizionale e chi si ribella cercando nuovi porti a cui approdare.
Una battaglia che, come tante, non ha né vinti né vincitori, ma due fronti lunghi ormai chilometri.
Caro editore, o aspirante editore:
questo articolo è per te. Per te che ogni giorno devi schivare i sassi che i tuoi autori ti tirano contro. Per te che ogni ora devi fronteggiare minacce di querela e quant’altro. Per te che fai il tuo lavoro ma raramente riceverai un grazie.
Questo articolo è per te (anche perché i “tipi di autore” di cui scriverò hanno l’ego talmente enorme da non rendersi conto che si sta parlando di loro).
Divertente, per l’editor, è scartabellare il dizionario alla ricerca di parole nuove (o vecchie ma rispolverate).
C’è sempre qualcosa da scoprire!
Purtroppo, e questo capita con autori (credo) troppo sicuri di se stessi, a volte queste belle parole sono del tutto fuori contesto.
La tecnica dello show è caldamente consigliata dai grandi romanzieri e dai maestri di scrittura creativa. A buona ragione: una scena mostrata, di qualsiasi tipo, è più di impatto rispetto al noioso e monocorde raccontare.
E se decidessimo di mostrare la nostra storia anche mentre la progettiamo?
Come ormai pare assodato, è fondamentale conoscere la biografia di ogni personaggio, vizi, abitudini, tic e tutto il resto, come se fosse una persona in carne e ossa.
Di tutta questa piccola esistenza su carta, però, che cosa serve davvero?
E che cosa, invece, rischia di annoiare il lettore?
Perché pagare un editor? O sarebbe meglio dire… perché non pagarlo? E perché c’è questa “diatriba”? Ne parlo nell’articolo.
L’italiano è entrato ormai in una fase involutiva senza precedenti.
E nemmeno gli accorati appelli di linguisti, grammatici e chiunque abbia ancora a cuore la propria lingua sembrano servire.
Ma cosa sta succedendo? mi chiederai. La domanda più consona sarebbe però: perché?
La lotta fra banalità e originalità non ha mai vincitori ma sempre vinti.
Come per tanti altri aspetti della scrittura creativa, non esiste LA regola ma solo buone prassi da seguire. Ma cosa vuol dire essere originali? E banali?
Tempo fa ho scritto un articolo su alcuni cliché che consiglio di evitare. Visto però che i cliché crescono davvero come funghi, ne ho preparati altri. Buona (spero) lettura!