Come ormai pare assodato, è fondamentale conoscere la biografia di ogni personaggio, vizi, abitudini, tic e tutto il resto, come se fosse una persona in carne e ossa.

Di tutta questa piccola esistenza su carta, però, che cosa serve davvero?

E che cosa, invece, rischia di annoiare il lettore?


Mi chiamo Mario e sono nato a…

Come scrivevo in un precedente articolo, e come ho ricordato poco sopra, è necessario sapere tutto del proprio personaggio, magari annotandolo in una scheda a parte rispetto alla trama. È necessario perché per sapere come far muovere il nostro Mario all’interno di una storia bisogna prima conoscere Mario.

Il rischio, in caso contrario, è di creare situazioni di inverosimiglianza o paradossali, incappando spesso in veri e propri buchi narrativi.

Partendo quindi da questa regola base (una delle poche regole della scrittura creativa che consiglio di non infrangere), vediamo quali sono i principali errori di narrazione legati alla biografia di un personaggio (che sia protagonista o un altro).

Errore numero 1: quel lontano dì di marzo…

In questo errore ahimè sono incappata anche io, fortunatamente il buonsenso mi è tornato prima che mi spingessi troppo oltre.

Consiste nel ripercorrere con un lungo flashback, o con rimembranze a mo’ di flusso di coscienza se si usa l’io narrante, l’intera storia del personaggio, occupando pagine e pagine di… niente.

A me è capitato durante una delle tante stesure de Io sono l’usignolo (chi mi segue sa che questo romanzo ha avuto una gestazione lunga e dolorosa). Mi ero messa in testa di dipanare la storia secondo tre linee narrative raccontate dal punto di vista di tre personaggi. Fin qui, nulla di originale o sbagliato. Arrivata a pagina cinquanta, però, mi sono resa conto… che la trama non si era mossa dalla situazione iniziale, né vi era stato alcun incidente scatenante. In pratica avevo sprecato cinquanta pagine – e forse erano anche di più, non ricordo, ho cancellato tutto e svuotato il cestino in meno di cinque minuti – raccontando della vita di questi tre personaggi prima del tempo presente.

Quante di queste informazioni sarebbero servite al lettore? La metà.

Avrei potuto inserirle nel testo in altra maniera? Certo che sì.

Dobbiamo quindi conoscere tutto dei nostri personaggi, sì, ma saper dosare le informazioni. Un buon 80% non interesserà né alla storia né al lettore.

Errore numero 2: tutto ruota intorno a me

Comunissimo errore, che ho letto in svariati manoscritti, è di costruire la storia in funzione del protagonista, e non soltanto la storia: anche la trama, e talvolta pure l’intreccio.

Mi spiego meglio.

Nei manoscritti che ho letto, un buon 50% della narrazione (quindi cinquanta pagine su un totale di cento) era speso a parlare del protagonista, di quello che gli piaceva, di ciò che odiava, del rapporto con la famiglia, gli amici, gli amori… dei viaggi fatti, dei sogni nel cassetto…

Arrivata, di nuovo, a pagina cinquanta, mi sono domandata: e quindi? La storia dov’è?

Errore 1 ed errore 2 sono simili, cambia il contenuto. Nel primo errore ci si concentra sulla storia del personaggio, nel secondo errore su ciò che lo circonda e sul suo modo di essere.

Il risultato non cambia: l’80% delle informazioni date non serve.

Errore numero 3: conosco tutto… del tuo amico

Questo errore è abbastanza ostico e per fortuna mi è capitato soltanto una volta di leggerlo in un manoscritto, ma è un interessante caso da studiare.

In pratica, sempre con il nostro metro di misura 50/100, le prime cinquanta pagine sono dedicate a parlare del carattere, la storia, i problemi… di un personaggio secondario.

Certo, potrai pensare, ma non è che invece era LUI il protagonista?

No: la storia era ben centrata sul protagonista, si faceva più volte riferimento ai suoi problemi (il conflitto), ma tutto veniva lasciato sempre in secondo piano a scapito del personaggio secondario.

Un errore ostico, appunto, e anche molto grave, perché l’unica soluzione è riscrivere tutto da capo.

In ogni caso, anche qui abbiamo cinquanta pagine di niente e un 80% di informazioni inutili.