La tecnica dello show è caldamente consigliata dai grandi romanzieri e dai maestri di scrittura creativa. A buona ragione: una scena mostrata, di qualsiasi tipo, è più di impatto rispetto al noioso e monocorde raccontare.

E se decidessimo di mostrare la nostra storia anche mentre la progettiamo?


Come in un film

Ora sto per dire una banalità, e ti chiedo di scusarmi. Non solo scrivo da quando ero piccola, ma invento anche tantissime storie da che ho memoria.

Ecco, ti sento sbuffare. Lo so, è banale e ogni artista delle parole lo usa – che sia vero o usato a mo’ di cavallo di battaglia è tutt’altro paio di maniche.

Nel mio caso, è vero. Fin da piccola, inventavo storie. La maggior parte di esse è stata dimenticata perché non solevo trascriverle su carta, e spesso erano soltanto abbozzi di trame che si interrompevano come binari morti, alcune erano anche ben riuscite (ricordo… ragazzi, magari l’avessi scritta!, una storia fantasy complessissima con ripetuti colpi di scena che neanche, che so, un trono di spade).

Comunque. Io ho la mania – definirla dote è arrogante oltreché pretenzioso – di inventare storie che vedo, non che racconto. Insomma, io non mi parlo nella testa e mi dico “Mario Rossi va lì e poi fa così, poi vede Luigi e fa colà”. No, io vedo ogni scena come se avessi un film davanti. E ascolto anche i dialoghi.

So che tante altre persone fanno così (un amico, non scrittore – lo sarebbe ma è pigro, penso –, mi racconta talvolta di avere in mente le scene delle sue storie, comprese di dialoghi, e a volte me li recita). Ed è bellissimo, perché la storia non soltanto viene vista come se fosse un film, o telefilm, o sceneggiato, o novela (ne avevo inventata una quando ero piccola che era talmente lunga che mi ero immaginata anche i titoli di coda alla fine dopo il “continua”!), ma verrà poi anche raccontata come se fosse un film, e quindi mostrata.

È una tecnica di progettazione narrativa molto mentale e adatta a chi ha la testa fra le nuvole (e a chi soffre di insonnia: è un buon passatempo in attesa che il sonno decida di farti visita, te lo garantisco!), ma è utile sia per la costruzione di ogni scena (intreccio) sia anche per tutto quello che compone la scena.

Ingresso vietato alle talking heads

Se non sai di cosa sto parlando, le talking heads sono le “teste che parlano”, ossia teste sospese in un mare di nulla, che parlano senza fare nient’altro – se non magari sorridersi o guardarsi. Un bel problema quando si scrive un dialogo, perché si rischia di renderlo inverosimile.

Ecco, vedere la storia come in un film aiuta anche a prevenire problemi come questo.

Sì, perché se tu vedi la storia come in un film, immagino anche che non vedrai soltanto i tuoi personaggi, ma anche l’ambiente circostante (vero o immaginario che sia). Un film di teste che parlano è raro possa esistere, e stare in piedi – magari sì, ma sarebbe molto concettuale e surreale.

Nel pacchetto visivo, allora, abbiamo personaggi, dialoghi, e anche ambientazione. Una manna dal cielo vera e propria, perché in fase di stesura non avremo bisogno di pensare e riflettere: ci basterà mettere su carta il film che avevamo già visto nella nostra mente.  

Quindi mostrare è consigliato, vedere e poi mostrare è consigliatissimo.