I 5 passi fondamentali di un giallo
Ogni giallo che si rispetti, anche se la trama sarà diversa, personaggi e ambientazione pure, segue alcuni step fondamentali.
Togliendoli rischiamo di minare l’architettura narrativa della storia, e una trama strutturata male non va bene.
Vediamo allora quali sono questi cinque passi fondamentali.
I cinque passi fondamentali
Per scrivere una storia, di qualsiasi genere, è utile seguire delle linee, come il paradigma di Field per strutturare la trama o le indicazioni di Vogler per caratterizzare il protagonista.
Questo perché una trama strutturata bene (e non scritta di getto) ti impedisce di dover più volte tornare indietro o, peggio, di interrompere la storia perché non sai come andare avanti.
A seconda del genere letterario scelto, poi, si rende necessario trovare altre accortezze affinché la trama (e la storia) sia la più completa possibile. In un rosa devi inserire alcuni elementi chiave, idem in un fantasy, laddove l’ambientazione è parte integrante della storia.
Anche per un giallo devi considerare alcuni aspetti, che vediamo adesso.
Attenzione! Mi riferisco volutamente al termine giallo, perché parlo di quello classico, alla Agatha Christie, insomma. Questo poiché spesso i thriller seguono linee diverse.
Il fatto scatenante
Un giallo che si rispetti ha un fatto scatenante; in altre parole deve accedere qualcosa. Un furto, un omicidio, una morte sospetta…
Qualsiasi cosa purché dia l’avvio alla storia.
Ne “Il silenzio degli innocenti” di Harris è in corso la caccia a Buffalo Bill, lo spietato killer di cui la polizia fatica a trovare tracce; in “I fiumi di porpora” di Grangé un cadavere mutilato viene rinvenuto vicino a Grenoble… e via di seguito.
Qualcosa che accade. Un fatto scatenante.
Mario Rossi viene trovato morto sulla soglia di casa, ucciso da un colpo di proiettile. L’arma del delitto non si trova, ma la vicina di casa, una tal Maria Bianchi, afferma di aver sentito delle urla e uno sparo, e di aver visto andare via una Fiat Panda bianca. Al commissario Luigi Verdi parlerà anche l’anziano Osvaldo Giallo, che racconta che proprio poco dopo gli spari, una Fiat Panda bianca stava per investirlo sulle strisce da quanto andava veloce.
L’avvio delle indagini
Di solito i protagonisti dei gialli classici sono ispettori di polizia, carabinieri o investigatori privati (Sherlock Holmes, Hercule Poirot, Montalbano tra i più conosciuti); oppure abbiamo persone comuni che si mettono a indagare (Miss Marple, ma anche molti protagonisti dei libri della Higgins Clark).
L’importante è che, subito dopo il fatto scatenante, si avviino le indagini, con l’ascolto di testimoni e la raccolta delle prove. Avremo anche le prime ipotesi da parte di protagonisti, e magari anche qualche indizio che il bravo autore potrebbe inserire… per lanciare l’amo o… sviare.
Nell’avvio delle indagini, dopo aver ascoltato i due testimoni, affiancato dai colleghi Luigi Verdi inizierà a indagare sulla Fiat Panda e sulla vita di Mario Rossi. Scoprirà così che aveva enormi debiti a causa del vizio del gioco d’azzardo, e visiterà il localino malfamato dov’era solito riunirsi insieme ad altri. Interroga gli avventori e chi giocava a poker con Rossi, scoprendo così che tre di loro erano creditori della vittima, ai quali aveva chiesto soldi ma che non aveva mai restituito. E, udite udite! Marcello Aranci è anche titolare di una Fiat Panda bianca. Semplice, vero? O no?
Difficoltà
Un giallo che si rispetti non può non contenere delle difficoltà.
Sennò il colpevole viene subito scoperto e la storia finisce dopo poche pagine.
Devi allora inserire qualche paletto, qualcosa che blocchi i tuoi protagonisti: indizi che non portano a nulla, indagini sviate… ma anche “terzi” che si intromettono nelle ricerche allo scopo di fermare gli investigatori. Ad esempio un nuovo questore che vuole portare le indagini da tutt’altra parte, anche se non è la strada giusta.
Insomma, devi arrestare la scena e riprenderla da tutt’altra parte: inserendo nuovi indizi, nuovi testimoni.
Davvero troppo semplice per il nostro Luigi Verdi: ha già un probabile omicida con un movente del tutto valido. Senonché… la sera in cui Mario Rossi è stata ucciso il signor Aranci era al localino a giocare a poker. Ma la Panda bianca, dopo alcuni accertamenti, risulta proprio essere di Aranci! Un nuovo testimone, tal Alessio Neri, interrogato dal commissario rivela di aver visto più volte il Rossi litigare con una donna. Questa distinta signora si chiama Luisella Viola e, interrogata, ammette di essere stata l’amante del Rossi. Dichiara però di essere stata via il giorno del delitto, ma non ci sono alibi a provarlo. Un delitto passionale, quindi? Magari da parte del marito che si è accorto del filarino? Per il commissario Verdi si aprono altre strade…
Verso la soluzione…
Per evitare di far girare in tondo i tuoi personaggi, e ovviamente anche per non tirarla troppo per le lunghe, deve arrivare il momento in cui i nodi andranno al pettine.
Un’intuizione, una prova decisiva, la testimonianza di qualcuno che non era mai fatto avanti prima…
Da questo momento per il tuo protagonista parte una serie di deduzioni in cui piano piano comincerà a districare la matassa e ad avvicinarsi al colpevole. Certo, sempre con qualche difficoltà; un giallo non deve mai essere troppo semplice o lineare.
Il nostro Luigi Verdi, a dir la verità un poco stufo di tutti questi indizi contrastanti e deciso a risolvere il caso prima delle vacanze pasquali (le passerà con la moglie sul lago di Garda, ma non diciamolo sennò è infodump) dà un’accelerata alle indagini tornando a interrogare Marcello Aranci, il cui alibi, seppur solido, non lo convince. Inoltre fa una capatina anche dal marito cornuto della Viola, tal Michele Viola, con cui non era mai riuscito a parlare perché sempre via per lavoro. In quest’ultimo caso il movente passionale crolla: il Violaal momento del delitto era in Francia, il tutto rigorosamente documentato. Non resta altri che l’Aranci, anche perché pensare che qualcuno abbia usato la sua macchina è per il buon commissario un’assurdità. Eppure l’Aranci sembra essere stato davvero al localino nel momento del delitto, molti amici lo confermano. Ma possono anche essersi messi d’accordo… senonché uno dei primissimi testimoni, re-interrogato per scrupolo (per non dire che il povero Verdi brancola nel buio), ammette che alla guida della Panda c’era una donna. Domandare perché non lo abbia detto subito è lecito, ma il povero Osvaldo Giallo è pur sempre un ottantenne, seppur arzillo: una dimenticanza ci sta… o no? È quando al vecchietto cade il portafoglio che rivela una foto della figlia che il Verdi ha un’intuizione: la figlia è Luisella Viola.
Il caso è risolto
Le battute finali dovrebbero essere scritte con ritmo incalzante e senza lasciar trapelare nulla di più al lettore; in altre parole, devi stare attento in questo punto a fornire solo gli indizi essenziali alla storia, non di più, se non vuoi bruciarti l’effetto sorpresa.
La scoperta del colpevole può venire da una deduzione dopo un ragionamento, dall’accostamento di tutti gli indizi, da una scoperta clamorosa che cambierà le sorti della storia.
E il colpevole può essere sconfessato in tanti modi: colto in flagranza (magari architettava altro, anche solo partire per far perdere le proprie tracce), seguito dopo vari appostamenti, messo alle strette dopo un inseguimento o altro… e può anche decidere di confessare da solo (lacrime di coccodrillo?).
Certo è che la rivelazione dovrebbe lasciare il segno e, se affiancata a un colpo di scena, far dire al lettore: “MA WOW!”. Non sempre facile, ma si può provare.
Possibile che la Viola, che da subito sembrava la meno coinvolta, seppur senza un alibi preciso, sia la colpevole? Ma perché avrebbe ucciso l’amante? Luigi Verdi la mette alle strette e alla fine la povera donna confessa: sì, voleva fare del male a Mario perché l’aveva minacciata di rivelare al marito la loro tresca. E sì, quella sera si è recata a casa della vittima. E sì, proprio con la Fiata Panda dell’Aranci che, udite udite! è socio con lei di una ditta di pulizie. L’ha ucciso lei, dunque? E no. La Viola si è recata sin lì per minacciare l’amante che lui e l’Aranci lo avrebbero rovinato se non avesse pagato i debiti e avesse detto al marito di Luisella della tresca. Ma poi ha sentito lo sparo ed è scappata. E no, non ha rischiato di investire il padre, a quell’ora la strada era deserta. Verdi torna allora dall’anziano Osvaldo e lo mette alle strette, scoprendo una verità sconvolgente: è stato lui a uccidere Mario Rossi. Il motivo? Un mese prima aveva investito il suo amato bastardino Fuffi e l’Osvaldo, arzillo ma anche collerico, si è voluto vendicare.
Conclusioni
Architettare la trama di un giallo che stia in piedi è difficile: non sono tutte un po’ naïve come l’esempio che hai letto poco alla volta qui sopra.
Ci vuole accortezza, pazienza (tanta) e un attenzione quasi maniacale ai dettagli e a dove vuoi piazzarli.
Basta infatti un indizio messo nel punto sbagliato che ti si incasinerà tutto, oppure il lettore capirà subito chi è il colpevole, bruciandosi la storia.
Ovviamente la scelta di palesare subito il colpevole può essere anche un fatto voluto: in “Mister Mercedes” di Stephen King sappiamo fin da subito chi è lo psicopatico della Mercedes, ma non per questo ci guastiamo la lettura. In questo caso gioca sull’adrenalina e sulla caccia all’uomo, piuttosto che su indizi e deduzioni logiche.
Io consiglio sempre di stendere una lista dei vari indizi (veri e fuorvianti) e i punti dove inserirli nella storia, così da averli davanti in modo chiaro, e di scrivere una scaletta molto dettagliata senza lasciare nulla (ma proprio nulla al caso). Libererai poi la tua creatività scrivendo e creando personaggi memorabili 🙂
Nota a margine: dopo aver letto queste, chiamiamole regole, è sempre bello… sovvertirle. La creatività è anche questo. Quindi sì, tienile presenti, e quindi no, non seguirle rigidamente rischiando di tarparti le alti: se hai altre idee, non vedo perché dovresti appiccicarti a rigidi schemi. In fondo il Codice è solo una traccia… ah, no, quello è in Pirati dei Caraibi.