Come strutturare una trama avvincente? Il paradigma di Field

Inizio questo articolo con un aneddoto: quando, quasi quattro anni fai, iniziai la stesura del mio libro (ps: sta per essere pubblicato 😉 ), lo feci senza una trama precisa in mente. Iniziai a scrivere e basta. Per questo mi ci sono voluti quattro anni per completarlo.

Avevo scritto senza una trama, guidata solo dall’impulso di battere i tasti del mio PC.

Strutturare la trama del proprio libro è fondamentale, e te lo dico perché l’ho sperimentato sulla mia pelle!

Oggi ti mostrerò uno degli schemi più utilizzati per creare una trama accattivante, sia nella letteratura sia nel cinema: il paradigma di Field.

Se seguirai le tappe di questo schema, la tua trama sarà più avvincente, più bella e, soprattutto, starà in piedi.

Iniziamo.

Il paradigma di Syd Field

Una premessa sull’ideatore di questo paradigma.

Syd Field era uno sceneggiatore statunitense e autore di numerosi manuali di sceneggiatura (tra cui Screenplay).

Sua fu l’idea di suddividere un film in tre atti (The Foundations of Screenwriting).

paradigma di syd field

Sinteticamente, il paradigma è così suddiviso:

  1. Atto I: setup, che termina con il primo colpo di scena.
  2. Atto II: confrontation, che termina con il secondo colpo di scena.
  3. Atto II: resolution

Nel primo atto vi è l’esposizione della situazione iniziale, del punto di partenza. È l’atto dove viene presentato il protagonista, i comprimari, dove si descrive la vita del protagonista. È il punto di partenza.

Il secondo atto è la parte centrale della storia: il protagonista dovrà affrontare alcune sfide, altri personaggi, e così via. Proprio perché è parte centrale, il secondo atto è anche suddiviso in tre punti:

  1. Confronto, ossia come si comporterà il protagonista di fronte alla nuova situazione,
  2. Punto chiave, ossia laddove il protagonista otterrà una svolta,
  3. Soluzione provvisoria, ossia una soluzione che temporaneamente tranquillizzerà la situazione del protagonista. La soluzione provvisoria sarà destabilizzata con il secondo colpo di scena.

Nel terzo atto vi è la risoluzione, ossia la situazione finale, che mostra come si è evoluto il protagonista dopo aver risolto le sfide poste lungo il suo cammino. Il protagonista avrà un cambiamento dentro di sé che lo porterà a rapportarsi alla realtà in modo diverso.

L’atto secondo e l’atto terzo sono introdotti da due colpi di scena.

Proviamo a capirci meglio con un esempio.

Il nostro protagonista, Mario Rossi, vive solo nella sua casa di Milano e lavora come netturbino (ATTO 1: SETUP).

Una sera, rientrando a casa, assiste a un omicidio (INCIDENTE).

È combattuto: non sa se denunciare il fatto alla polizia o fingere di non aver visto nulla. Alla fine, vuoi anche per la sua indole un poco codarda, decide di lasciare perdere, anche se le immagini dell’omicidio lo perseguitano. Dopo qualche giorno riceve una chiamata: una voce lo minaccia dicendogli di sapere che lui ha assistito all’omicidio (COLPO DI SCENA 1).

Da quella chiamata, Mario Rossi è terrorizzato: non vuole uscire di casa e rischia di perdere il lavoro (ATTO 2: CONFRONTATION).

Riceve altre chiamate dello stesso tenore della prima, e non sa come comportarsi: andare dalla polizia è fuori discussione perché dovrebbe ammettere di aver assistito a un omicidio senza avere fatto nulla. Decide quindi di scappare e si rifugia nella vecchia casa dei genitori nella periferia milanese (PUNTO CHIAVE).

Nella sua nuova condizione di fuggiasco, Mario è sempre più spaventato. Non risponde alle chiamate del datore di lavoro né dei suoi amici ma, almeno, spera che chi lo sta importunando non si faccia più vedere. Per le prime settimane non succede nulla (SOLUZIONE PROVVISORIA).

Una notte si sveglia e si accorge che c’è qualcuno in casa: preso da un attacco di ira e panico, affronta questa misteriosa persona e la uccide. Scopre che chi ha ucciso è un caro amico ed è la stessa persona che ha visto uccidere a sua volta. (COLPO DI SCENA 2)

Da quel giorno le chiamate cessano: Mario Rossi si rende conto che era proprio l’assassino a importunarlo per evitare che andasse dalla polizia. La sua vita ritorna quella di prima, ma lui non è più lo stesso (ATTO 3: RISOLUZIONE).

Questa seppur fantasiosa trama è per far capire in modo approssimato come strutturare un romanzo nei tre atti del paradigma di Field.

I tre atti valgono per qualsiasi genere, non solo per il thriller (come nel caso dell’esempio).

Un romance potrebbe essere strutturato così:

  1. ATTO 1: Mario e Maria si incontrano e si innamorano
  2. COLPO DI SCENA 1: qualcuno ostacola il loro amore
  3. ATTO 2: Mario e Maria devono fronteggiare le cattiverie di chi non vuole che stiano insieme
  4. COLPO DI SCENA 2: Il qualcuno che non vuole la loro storia cerca di rapire Maria ma non ci riesce e viene arrestato
  5. ATTO 3: Maria e Mario sono liberi di vivere la loro vita

Idem per un fantasy, un giallo, un noir o semplicemente un romanzo di narrativa mainstream.

L’importante, per strutturare in modo efficace una trama, è di evidenziare dei punti di svolta che cambieranno drasticamente la vita del protagonista. Anch’egli, come la storia, evolverà (in bene ma anche in male).

Ricordati anche di strutturare il tuo libro inserendo elementi conflittuali che mantengano viva l’attenzione del lettore.

Il conflitto deve essere ovunque, anche in una storia d’amore, anche tra i due innamorati (che banalità avere due protagonisti che si amano e tutto va bene e vissero felici e contenti, non trovi?).