Attenzione!
Post altamente polemico: continua la lettura a tuo rischio e pericolo
Penso che ognuno di noi, nel suo piccolo cuore di scrittore, coltivi il desiderio di diventare famoso, prima o poi.
Quanti iniziano facendo leggere i loro libri ad amici e parenti e vendendo qualche copia qua e là?
Quanti sperano che, perseverando, prima o poi qualche editore serio li noterà?
Ebbene, se anche tu fai parte di questa (sfortunata) cerchia, devo darti una brutta notizia. Anzi, due.
La prima è che capiterà raramente che un editore serio e magari big si accorga di te. O se davvero bravo e stupisci ogni editor (e per stupire un editor di certi calibri ce ne vuole), o hai il giusto supporto alle spalle. Oppure il tuo libro “vende”.
La seconda brutta notizia (ma in realtà non lo è così tanto) è che non devi essere famoso per essere, perdona la ripetizione, un bravo scrittore.
In tanti sono convinti che se si è bravi si diventerà famosi. O, rovesciando la frase e il suo significato, che uno scrittore famoso è per forza di cose molto bravo. Sennò perché lo sarebbe diventato?
Leggo da una vita e scrivo da molti anni, seppur abbia iniziato a pubblicare solo di recente. Questo non fa di me una scrittrice né brava né famosa, ma è per dirti che nel mondo dell’editoria ci bazzico da un po’.
E da un po’ ho capito che bravura non va sempre a braccetto con fama.
Vorrei tanto essere mia madre, che più volte al giorno mi ripete: “Il tuo libro è bellissimo e merita di stare in libreria!”
Sì, lo so, è mia madre e potresti pensare che sia di parte, ma se la conoscessi capiresti che anche se sono sua figlia, se ho scritto una cacata me lo direbbe tranquillamente.
Che poi, magari, il mio romanzo a te fa cacare, ma questo è un altro discorso.
Il problema (uno dei tanti) che affligge l’editoria italiana è che non va tanto la qualità, ma quello che vende.
Dai, non storcere il naso, e già ti vedo drizzare il mento e dire: “Eh sì, è arrivata la tipa dai monti che mi vuole far passare le braghe dalla testa”.
Basta farsi una passeggiata in libreria o sulle sezioni bestseller degli store online per farsi un’idea che quello che vende appartiene a un determinato genere, che, attenzione! Ogni tanto varia.
Quando uscì Twilight, le librerie si riempirono all’improvviso di doppioni sui vampiri e, sempre all’improvviso, la sezione horror vedeva bellimbusti scintillanti che, ahimè, soppiantarono ogni altro filone di questo genere.
E vogliamo parlare dei romanzi simil Il codice da Vinci? Adesso ce ne sono meno, ma un po’ di anni fa spopolavano.
Per arrivare alle care Cinquanta sfumature che, detto papale papale, hanno segnato una caduta della letteratura che nemmeno un volo dal centesimo piano.
Lo so, e non ho vergogna a dirlo: io sono una detrattrice di quel libro, come molti, e penso che la letteratura sia altro, ma anche questo è un altro discorso.
Dopo Christian e la sua amata, hanno spopolato migliaia (forse esagero, ma comunque sono tanti) romanzi à la Grey, tutti ovviamente richiestissimi dal pubblico e dagli editori.
In effetti l’erotico di questo tipo è forse uno dei generi che vende di più, soprattutto tra gli autopubblicati.
Ma di cosa dovevo parlare?
Ah, sì. Della bravura degli scrittori famosi.
È innegabile che ci sono tantissimi scrittori famosi e bravi, lungi da me dire il contrario, e basti pensare ai nostri classici e a tanti grandi nomi del panorama letterario.
Il problema è quando questa bravura viene, come dire, penalizzata a scapito della “vendibilità” di un libro.
In altre parole: molti editori pensano soprattutto all’oggetto in sé che non al suo contenuto. Se vende, bene, anche se è scritto da prima elementare e ha dei contenuti dubbi.
Non so te, ma io quando sento parlare di casi editoriali mi tiro un po’ indietro. La maggior parte di questi presunti “casi” è robbetta scritta solo a scopo di vendere e far guadagnare autore e editore.
Non voglio fare nomi, ma se segui l’editoria come me magari ne avrai già alcuni in mente.
Per concludere questa breve riflessione e non diventare troppo cattiva, voglio almeno darti una buona notizia: non preoccuparti se gli editori non ti cercano. Magari in quel momento hanno un’idea di marketing differente dalla tua (dal tuo libro). Non è perché il tuo libro sia scritto male. Forse, semplicemente, non rientra nei generi gettonati di quel periodo.
E con questo aspetto che il flame (si chiama così?) si scateni 🙂
There are 2 comments on this post
D'accordo al 100%!
Aggiungo soltanto che forse i peggiori, quelli che "sgraffignano" l'occasione ai bravi scrittori sconosciuti che in merito al talento che sono capaci di esprimere avrebbero davvero la possibilità di emergere, sono i personaggi famosi che firmano come propri libercoli scritti da ignoti ghostwriter pagati a proposito dalle case editrici, che per garantirsi un profitto sicuro preferiscono vendere un nome altisonante piuttosto che un prodotto di vera qualità.
Non posso che essere d'accordo con te!