Self-publishing o casa editrice? Ardua scelta…
Ormai da qualche anno anche in Italia ha preso piede il fenomeno dell’autopubblicazione che, per chi magari non lo sapesse ancora, è
La facoltà di scavalcare l’editore tradizionale e pubblicare il proprio libro in autonomia.
Sempre più scrittori decidono di affidarsi a questa forma di pubblicazione, vuoi perché nessuna casa editrice li ha considerati, vuoi per scelta, vuoi per chissà quanti altri motivi.
In Italia, il fenomeno, se così si può definire, non sempre viene visto di buon occhio: tanta è la diffidenza nei confronti dell’autopubblicato, considerato di serie B, scadente, poco serio. Certo, non si hanno tutti i torti: da esperienza, sono ormai anni che bazzico nel mondo self italiano e mi duole ammettere che avrò letto sì e no due o tre libri scritti davvero bene.
Ma il self-publishing conviene davvero? O è meglio affidarsi all’editoria tradizionale?
In questo articolo cercherò di fare chiarezza in questa insidiosa questione, parlandoti anche della mia esperienza come scrittrice self.
Sei pronto?
La mia esperienza come scrittrice self
Ho autopubblicato il mio primo e-book quasi un anno fa (lo trovi qui). Si tratta di una breve guida su come revisionare il proprio romanzo. In seguito, dopo una lunga epopea, ho pubblicato il mio primo romanzo (qui) e un breve racconto (qui).
In tutti i casi mi sono trovata bene: sia per quanto riguarda l’iter di pubblicazione, sia per quanto riguarda le vendite. Non ho grandi pretese, quindi il traguardo raggiunto mi sembra già elevato.
Tante persone, leggendo i miei libri, mi hanno domandato:
Emanuela, ma perché ti sei autopubblicata?
Alcuni hanno “osato” un poco di più, chiedendomi se, per caso, non fosse stata una scelta di ripiego dopo essere stata scartata da qualche casa editrice.
Ho risposto a tutti così:
Ho scelto di autopubblicarmi consapevolmente. Non ho mai preso in considerazione l’idea di proporre i miei scritti a un editore per svariate ragioni; la prima è che, con l’autopubblicazione, ho potuto gestire al meglio ogni aspetto, dall’editing, alla grafica, alla promozione.
Libertà e guadagni dell’autopubblicazione
Lo scrittore autopubblicato ha in mano tutto. Può (e deve) far tutto lui.
A molti questo spaventa, per me è stata una grande opportunità.
Ho potuto finalmente decidere quale sarebbe stato l’aspetto grafico dei miei libri, come li avrei promossi, quale prezzo avrei fissato.
Per una come me, che difficilmente apprezza di “stare sotto padrone”, l’autopubblicazione è stata una libertà grandiosa.
Certo, non mi sono lasciata prendere dall’entusiasmo e ho lavorato scrupolosamente, stando attenta a ogni dettaglio; in fondo, il libro è un nostro prodotto e dobbiamo curarlo il meglio possibile.
Autopubblicarsi, però, non è solo essere liberi.
È anche guadagnare molto di più rispetto al vincolo con un editore — a meno di non parlare di scrittori famosissimi, ma non è lo scopo di questo articolo.
Una casa editrice medio-piccola (le big, ammetto, non so di preciso), dà un guadagno che oscilla tra il 6 e l’8% per ogni copia venduta. Ciò significa che se vendi un e-book a 4,99 euro, guadagnerai sui 40 centesimi. Se questo e-book vende duecento copie, ti avvicinerai ai 100 euro.
Piattaforme come Amazon, invece, a seconda del prezzo fissato offrono guadagni tra il 35 e il 70%. Un e-book venduto a 4,99 euro ti frutterà sui 3,50 euro. Calcola quanti ne guadagneresti se vendessi duecento copie!
È innegabile che con il self-publishing guadagni di più — sempre rimanendo nell’ipotesi di uno scrittore medio conosciuto e non parlando dei “big”. Conosco autrici che, con i loro libri, guadagnano davvero tanto.
Guadagni e libertà, quindi.
Non trovi siano già due ottimi motivi per scegliere il self-publishing?
Ma ce n’è un altro, forse più “sottile”, ma egualmente importante.
Professionalità
Il self-publishing conviene anche perché ti rende uno scrittore più consapevole e… maturo.
Pensaci: hai in mano tutto tu, non c’è nessuno che ti dica come fare, dove guardare, in che modo muoverti.
O ti arrangi, o rimani nel limbo degli scrittori s—conosciuti.
È una bella sfida, a mio avviso, non solo perché ti permette di conoscere il processo di pubblicazione dalla A alla Z, ma anche perché facendo tutto da te, acquisirai numerose competenze che aumenteranno la tua professionalità.
Lo scrittore, in fin dei conti, è un professionista, e deve conoscere a menadito il settore in cui lavora.
Allora devo autopubblicarmi anche io?
Non è detto. Non tutti siamo uguali.
C’è chi preferisce la sicurezza di un editore che pensa a tutto lui — editing, grafica, promozione.
C’è chi non può permettersi di sostenere i costi del self-publishing e quindi cerca una casa editrice.
C’è chi, semplicemente, non vuole autopubblicarsi.
L’importante è che, nel momento in cui scegliamo il self-publishing, siamo consapevoli della nostra decisione.
Non fare come tanti “scrittori” che, visto che Amazon è gratis, cacciano il loro libro sullo store senza nemmeno averlo riletto e con un copertina che si vede lontano un miglio che è scadente.
Non mi stancherò mai di dirlo: il self-publishing deve essere una scelta consapevole e presa seriamente.
Quando scriviamo e pubblichiamo, diventiamo editori di noi stessi, siamo piccoli imprenditori che offrono il loro prodotto. E un prodotto scadente (in teoria) non lo compra nessuno.
Quindi: il self-publishing conviene? Assolutamente sì, se sei intrepido e vuoi la massima libertà. E se lo fai con serietà.
Sennò cerca un editore che ti sponsorizzi e… buona fortuna 🙂
There are 4 comments on this post
Già il solo fatto di non dover stare sotto padrone e decidere tutto da sé mi sembra un incentivo non indifferente al self publishing, ma, ammettiamolo: la maggior parte dei self publishers lo fanno solo perché sono stati rimbalzati dagli editori.
Non avere competenze specifiche in ambito editoriale, promozionale e informatico complica di molto il lavoro dell'aspirante autopubblicato, quando non figura come un ostacolo insormontabile. Comunque, se si ha voglia di imparare e tempo a iosa da dedicarvi non è certo impossibile. Si tratta di acquisire professionalità, anche se non è sufficiente: la base di uno scrittore è e deve essere costituita da talento letterario, cosa che troppo spesso tra i self publishers latita alquanto; non a caso gli autopubblicati che riescono a emergere dalla massa sono pochissimi.
Speriamo di essere tra questi. :)
Il problema principale, Calogero, è quando tra questi emergenti self-publisher emergono delle vere e proprie... ciofeche, sostenute da miriade di fan e quasi-groupie che sponsorizzano un prodotto a dir poco scadente :)
Salve, ho pubblicato i miei primi due romanzi con un piccolo editore.
L'esperienza, all'inizio esilarante, si è poi ridotta ad un rapporto avvilente, fatto di sfruttamento della voglia di farmi conoscere, di promuovere i miei scritti.
La casa editrice in questione non ha mosso un dito a livello di promozione o di partecipazione a concorsi letterari (ne ho vinti 30 in 12 mesi!), ostacolando, molto spesso, la mia intraprendenza in quanto mi è capitato di chiedere copie gratuite da inviare a concorsi letterari, o la stampa di locandine per la promozione delle presentazioni da me totalmente organizzate.
Ora mi sto affacciando al self-pubblishing (sono appena uscite una raccolta di poesie ed una raccolta di racconti con Youcanprint) e vi confido che mi sto convincendo che se si ha la possibilità di scegliere fra la pubblicazione con una piccola casa editrice o autopubblicarsi, preferisco di gran lunga l'autopubblicazione.
Per mesi mi sono sentita una mucca da mungere, permettendo alla casa editrice di fagocitare quasi totalmente i guaradagni che ci sono stati (che peraltro IO ho speso completamente in promozione) .
Fra le altre cose, ora, in quasi tutti i concorsi letterari l'autopubblicazione è considerata come pubblicazione da casa editrice.
Riguardo alle millantate le competenze editoriali e di marketing delle piccole case editrici posso assicurarvi che sono veramente alla portata di ogni persona con un briciolo di acume.
Quindi, viva la libertà!
Grazie per aver condiviso con noi la tua esperienza :)