Self-publishing per tutti… o no?

self publishing

Avete mai pensato che il self-publishing non faccia per voi?
Autopubblicarsi non sempre è facile e ancora meno dà i suoi frutti, quindi perché impegnarsi troppo?
Non è meglio cercare la tranquillità di un editore serio che curi il nostro romanzo e lo promuova senza dover sudare sette camicie e pagare spropositi tra editing, grafiche e promozione?
Se siete ancora interessati ad autopubblicarvi, in questo post vi elencherò alcune ragioni per non farlo. Gli svantaggi del self-publishing sono sempre dietro l’angolo, ed è meglio conoscerli prima di lanciarci in qualcosa di cui potremmo pentirci.

Gli svantaggi del self-publishing

L’autopubblicazione non è tutta rose e fiori. Anzi: spesso la nostra strada sarà costellata di spine belle grosse. Diventare editori di se stessi può dare tante soddisfazioni, ma può anche farci perdere il nostro tempo.

[bctt tweet=”Non sempre il #selfpublishing è l’alternativa migliore.” username=”emanuelaeditor”]

Vi sono alcuni motivi per cui vi conviene abbandonare il self-publishing se non siete ancora convinti al cento per cento. Ve ne elenco quattro.

1. Il self-publishing costa

Ebbene sì, non è vero che autopubblicarsi è gratis. A parte le spese operative come il codice ISBN, l’acquisto di copie cartacee, l’invio delle suddette per recensioni, eccetera, l’autopubblicazione implica altri costi che sono facoltativi, ma molto (e ripeto molto!) consigliati:

  1. Revisione del romanzo. Sì, molti di voi obbietteranno che anche le case editrici più grandi talvolta hanno delle carenze sotto questo profilo, ma perché adeguarsi? In fondo, scrivere è investire su se stessi e sulle proprie capacità, e un investimento ben fatto non è mai a costo zero. Pertanto, che lo vogliate o no, dovete ritagliare una fetta dei vostri fondi per far controllare il romanzo da un esperto, che sia “solo” un correttore di bozze o un editor. Sono sicura che troverete dei professionisti adatti alle vostre esigenze… e al vostro portafoglio (a proposito, i miei servizi editoriali li avete visti? 🙂 ).
  2. Grafiche. Esistono molti siti che permettono di fare delle copertine a costo zero, e su Amazon stesso c’è questa possibilità. Però, a meno che non siate grafici amatoriali o professionisti, vi consiglio di rivolgervi a chi lo fa per mestiere. Una cover può essere bellissima ma non raccontare niente. Oppure può trasmettere un messaggio diverso da quello che volevate. E chi meglio di un grafico può aiutarvi a risolvere questi problemi?
  3. Pubblicità. Una pubblicità ben fatta ha un prezzo, pensate solo alla sponsorizzazione di Facebook. Non basta tediare amici e parenti e costringerli a pubblicare recensioni a cinque stelle per vendere mille copie in un giorno. O forse sì, ma è ingannevole e, se vi scoprono, ne andrà della vostra reputazione.

2. L’autore non ha gli strumenti di promozione di una casa editrice

Questa affermazione va presa con le pinze e si riallaccia a quanto scritto prima. Se si vuole investire seriamente sul proprio romanzo, allora la promozione può eguagliare quella di una casa editrice seria. C’è però da dire che, se l’autore vuole fare tutto da solo (magari per non spendere e mantenere tutto l’incasso), non potrà mai eguagliare gli strumenti promozionali di una casa editrice: come può da solo organizzare eventi, presentazioni, contatti con giornalisti e blogger? Spesso, inoltre, il semplice fatto che l’autore sia autopubblicato fa storcere il naso, e molti siti non accettano di recensire o collaborare con autori self, preferendo le case editrici.

3. L’autore self è scarsamente considerato

Di nuovo torno a ripetere quando già scritto: l’autore self è poco considerato. E non solo dai media, giornalisti e blogger, ma anche dai lettori. Questa tendenza è dovuta soprattutto all’opinione molto diffusa che i libri autopubblicati siano sostanzialmente spazzatura. Sono scritti male, sono poco curati, sono brutte copie di romanzi “big”. E poi, vogliamo parlare dell’autore? Sempre a lamentarsi e a pretendere che tutti considerino e leggano il suo libro, neanche fosse Manzoni. Il brutto di questi aspetti è che si fa di tutta l’erba un fascio, e il povero autore, che magari ha spremuto fino all’ultima goccia del suo sangue per curare e promuovere il suo romanzo, viene messo allo stesso livello di chi, invece, scrivere non sa proprio, e nonostante tutti gli sforzi, non riesce a riemergere dal limbo nel quale è stato fatto cadere.

4. Il self-publishing è una perdita di tempo

Diciamocelo, il self-publishing stufa. Dopo aver pubblicato romanzi che hanno venduto due copie l’uno al mese, siamo un po’ scoraggiati. E se avessimo fatto meglio a rivolgerci a un editore? Forse adesso le nostre vendite sarebbero il doppio. Inoltre nessuno ci considera, e le poche recensioni non sono entusiasmanti. Sì, sarebbe stato meglio aspettare qualche mese in più e cercare una casa editrice, al costo di spulciarne una per una.
Sotto questo profilo, è proprio vero che abbiamo perso il nostro tempo. Ma non solo. Il self-publishing è una perdita di tempo soprattutto quando lo consideriamo come un gioco. Ma, come scrivevo prima, investire nel proprio romanzo non è un gioco, anzi. Se però tendiamo a prestare poca attenzione a tutti gli elementi principali dell’autopubblicazione, pubblicando (passatemi il termine) robbaccia, allora sì che potevamo tranquillamente fare altro.

Conclusione

La via del self-publishing non è facile come sembra, e abbiamo scoperto alcuni motivi.
Mi preme ribadire che, come molte altre cose, anche l’autopubblicazione deve essere di qualità. E ritorniamo a parlare di investimenti. Scrivere e pubblicare in proprio un libro è un investimento, quindi, quando decidiamo di farlo, dobbiamo valutare pro e contro e non buttarci nella mischia e pensare: “Ma sì, tanto è lo stesso”. No, non lo è. Ed è questa consapevolezza che distingue un autore serio da uno che lo fa per hobby o per gioco.