Ho finito il libro! E adesso?

Quando finalmente arrivi all’ultima pagina del tuo libro, è come se un peso rotolasse giù dalle spalle, a volte, e altre ti senti immerso in una frenesia tale che vorresti gridarlo ai mille mondi.

Solo che purtroppo non è la fine… ma l’inizio.

Sì, perché il vero lavoro da fare arriva adesso.


© Emanuela Navone

La fine numero uno

Quando termini il romanzo in prima stesura, la chiamerei fine numero uno.

Sì, perché non è una vera fine in sé. Sebbene completo (più o meno), il tuo testo ha ancora bisogno di qualche aggiustamento, ancora prima di lasciarlo “decantare” e di correggerlo, o di inviarlo a beta reader o all’editor.

Molti sono tentati di lanciarsi e tentare la pubblicazione o l’invio a un editore, bypassando quella che è la parte principale della vita di un libro: la revisione.

E la revisione, anch’essa, è composta di varie fasi.

Innanzitutto, la pre-revisione. Ossia intervenire sul testo per risolvere tutti quei problemi che la stessa revisione metterebbe in luce.

Vediamoli uno per uno.

editing

I nodi

Per quanto la storia sia completa, per quanto tu l’abbia progettata in lungo e in largo, c’è sempre qualcosa da sciogliere. Un nodo da districare.

Magari è un dialogo che non porta da nessuna parte, oppure una situazione che non hai spiegato, o ancora una scena che scrivendo ti sembrava importante ma poi si è persa per strada.

Tutto questo potrebbe portare confusione e spronare a chiedersi: “E quindi?”

Devi pertanto riflettere sulla storia e cercare tutte le lacune, e da lì sistemarle, di modo che A conduca a B e B a C, e così via.

Attenzione: non sto dicendo di spiegare ogni passaggio come se il lettore fosse un bambino, ma di far capire, anche con una semplice frase, tutti quegli elementi che nella tua testa sono chiari, ma nebulosi per chi leggerà (editor, beta reader, anche un amico).

È un passaggio complesso, ma va fatto per eliminare quel sentore di “non ho capito” che renderà difficile la comprensione della storia.

Incipit ed excipit

L’inizio e la fine di un libro non vengono mai bene alla prima. Sia perché hai fretta di iniziare e di finire, sia perché rileggendo trovi qualche stonatura.

Incipit ed excipit troppo veloci non vanno bene, perché okay l’inizio in media res, però un po’ di “setting” ci deve stare: far capire chi, cosa, quando e perché. Se tutto è troppo veloce il lettore si perde subito per strada. Stessa cosa per l’excipit: se corre troppo verso la fine, il lettore rimarrà confuso e con un senso di mancanza.

Se incipit ed excipit sono troppo lenti, non va bene nemmeno. Una storia che parte lenta potrebbe annoiare, e una risoluzione che non finisce più può portare chi legge a chiudere il libro e dire: “Tanto ormai è finito, è inutile che continui a leggere perché non mi sta dicendo altro”.

Questo è il problema che ho riscontrato ad esempio nel mio libro “Io sono l’usignolo“, in cui i beta reader mi avevano avvisata che inizio e fine si trascinavano troppo.

Di solito io rimetto mano completamente sull’incipit, e lo riscrivo, mentre per la fine cerco di tirare le fila senza dilungarmi troppo.

Riscrivere inizio e fine può non piacere, ma anche questo va fatto. Tieni presente che nell’incipit devi quantomeno definire la situazione iniziale, e nell’excipit concludere il cerchio senza che nulla sia lasciato per strada (i nodi di cui parlavo prima).

Taglia e inserisci

Quando scrivi… scrivi.

Peccato che molto di quello che scrivi non serve a nulla. Magari a te piace, ma per la storia non significa nulla.

Sempre durante la stesura de “Io sono l’usignolo”, una beta reader mi ha fatto presente che un intero paragrafo non diceva nulla: non portava avanti la storia e soprattutto l’appesantiva. In effetti, rileggendolo attentamente, mi sono resa conto che aveva ragione: a me la scena piaceva, ma non conduceva da nessuna parte. Così l’ho tagliata.

Per agevolare il lavoro di chi leggerà il tuo testo, è però sempre bene farlo da soli, senza che siano gli altri a dirti cosa non va, perciò anche in questo caso una rilettura accurata di ogni scena ti farà capire se funziona e soprattutto se è davvero necessaria.

Può accadere anche l’opposto: una scena troppo veloce che non mostra quanto davvero volevi mostrare. Può essere un dialogo, un momento intimista (pensieri del protagonista, considerazioni), anche una scena d’azione o di emozione.

Te ne rendi subito conto se è troppo veloce: arrivato alla fine non solo ti manca il respiro, ma anche qualche pezzo. In questo caso basta integrare oppure riscrivere da capo.

Questo è quello che chiamo lavoro di pre-revisione, e quando termini sei arrivato alla fine numero 2. Adesso puoi lasciar decantare il testo per un po’, e solo dopo riprenderlo in mano per la revisione o inviarlo a un editor o a un beta reader. Io consiglio sempre di rileggerlo prima di mandarlo in correzione, perché è possibile che anche con la pre-revisione qualcosa sia stato dimenticato.

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