Occorre grande attenzione nell’utilizzo dei sinonimi. Sì, dappertutto leggiamo che è meglio usare un sinonimo per evitare ripetizioni…

… ma siamo davvero sicuri che il sinonimo scelto equivalga davvero alla parola che vogliamo sostituire?

Ebbene sì, la perfetta sinonimia, spesso, non esiste.


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I sinonimi

Innanzitutto, definiamo che cosa è un sinonimo. Zingarelli ci dice che il sinonimo è “un vocabolo che ha lo stesso significato fondamentale di un altro ma forma fonetica diversa”.

Fin qui, tutto sembra farci intendere che, in effetti, due sinonimi hanno lo stesso significato. Quindi, dire gridare o dire urlare è la stessa cosa.

Approfondendo il concetto, però, e soprattutto dal punto di vista della linguistica, scopriamo che non è così. Secondo Treccani, “[l]a linguistica ha appurato come la sinonimia assoluta sia inesistente: anche in casi come viso-volto-faccia, opposto-contrario, scuro-buio, testardo-ostinato-caparbio-cocciuto, porta-uscio. Ciascuna parola infatti presenta caratteristiche proprie relative a componenti semantiche, livelli stilistici, ambiti d’uso, diffusione geografica ecc., che la rendono, sia pure di poco, diversa dalle altre vicine.”

Gridare e urlare, allora, sebbene con lo stesso significato fondamentale, hanno quella sfumatura diversa che li rende… quasi-sinonimi.

Meglio quindi verificare con il vocabolario se il vocabolo che abbiamo scelto abbia davvero il significato che ci serve.

Alcuni esempi di quasi-sinonimi

Qui di seguito troverai alcuni esempi di quasi-sinonimi che ho ricavato dal dizionario Zanichelli.

Chi parla e agisce con moderazione, giudicando pro e contro, opportunità è vantaggi, è una persona prudente.Una persona prudente ma anche sagace e con l’intuito di comprendere persone e situazioni, e agire di conseguenza, è accorta.
Narrare fatti, veri o di fantasia, a voce o per iscritto. È di uso più elevato e riguarda esposizioni di un certo rilievo.Raccontare fatti di vita quotidiana.
Ciò che deriva da un’azione è un risultato.Ciò che deriva da un’azione, ma mettendo in risalto il processo casuale all’origine del risultato, è l’effetto.
Spaccare è separare qualcosa in due o più parti, usando violenza e (anche) con un oggetto contundente.Squarciare è aprire qualcosa con violenza, provocando ingenti danni, o distruggendo.
Se provo avversione per qualcuno sto sperimentando un sentimento di antipatia, fastidio, anche ostilità.Se questa avversione è totale e molto intensa, allora sto provando odio.
Il pregiudizio è un’idea errata e anteriore alla conoscenza di fatti o persone, basato su convincimenti o luoghi comuni.Il preconcetto è sempre un’idea errata e anteriore alla conoscenza di qualcosa, ma è basato su una valutazione personale.
Un luogo lontano dal resto del mondo e difficile da raggiungere è un luogo sperduto.Un luogo lontano, difficile da raggiungere e senza legami e contatti con l’ambiente che lo circonda è un luogo isolato.
Ciò che avviene per caso, che non è preordinato, è casuale.Ciò che avviene per caso, che non è preordinato, ma che può anche avvenire saltuariamente, è occasionale.
Tagliare qualcosa in un solo colpo, di netto, è recidere.Se recido con violenza, soprattutto una parte del corpo, lo sto mozzando.
Parlare con qualcuno in tono disteso, di argomenti vari, è conversare.Parlare con qualcuno in tono disteso, di fatti banali, pettegolezzi, è chiacchierare.