A scrivere questo libro ci sono stata tantissimo. E sono davvero felice che finalmente abbia visto la luce.

Scrivere un fantasy è una sfida e un’avventura; è mangiarti le dita e sprizzare di allegria dalle punte dei capelli fino alle unghie dei piedi; è fantasia e pianificazione.

Nascita di… di… qualcosa

Avevo quasi quattordici anni quando ho deciso di costruire il mondo di Charma, che neanche si chiamava così, allora. Ero nel pieno della lettura di classici come la saga di Darkover della Bradley, l’intramontabile “La storia infinita” di Ende e l’ancor più intramontabile Signore degli Anelli. Spinta già da quella forza testarda che muove le mie azioni, mi sono detta:

Anche io voglio creare il mio mondo fantasy.

Niente di più facile, no?

Magari…

Ma chi ha, come me, una creatività sempre in movimento, non c’è niente di più bello che prendere un foglio bianco, una matita e iniziare a disegnare la mappa del nuovo mondo che ci nasce in mente.

Ed è proprio quello che ho fatto, anche se avevo un quadernetto a righe stropicciato e una penna, ma il concetto è lo stesso.

Così è nato Charma, così sono nati tutti i Regni che in essa vivono. È davvero un peccato che abbia perso quelle mappe, sepolte da qualche parte del mio caotico solaio, magari mangiucchiate da qualche topo o altro abitante che adesso sta sonnecchiando sopra la mia testa.

Lì finiva la parte facile e iniziava quella difficile: sì, perché non basta disegnare un mondo, bisogna farlo vivere.

Razze, religioni, lingue, governi… insomma, che noia! Per i miei quasi quattordici anni certe parole avevano lo stesso significato di un testo in aramaico. Che ne sapevo, io, di governi, che l’unico governo dal quale mi ero lasciata sedurre era quello della musica pop fine anni Novanta inizio Duemila? Per non parlare di religioni, io, che a catechismo ingaggiavo sane dispute con quella povera donna della catechista che, davvero, mi detestava…!

Infatti la delineazione di quanto stava dentro il “contenitore” Charma è venuta qualche anno dopo, quando, con la mia monomaniacalità, ho preso uno per uno tutti quei Regni e intorno a essi ho costruito storie, collocato razze, dèi e lingue che neanche il Silmarillion tolkeniano. Roba che, quando la leggo, mi domando se a quell’età non fumassi canne senza saperlo.

Ovviamente, dopo che tutto ‘sto bel mondo era pronto, un bel villaggio di Polly Pocket pieno di omini dal perenne sorriso, era sorta subito la domanda.

Ma che ci faccio co’ tutte ‘ste cose?

Erano gli anni delle amiche di penna e di tastiera, del Signore degli Anelli su Tele+ (o era già Sky? Boh…), delle paturnie adolescenziali e quant’altro.

Non so come nacque di preciso l’idea di passare dalla trama al contenuto — dall’ambientazione alla storia. Sinceramente, se uno mi chiedesse:

Come sono nate le Cronache di Charma?

Risponderei:

E boh!

Però fatto sta che senza rendermene conto ero già lì a scrivere, scrivere, scrivere… e ho scritto per molto tempo, forse più di un anno.

Poi la scuola, le delusioni d’amore, le amiche, insomma, tutte quelle belle cose che si attorcigliano intorno all’adolescenza, spinsero sempre di più il povero romanzo nel Cassetto dei Dimenticati, e lì rimase… molti anni, tanto che arrivai a dimenticarlo anche io.

A volte ritornano

Ormai sono più di tre anni che faccio della scrittura un lavoro, e più volte quel benedetto romanzo incompiuto mi balzava davanti al viso come una zanzara fastidiosa, al punto che, in una delle mie solite notti insonni, mi sono detta:

Machissene, lo pubblico lo stesso e lo faccio diventare una saga.

Facile, nell’era del self-publishing. Un po’ meno in quella dell’editing spietato.

E allora vai di correzioni, smadonnate, colpi contro il PC, e qualsiasi altra minaccia rivolta a me stessa per aver anche solo osato rispolverare quel benedetto romanzo che neanche si chiamava “Le cronache di Charma”.

Però, tant’è, in fondo ci sono arrivata.

E oggi, finalmente, esce.

Non sono una che si vende bene, lo avrai già capito da un po’, né mi piace sbrodolare e scatarrare manfrine e frasi fatte del tipo “leggi il mio romanzo che è un caso editoriale la promessa del fantasy italiano insomma una cosa davvero bella ma proprio tanto”.

Però, se ti andrà di leggerlo, ne sarò felice. Anche se non ti piace, anche se ti fa ca**re… lo avrai comunque letto.

Lo so, lo so, adesso stai per correre su Amazon a comprarlo (al momento è solo lì, e al momento è solo digitale, se me lo chiedi), ma aspetta ancora un secondo, dai.

Qui sotto trovi due articoli dove ti parlo del romanzo (ma non l’hai già fatto? Sì e no, ma lasciami essere logorroica) e ti anticipo un capitolo. Ti farai così un’idea di dove andrai a finire e ti preparerai prima in un modo così psicologico che neanche Freud.

Se, poi, vorrai acquistarlo (auguri), ecco il link di Amazon 🙂

Un abbraccio e… buona fortuna!