Quante volte ti è capitato di avere un’idea che per te era L’IDEA, la migliore fra tutte, l’idea che avrebbe dato via a una delle storie più belle che tu abbia mai scritto…

… ma poi, parlandone, ti è stato detto che non funzionava?

A me è capitato un po’ di volte, e tutte le volte è stata difficile da mandare giù.


Idee, tante…

In altri articoli ho parlato dell’idea alla base di un racconto o di un romanzo. Come ormai saprai, ci sono idee che valgono, idee che magari adesso non funzionano ma possono essere accantonate per poi riprenderle in un secondo momento (le “tazzine” di Stephen King) e idee che, invece, per quanto le giri e le rigiri, non porteranno da nessuna parte.

Purtroppo, in quest’ultimo caso, spesso l’autore difficilmente se ne rende conto. Non so dove l’ho già scritto, ma una storia è come un figlio, quindi sembra sempre la più bella.

A volte non è così.

Di dieci idee che ti vengono in mente, è possibile che solo due o tre riescano effettivamente a condurre a una storia.

E se è proprio l’idea che ti piace di più a essere bocciata?

Abstract art canvas

… idee che valgono, poche

L’anno scorso, durante un corso di scrittura creativa, noi alunni dovevamo produrre almeno due o tre racconti e, a mano a mano che li sviluppavamo, interfacciarci con le docenti. Per quanto riguardava l’ultimo racconto, avevo qualche idea in mente che mi sembrava carina e originale, e l’ho esposta in classe.

Cassate.

O non erano originali, o lo erano ma non formulate bene, oppure l’impalcatura non reggeva… Insomma, ho dovuto pensare ad altro.

Certo, è scoraggiante quando ogni idea di storia viene bocciata. Ti svilisce, alcune persone si abbattono così tanto da smettere di scrivere per un po’. Altre magari proseguono con la loro idea per poi capire che chi l’aveva bocciata era nella ragione. Tempo sprecato, quindi.

Per quanto mi riguarda, le ho accantonate, poi, chissà.

Come comportarsi?

Come comportarsi quando ci viene detto che la nostra idea non funziona?

Accantonarla sarebbe la scelta più logica, ma non in tutti i casi.

Innanzitutto, conta sì il parere dell’altro, ma soprattutto conta chi è l’altro. Mi spiego meglio.

Una persona qualunque, che non abbia le giuste competenze, difficilmente darà un parere corretto. È come se io, che non ci capisco nulla di cucina, mi permettessi di criticare uno chef sulle quantità che ha usato per preparare un piatto qualsiasi. Lo stesso vale per chiunque non abbia una conoscenza approfondita della narratologia, della scrittura, e non sia un lettore: quanto può valere il suo parere?

Questo è un problema che si pone soprattutto quando si cercano dei beta reader: come capire se è davvero un lettore e conosce l’argomento? Purtroppo, il problema si pone anche con editor e agenzie di servizi editoriali (che non dovrebbe porsi, visto che, a differenza dei beta reader, queste persone dovrebbero svolgere un lavoro dopo aver acquisito le giuste competenze).

Chiedere un parere sulla propria idea è quindi difficile: bisogna cercare la persona giusta. Soltanto dopo che si ha ottenuto il parere, dalla persona giusta, si deciderà che strada seguire.

Con una postilla: il parere di una persona competente è difficilmente sbagliato.