La focalizzazione in narrativa

Uno dei primissimi aspetti da studiare allorché ci si appresa a entrare nel magico mondo della scrittura è la focalizzazione.

Ossia: l’angolo da cui osserviamo una scena.

Dall’alto? Accanto a uno (o più) protagonisti? Nella loro testa? Da esterni?

La scelta della giusta prospettiva è un fattore importante e occorre spenderci qualche ora.

Anni fa, quando iniziai (per la prima volta) il mio romanzo (Io sono l’usignolo), avevo inconsciamente deciso per una narrazione calata dall’alto, dove il narratore sapeva tutto di ogni personaggio. In seguito, quando l’ho ripreso, ho preferito focalizzarmi su tre personaggi precisi mantenendo la terza persona e dando solamente le informazioni che sapevano loro. Neanche quella era la strada giusta e, alla fine, ho deciso per la prima persona e l’utilizzo di un solo personaggio — il protagonista, logicamente.

Questo breve esempio per farti capire quanto la scelta della giusta focalizzazione sia fondamentale per la buona riuscita del romanzo o del racconto.

Ma cos’è, di preciso, questa focalizzazione? Come funziona?

Lo vediamo adesso.

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La focalizzazione in narrativa: cos’è e a cosa serve

Come abbiamo visto prima, la focalizzazione è l’angolo dal quale osserviamo una scena.

La visuale osservata può essere molto ampia, fino a restringersi a mano a mano che decidiamo di concentrarci su uno o più personaggi — o addirittura di essere esterni a qualsiasi personaggio.

Come esempio, immagina una piramide: alla base, larga, corrisponde un’ampia visuale, che piano piano diventa sempre più ridotta fino ad arrivare alla punta, che corrisponde alla visuale limitatissima.

Ognuna di queste visuali ha un nome:

  • Focalizzazione zero
  • Focalizzazione interna (a sua volta suddivisa in fissa, variabile, multipla)
  • Focalizzazione esterna

Vediamole nello specifico una per una.

focalizzazione in narrativa

12019/Pixabay

La focalizzazione zero

È la prospettiva più ampia: il narratore sa tutto di ogni personaggio e addirittura ne sa più di loro.

Stiamo parlando del narratore onnisciente, e il classico più citato in questo caso sono I promessi sposi del Manzoni.

La visuale è “calata” dall’alto e il lettore osserva la scena da una prospettiva “privilegiata”, conosce ogni pensiero di ciascun personaggio e spesso è osservatore silente anche di intrusioni, più o meno pesanti, del narratore, che dice la sua e si permette di giudicare come una maestrina.

Focalizzazione zero e head hopping

Abbiamo già visto in un precedente articolo uno degli errori più antipatici che affligge lo scrittore alle prime armi: l’head hopping.

In breve, l’head hopping consiste nel saltare di continuo da un personaggio all’altro e senza seguire una regola precisa.

Lo scrittore alle prime armi ha sempre il terrore che il lettore non capisca e vuole a tutti i costi raccontargli tutto e, in questo “tutto”, vi sono anche i pensieri di ogni singolo personaggio in una scena. Lo scrittore alle prime armi, allora, in ogni scena decide di far vedere ogni personaggio cosa dice, fa e (questo l’errore) pensa. Il risultato è un continuo palleggiare da una testa all’altra che confonde il lettore e rischia di innervosirlo.

Spesso lo scrittore emergente confonde l’head hopping con la focalizzazione zero.

È un errore.

È un errore pensare che, se il narratore sa e vede tutto, può entrare quando e come vuole nella testa di ogni personaggio.

La priorità è sempre la buona riuscita di una storia. Quindi, se ti accorgi che stai troppo saltellando di qua e di là, posa la penna e pensa: qual è il personaggio che voglio fare emergere in questa scena? Una volta scelto, concentrati solo su di lui e, se proprio vuoi far vedere anche cosa pensano gli altri personaggi, fallo attraverso gli occhi del tuo protagonista.

La focalizzazione interna

Nella focalizzazione interna, il narratore ne sa quanto i personaggi: vede, fa e pensa solo quello che vedono, fanno e pensano loro.

La narrazione può essere alla terza o alla prima persona.

La piramide si va via via stringendo e la visuale, adesso, è più limitata rispetto al narratore onnisciente.

La focalizzazione interna può essere:

  • Fissa: la prospettiva adottata è solamente di un personaggio — ad esempio i romanzi scritti in prima persona con un solo protagonista. La focalizzazione interna fissa è semplice da strutturare, ma, come puoi immaginare, talvolta limitata, poiché qualsiasi azione ed emozione degli altri personaggi è filtrata attraverso gli occhi del protagonista — e di lui soltanto.
  • Variabile: in questo caso, le visuali sono di due o più personaggi, che di volta in volta raccontano e vivono una scena. È una delle focalizzazioni più usate, sia in prima sia in terza persona.
  • Multipla: anche qui vi sono più personaggi, ma, a differenza della focalizzazione variabile, i punti di vista riguardano più personaggi per lo stesso evento. Un po’ come se ogni personaggio dicesse la sua su un certo avvenimento.

Focalizzazione esterna

In questo ultimo caso di focalizzazione, siamo al punto più piccolo della piramide: la visione è ridottissima.

Nella focalizzazione esterna, il narratore ne sa meno dei personaggi.

Egli, in un certo senso, si limita a riportare gli eventi senza entrare nella testa dei personaggi né esprimere le loro emozioni.

La sfida della focalizzazione esterna è riuscire a rendere vivi i personaggi e le loro emozioni senza parlarne ma solo mostrandoli attraverso le loro azioni e le loro parole.

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