Che cos’è la scrittura per me?

Rispondere a questa domanda è facile ma al contempo difficile. E soprattutto è soggettivo.

Che cos’è la scrittura per un autore, emergente e con decenni di esperienza alle spalle?

Fai questa domanda e ogni volta ti verrà risposto in modo diverso.

Perché, appunto, la scrittura è un fatto soggettivo.

Nel guest post di oggi, Alfonso Pistilli, scrittore emergente, ci racconta che cos’è la scrittura per lui.

Gli lascio quindi la parola.

Che cos’è la scrittura per Alfonso?

È una domanda che mi pongo continuamente, ogni giorno direi. Ogni giorno c’è una risposta diversa a questa domanda, ma il bello è proprio questo. È innanzitutto passione e, come qualsiasi passione, che sia per la musica o per lo sport o per i viaggi e per qualsiasi altra cosa, nasconde in sé un aspetto ludico.

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La passione

Se mi dovessero chiedere un aggettivo che mi descriva in pieno, non esiterei a rispondere: passionale. Non ovviamente nel senso più sdoganato del termine legato ai sentimenti  per una persona, ma intesa come quel moto che accende la voglia di fare, di mettersi in gioco, di impiegare il proprio tempo.

È in questo che ritrovo quell’aspetto ludico. Se si segue una passione il tempo non sarà mai sprecato. Un bambino non penserebbe mai che giocare vuol dire sprecare del tempo. Per questo credo che se ci si impegna in qualcosa che piace è quasi come tornare bambini e giocare.

Scrivere per me è un gioco e come in ogni gioco ci si impegna per vincere. Quell’impegno implica ricerca, attenzione e tanta sensibilità.

Quando penso a una storia da raccontare me ne studio i riflessi reali, i luoghi in cui si colloca, i periodi storici. A meno che non ci si addentri nel mondo del “Fantasy”, questo lavoro di preparazione credo sia fondamentale per dare alla storia quella credibilità che il lettore vuole incontrare. È dietro questa credibilità che trovano posto i personaggi, anche i più strani, i più ben costruiti come ad esempio Silas, il monaco killer del Codice da Vinci. Ritengo Dan Brown un genio nella creazione dei personaggi.

Io amo assegnare ai miei personaggi qualche caratteristica che rubo alla quotidianità, un modo di starnutire, uno sguardo, una reazione particolare a una sollecitazione. Nei miei personaggi faccio il mix della mia vita, ma questa è l’unica cosa di mio che entra nei miei romanzi. Scrivo viaggiando con la fantasia, non sul mio vissuto, del resto se si dovesse scrivere di fatti o di sensazioni già vissute, il ventaglio di opzioni si limiterebbe di molto non potendo sempre vantare un cumulo di esperienze tali da spaziare nel vasto mondo della narrativa.

In questo cammino la mia ricerca assidua è quella della “autenticità”. Intesa non come veridicità di quanto scritto, una storia può anche non avere alcun fondamento nella realtà, sia sui fatti che sui luoghi o i personaggi.

L’autenticità è quella capacità dei grandi scrittori di scendere nel profondo dell’animo per trarne quelle sensazioni in grado di accomunare ogni singolo lettore, di sentirsi parte della storia o di ritrovarsi in questo o quel personaggio.

Cercare l’autenticità è cercare la verità

È in questo ambito che mi sento un dilettante, nonostante lo sia anche da un punto di vista editoriale visto che il mio primo romanzo non ha ancora visto la luce della pubblicazione. Sembrerà un’eresia, lo so, ma credo che uno che voglia fare lo scrittore, e io voglio farlo, viva in maniera sempre più distaccata la logica editoriale e del profitto. Scrivo perché mi fa star bene, nella speranza che ciò che scrivo possa piacere anche solo a una persona. Lungi da me la volontà di fare del moralismo, ogni scrittore lo fa anche per una forma di narcisismo e quando pubblica un libro vorrebbe incontrare il parere positivo dei lettori, ma credo che tutto questo sia un aspetto molto secondario quando si decide di mettere nero su bianco una storia. Lo si fa per il gusto di farlo, se piace tanto di guadagnato, in tutti i sensi…

Nei miei scritti spero di ritrovare la vita di tutti i giorni in cui ognuno di noi si riflette, credo che in fondo sia quello il segreto per uno scrittore, vedere dove gli altri non vedono, cogliere le sfumature e farle rivivere attraverso le parole suscitando nel lettore quella sensazione banale di averle sempre viste senza averci mai fatto caso veramente.

Chi è Alfonso

Mi chiamo Alfonso Pistilli e quest’anno, ahimè, compio 40 anni.
Vivo a Canosa di Puglia e lavoro in un’azienda della Distribuzione Organizzata come impiegato.
I miei studi sono stati prettamente scientifici, prima con il liceo, poi con la laurea in Economia.
Fino all’età di 27 anni non mi ero mai approcciato nemmeno alla lettura. Mi ci sono avvicinato per l’esigenza di risolvere il problema dell’insonnia. Da allora è stato amore a prima vista.
Ho scritto il mio primo romanzo giallo dopo aver frequentato tre corsi di scrittura creativa con lo scrittore Tommy Di Bari oltre ad essere stato affiancato e supportato da un professionista e un amico, il maestro Ruggero Ruggiero.
Spero sia solo il primo di altri che verranno in futuro.