Consi e sconsi è la nuova rubrica librosa del 2023 che uscirà ogni fine mese.

In questa rubrica ti presenterò i tre libri che ho letto più belli del mese (o dei precedenti, nel caso di gennaio) e i tre che sconsiglio.

Una rubrica di forme e colori diversi, perché anche dei libri non si butta via niente!


I consi, ovvero libri belli di gennaio

Nb. 1 Per andare alla pagina di acquisto del libro basta cliccare sulla copertina.

Nb. 2 Purtroppo le copertine sono prese da Amazon, e quindi a bassa risoluzione. Mi dispiace.

Figlio di una società che discrimina gli uomini e le donne per il loro genere secondario, Roy Baker è un giovane alpha di sedici anni con il cuore già pieno di cicatrici, che ha imparato presto a disprezzare gli omega per la loro fragilità.
È per questa sua avversione che Mark Foreman, anche lui alpha e grande sostenitore dell’uguaglianza dei generi, lo vede come un bullo. I due frequentano la stessa scuola e lo scontro non tarderà ad arrivare. Una questione d’onore per Roy, l’alpha dagli occhi di ghiaccio, tanti piercing e il tatuaggio di una croce celtica sul collo, pronto a fare a botte col mondo intero. Un gioco intrigante per Mark, detto il Corvo, l’alpha difensore degli omega, dagli abiti neri e l’aria scaltra sotto la lunga frangia. Può l’odio a prima vista avere una ragione più profonda?
Sarà il gusto del gelato al pistacchio a segnare il loro inizio, tra paure, incertezze e una buona dose di coraggio nell’andare contro le regole che ci vengono imposte.

Questo romanzo autoconclusivo, della serie Soffio di Speranza, piacerà ai lettori di Io, Omega, che anche la sottoscritta ha letto e apprezzato. Seguiremo le vicende di altri personaggi, questa volta due Alpha, Mark e Roy, soffriremo e gioiremo con loro, e arriveremo alle ultime pagine con il fiato sospeso. Perché la capacità dell’autrice è proprio quella: tenerti incollata al libro fino alla fine. E, dopo, farti pentire di averlo letto così velocemente.

Maria è una ragazza ingenua. Ama la vita, il lavoro, gli amici e ha una profonda fede in Dio. Ma questo è sempre un bene?
Silvano è ossessionato dal suo profondo odio per le donne e vuole vederle tutte morte o sottomesse all’uomo come secoli prima. Due giovani avvocati vivono una vacanza che cambierà le loro vite portandoli a fare un’importante scelta professionale. Una coppia di quarantenni, profondamente unita, sogna un mondo migliore e s’impegna a realizzarlo nella propria quotidianità. Due senzatetto, che vivono chiedendo l’elemosina, scoprono qualcosa di importante, ma rivelarlo potrebbe essere pericoloso. Una giornalista senza paura e sicura di sé si ritrova coinvolta in una vicenda che va oltre ogni sua immaginazione.
Nella bella e caotica città di Milano, che fa da sfondo a questo avvincente e intrigante noir, destini paralleli si incroceranno fino al clamoroso epilogo.

Dopo due romanzi autobiografici, il Bida esce con un noir ambientato a Milano e che tratta di un tema ahimè sempre attuale: la violenza sulle donne. Diverse storie parallele si incroceranno alla fine, lasciandoti basito, ma non per questo meno contento di aver letto il libro. Eltjon dà così prova di saper spaziare in più generi, e chissà cosa ci regalerà in futuro!

Anyone’s life can change in an instant. In Matthew F. Jones’s acclaimed novel, one man’s world is overturned with a single shot. Trespassing on what was once his family’s land, John Moon hears a rustle in the brush and fires. But instead of the deer he was expecting, he finds the body of a young woman, killed by his stray bullet. A terrible dilemma is made worse when he stumbles upon her campground – and the piles of drugs and money concealed there. Moon makes his choice: he hides the corpse, and takes the cash. His decision will have consequences he can neither predict or control.

Un thriller adrenalinico che afferra dalle prime pagine, con un finale forse intuibile, ma bello comunque (e comunque per il protagonista non c’erano molte vie di scampo!). Quello che ho apprezzato di più è però la figura di John Moon, il protagonista: un vero anti-eroe dall’inizio alla fine. Questo per dire che non sempre devi essere bello, bravo e buono perché il lettore ti segua.

Gli sconsi, ovvero libri brutti di gennaio

Nb 1 Libri brutti per me, si intende.

Nb 2 Cliccando sulla copertina vai alla pagina di acquisto. Questo perché i gusti sono gusti. Idem come sopra per la bassa risoluzione.

Joe Ransom is a hard-drinking ex-con pushing fifty who just won’t slow down–not in his pickup, not with a gun, and certainly not with women. Gary Jones estimates his own age to be about fifteen. Born luckless, he is the son of a hopeless, homeless wandering family, and he’s desperate for a way out. When their paths cross, Joe offers him a chance just as his own chances have dwindled to almost nothing. Together they follow a twisting map to redemption–or ruin.

Un mattone per lunghezza e contenuto. Per i 2/3 del libro non succede nulla, di Joe, che come recita il titolo dovrebbe essere il protagonista, sappiamo poco e niente, a parte che beve e uccide alberi su commissione. Meglio caratterizzato l’altro protagonista, Gary. Per fortuna. Il restante 3/3 scivola verso la fine, o forse dovrei dire rovina verso la fine, e quando arrivi a terra l’unica cosa che vorresti è alzarti e correre via.

Charlie Reade è un diciassettenne come tanti, discreto a scuola, ottimo nel baseball e nel football. Ma si porta dentro un peso troppo grande per la sua età. Sua madre è morta in un incidente stradale quando lui aveva sette anni e suo padre, per il dolore, ha ceduto all’alcol. Da allora, Charlie ha dovuto imparare a badare a entrambi. Un giorno, si imbatte in un vecchio – Howard Bowditch – che vive recluso con il suo cane Radar in una grande casa in cima a una collina, nota nel vicinato come «la Casa di Psycho». C’è un capanno nel cortile sul retro, sempre chiuso a chiave, da cui provengono strani rumori. Charlie soccorre Howard dopo un infortunio, conquistandosi la sua fiducia, e si prende cura di Radar, che diventa il suo migliore amico. Finché, in punto di morte, il signor Bowditch lascia a Charlie una cassetta dove ha registrato una storia incredibile, un segreto che ha tenuto nascosto tutta la vita: dentro il capanno sul retro si cela la porta d’accesso a un altro mondo. Una realtà parallela dove Bene e Male combattono una battaglia da cui dipendono le sorti del nostro stesso mondo. Una lotta epica che finirà per vedere coinvolti Charlie e Radar, loro malgrado, nel ruolo di eroi.

Leggo King da quando avevo tredici anni e lui scrive dal doppio del tempo. Ci sta che qualche libro esca meno bene e purtroppo negli ultimi anni i suoi libri non mi hanno fatto impazzire. Questo, però, ti fa proprio dire: Ehi, Stephen, non ci provi nemmeno più, vero? Lento l’inizio, ma non spaventa conoscendo lo stile kinghiano. Quando accelera, però, ti fa capire anche come finirà. E finirà proprio così. I rimandi a Lovecraft per le descrizioni, li avrei evitati: King è il Re, e ha la sua testa per descrivere, a che serve attingere ad altri?

Da Boston a New York, da Londra a Roma, dall’India alla Thailandia: scenari diversi per raccontare storie di esilio e di perdita, di amore, di maternità e di conflitti famigliari. Al centro, le gioie e i drammi quotidiani di giovani immigrati di origine indiana, le loro vite divise tra due paesi e due culture. Vite come quella di Ruma, giovane madre trasferitasi a Seattle con il figlio e subito alle prese con un segreto sconvolgente custodito dal suo stesso padre; o come quelle di Hema e Kaushik, una ragazza e un ragazzo le cui esistenze rincorrendosi tracciano un percorso condiviso che dall’infanzia li porterà fino alla maturità. Otto racconti di malinconica bellezza in cui Jhumpa Lahiri delinea, con profonda sensibilità e maturità stilistica, incontri e scontri di padri e madri, fratelli e sorelle, amici e amanti.

Letto in un gruppo di lettura, a cui di tanto in tanto partecipo per scoprire autori nuovi (alla sottoscritta). Non mi ha lasciato nulla, nonostante sia scritto bene e tratti di un tema, quello dello choc culturale dovuto a sradicamento. Forse perché io ho ben salde le radici al mio territorio. Il fatto, poi, di voler quasi dire: se non emigri non hai vissuto, mi ha un po’ lasciata perplessa. Chi ha vissuto la stessa esperienza forse lo gradirà di più.