Breve prontuario sull’uso di alcuni termini ed espressioni della lingua italiana.
Questa è la prima parte. Seguimi per rimanere aggiornato 🙂
Spero che venga o spero che verrà?
In effetti la risposta più immediata è “spero che venga”, poiché il verbo sperare indica un’emozione e quindi regge il congiuntivo.
In realtà, Treccani ammette entrambe le forme: se usiamo il congiuntivo abbiamo consideriamo l’aspetto della possibilità, se usiamo l’indicativo abbiamo una tensione verso il futuro.
Occhio a usare il “che” nell’indicativo (spero che farà caldo), mentre nel congiuntivo si può evitare (spero faccia caldo).
Pover uomo o pover’uomo?
Hoepli è perentorio: poiché si tratta di elisione e non di troncamento, è necessario l’apostrofo (sebbene Treccani ammetta le due grafie e anche “poveruomo”).
Lassù, la su, lassu o l’assu?
La grafia corretta, beninteso, è la prima: lassù.
Gratis o a gratis?
Si dice “gratis” e non a gratis (o peggio: aggratis).
In base a quanto scrive Il Corriere, “Quando diciamo gratis noi parliamo latino. ‘Gratis rei publicae servire’ scrive Cicerone, cioè “servire lo Stato gratuitamente”. Con lo stesso significato noi diciamo: ‘Io viaggio gratis‘.”