Prosegue oggi il Review Tour del nuovo libro di Sabrina Pennacchio, “At World’s End – Wanted Pirates”, di cui qui sotto troverai tutte le tappe.
Oggi mi occupo della figura della protagonista, Marina Charlotte, mentre la prossima settimana sarà il turno della recensione.
Dai dunque un’occhiata alle tappe e seguile, perché ci sarà da divertirsi 😉
XVIII Secolo, Oceano Atlantico Alcuni narrano che Calico Jack, il più temuto fra tutti i pirati, sia stato giustiziato in Giamaica molti anni orsono; altri narrano, invece, che questi sia tornato dal mondo degli inferi dopo un accordo con Satana, per continuare a terrorizzare i mari indisturbato. Eppure, nonostante ciò che si vocifera, un giorno un uomo che tutti conoscono come il temuto Calico Jack, rivendica la taglia sulla sua testa, lanciandosi in uno spietato attacco alla nave della Marina Britannica, per rapire la figlia del generale di ritorno dai paesi d’oriente.
La figura di Marina
Marina Charlotte è la figlia del capitano della Marina Britannica — non a caso il padre la chiama così — ed è anche la protagonista del libro di Sabrina Pennacchio.
Una figura femminile che ho faticato da subito a inquadrare, perché controversa e, a mio avviso, difficile da “definire”.
Partiamo da un presupposto, senza ovviamente spoilerare: Marina è promessa sposa a un amico di lunga data, per il quale subito non sa di preciso cosa provi, se affetto o amore. Nel bel mezzo di una traversata che dall’Oriente la riporta a casa, la nave viene attaccata dai pirati al servizio del celeberrimo Calico Jack, e la fanciulla viene rapita come “riscatto” nei confronti del padre: sarà liberata solo se lui rimuoverà la taglia sulla testa di Jack.
Orbene, non possiamo di certo pensare che la giovane si armi di spada e combatta sino all’ultimo sangue una guerra per liberarsi dalla prigionia: non sarebbe in linea né con il personaggio che la Pennacchio ha voluto creare, né con la figura della donna di quell’epoca — diciottesimo secolo.
In effetti l’autrice è stata bravissima a delineare un personaggio femminile che non esca troppo dalle righe di quei tempi, senza cadere in cliché come donne che diventano piratesse dall’oggi al domani. Anzi, Marina rappresenta benissimo la classica giovane nobile dedita allo studio e alla casa, e promessa sposa di qualche rampollo altrettanto nobile.
Non è capricciosa e neppure ribelle, ma si attiene da subito al volere del padre, che adora e con cui ha un bellissimo rapporto — che, detto tra noi, mi è piaciuto tanto.
Non crediate, però, che si arrenda alla prigionia di Calico Jack: spinta dall’istinto di sopravvivenza, cercherà in qualche modo di scamparla, e non saranno rare le volte in cui emergerà un certo caratterino non proprio sottomesso.
Emblematica, quindi, la sua personalità: da un lato casa e chiesa, come si suol dire, e dall’altro un certo pepe che di tanto in tanto esce allo scoperto.
Le difficoltà che ho avuto a inquadrarla riguardano il complesso rapporto con Calico Jack: la giovane sembrerebbe provare una sorta di simpatia per il pirata, un’attrazione che si avvicina alla sindrome di Stoccolma, ma questa va e viene, come se Marina non avesse piena padronanza dei propri pensieri.
E ciò mi è dispiaciuto molto perché, da come si mostra in ogni atteggiamento del romanzo, è una figura davvero simile a tutte noi: forte ma delicata, pura nei suoi principi e attenta a volerli preservare a tutti i costi.
Ma non voglio dire altro perché sarà oggetto della recensione.
Vi basti sapere che, se volete un personaggio femminile senza cliché e umano quanto basta da potervi sentire come lui, allora leggete questo romanzo: non ne rimarrete delusi.