Piccoli autori crescono: intervista a Marina Atzeni
Altra autrice della scuderia di Policromia, altra storia che ho voluto condividere con tutti voi.
Ciao! Innanzitutto parlaci di te. Vogliamo conoscere la Marina persona e poi la Marina autrice.
Ciao a tutti! Che dire? Sono una sarda giunta in Liguria per seguire l’amore della mia vita. Sono laureata in Beni culturali e Storia e società e il mio sogno era diventare un’archivista. Purtroppo però la situazione italiana nel mondo dei beni culturali è critica, e allora dopo varie peripezie ho deciso di voltare pagina e dedicarmi all’altro mio amore: i libri. Sono diventata correttore di bozze e ora sto terminando un master per diventare editor. Come autrice, beh, sono ancora una neonata. Ho sempre scritto: qualche poesia, pensieri, canzoni (anche in inglese), ma non ho mai fatto leggere niente a nessuno perché mi vergognavo. Ora invece ho deciso di mettermi in gioco: sarà la scelta giusta?
Cosa ti ha spinto a scrivere?
Oltre alla passione, credo che scrivere sia fondamentale come “sfogo”. Sono una sportiva per cui ritengo che il corpo debba sempre essere alimentato da una linfa adrenalinica che aiuti a scaricare le tensioni e lo stress. Ecco, la scrittura, al pari dello sport, dà questa linfa.
Il tuo primo romanzo, “Le occasioni perdute“, tratta di una malattia inguaribile, un tema molto forte. Com’è nata la volontà di parlare proprio di questo?
È iniziato tutto in un periodo un po’ buio della mia vita, non mi sentivo soddisfatta e avevo necessità di far fuoriuscire ciò che sentivo dentro. Una mattina ho immaginato di avere tra le mani un libro, scritto da me, che parlava dello sfogo di una ragazza con dei problemi. Non volevo niente di autobiografico (non amo parlare di me), ma allo stesso tempo sentivo la necessità di far fuoriuscire ciò che mi opprimeva. Ecco com’è nata Elena e la sua storia.
Perché hai scelto la forma del diario, preferendola ad altre?
La forma del diario è stata scelta proprio per il motivo che ho detto prima. Credo sia la formula narrativa più adatta quando hai bisogno di parlare con qualcuno, anche se per vie traverse.
Il tuo è un libro che commuove e che non lascia indifferenti. L’hai scritto con questa consapevolezza oppure ti è venuta… così?
Quando ho iniziato a scriverlo ho pensato che una storia simile avrebbe potuto far commuovere. Ma trattandosi di una protagonista adolescente, pensavo che il tutto potesse essere “alleggerito” dal suo modo di parlare e di ragionare, tipico di una sedicenne. Alla fine invece forse è stato più forte del previsto.
Come autrice emergente, cosa ti senti di dire a un aspirante scrittore? Cosa gli consiglieresti?
Credo che per un’amante della scrittura sia fondamentale il concetto del “buttarsi”, ma sul morbido. Cosa significa? Ecco, trovo corretto il fatto di mettersi in gioco, del resto anche io l’ho fatto e con tutte le paure del caso; ma è fondamentale farlo con coscienza: per cui al bando gli improvvisati. Se si pubblica, seppure in self, si deve farlo a seguito di un bel lavoro di editing e correzione di bozze effettuato da professionisti. Purtroppo troppo spesso leggo libri di emergenti con errori (orrori) così evidenti che sono controproducenti per l’autore stesso. Meno presunzione e più cultura.
Cosa ne pensi del panorama editoriale italiano?
Riallacciandomi alla risposta precedente, trovo che oggi ci sia troppa roba sul fuoco. Chiaramente è corretto ci sia la libertà di scrivere per tutti (se no anche io non avrei pubblicato), ma come detto prima bisogna farlo con coscienza. Siccome sono un’emergente e non, che ne so, Manzoni, allora mi posso permettere di scrivere male e pubblicare a casaccio? No. Questo non è diffondere la cultura.
Domanda secca: casa editrice o self-publishing?
Voto per le Case editrici, rigorosamente non a pagamento. Il self è positivo, ma è diventata un po’ una piaga che ha reso il mondo editoriale un mondo eccessivamente aperto. Trovo più professionale il canale della casa editrice, che sia seria ovviamente ed effettui tutti i passaggi della filiera: dalla selezione con criterio, alla correzione, al marketing. Ne giova sia la stessa CE sia, e soprattutto, l’autore emergente.
Cosa dovrebbe fare uno scrittore emergente per farsi conoscere?
Bella domanda. Vorrei saperlo anche io (risata isterica). Di sicuro nel mondo di oggi i social aiutano tanto: condividere la propria opera, parlarne nei blog o comunque farsi pubblicità è fondamentale. Purtroppo però siamo talmente tanti che credo che la via dei social sia un’arma a doppio taglio: ti fai pubblicità, certo, ma per scalare le classifiche serve altro. Devo solo capire cosa (oltre a scrivere sicuramente meglio!).
Cosa bolle in pentola… novità che vuoi raccontarci?
Ho iniziato a scrivere un secondo romanzo, diverso dal primo, ma con una tematica altrettanto importante. Non svelo ancora nulla perché sono scaramantica. Non so quando uscirà perché essendo al nono mese di gravidanza la mia testa è un po’ in bolla, e scrivere (cose sensate) mi viene assai in salita. L’ispirazione però c’è, per cui: tempo al tempo e torneremo più forti di prima!