Il “Progetto Fantasy” è una rubrica a cadenza settimanale o bisettimanale che tratta di questo amplissimo genere letterario, con curiosità, guide e interviste.
Oggi ho il piacere di ospitare l’autrice Diana Mistera, che ci parla di lei e dei suoi libri, nonché del suo rapporto con il fantasy.
Ciao e grazie per aver voluto partecipare a questo progetto. Inizio chiedendoti di parlarci un po’ di te. Chi sei? Che cosa fai nella vita?
Sono una scrittrice poeta bilingue (italiano/inglese). Sono nata a Roma nel 1972 da padre italiano e madre inglese. Nel 1974, dopo una tragedia familiare e il taglio del personale della Thomas Cook, una compagnia aerea inglese, dove mio padre lavorava come addetto al ricevimento dei VIP, tornammo in Toscana; dove i genitori di mio padre risedevano.
Ho vissuto in un paesino fra le vigne del Chianti in provincia di Siena fino al 2003, trascorrendo le mie estati a cavallo fra Londra e Torrita. Da quattordici anni vivo in Finlandia.
Ho studiato Lingue e Letterature Straniere all’Università degli studi di Siena, specializzandomi in Anglo Americano. Sono madre e moglie e lavoro come addetta alle colazioni in un Hotel di Hämeenlinna, la città in cui vivo da quando mi sono trasferita. Parlo quattro lingue: italiano, inglese, finlandese e spagnolo, scrivo in due: italiano e inglese.
Com’è nata la passione per la scrittura?
È una passione che ho sempre avuto fin da piccola. Amavo scrivere i temi, soprattutto se l’argomento trattava di fantasia. La mia maestra delle elementari mi regalò il primo diario segreto, dove inizialmente scrivevo cosa avevo fatto durante il giorno; poi, con il passare del tempo il diario divenne il mio migliore amico e oltre alle mie giornate iniziai ad annotarci pensieri, sogni, batticuori, poesie scopiazzate a destra e sinistra da dedicare al mio amore non ricambiato, poi accenni di storie, racconti.
Ho sempre avuto un’immaginazione selvaggia e sono sempre stata una bambina abbastanza solitaria. Solare ma solitaria. Amavo inventare cose e situazioni. Grazie agli Alphaville, alcuni racconti e poesie furono pubblicati nella fanzine internazionale che usciva ogni tre mesi; a quei tempi le fanzine erano solo cartacee. Essendo una fanzine internazionale scrivevo in inglese, facendomi aiutare da mia mamma.
I sogni, con la crescita, divennero strani, così iniziai ad analizzarli fra le pagine del mio diario; appassionandomi alla psicologia, alla parapsicologia. Uno dei sogni che avevo ricorrente è il tema portante della trilogia che sto scrivendo. Ancora oggi tengo il diario cartaceo e vi sono scritti tanti spunti per storie future.
Perché hai scelto proprio il genere fantasy?
Trascorrendo parte delle mie estati a Londra mi avvicinai alla sub cultura gotica. Iniziai a leggere la letteratura gotica, i poeti decadenti e maledetti, Anne Rice, Le Fanu , Bram Socker, Polidori, Lord Byron E.A.Poe e tanti tanti altri.
Sono anche un’appassionata di esoterismo, credo nell’esistenza di guide spirituali, angeli e demoni, ho avuto esperienze su queste cose, e non temo dichiararlo, che mi si voglia credere o meno. Ho fatto studi particolari su testi comunemente etichettati come proibiti o satanici; quindi per me è stato semplicemente naturale iniziare a scrivere fantasy.
Inoltre il fantasy mi fa sentire libera di scrivere di certi argomenti senza il terrore di cadere nel pregiudizio. Essendo una goth io stessa, anche se adesso non si direbbe a vedermi, ne ho avuti troppi di pregiudizi che mi sono stati scagliati contro. Bisogna pensare che io ero una goth quando le scuole, i pub e le discoteche pullulavano di paninari. Spesso, quando dico che sono una goth, non si pensa che io ho la bellezza di 45 anni; la mia generazione è stata quella che ha creato il goth e si è goth nell’anima, non solo nell’acconciatura, nei vestiti e nel make up che usiamo.
Il tuo ultimo romanzo è Orpheus, edito da Lettere Animate. Ci racconti com’è nata l’idea?
Dalla mia passione per la mitologia greca, da un sogno ricorrente che ho fatto fino all’anno 2010, e da una bellissima chiacchierata con Ville Valo, che ne è poi diventato il corpo e il volto. Quando studiavo latino, al Liceo, una delle versioni per il compito in classe che ci fu data fu proprio quella di Orfeo ed Euridice dalle Metamorfosi di Ovidio, che io amavo già. Ecco, fu l’unica versione latina in cui riuscii a prendere un 7. Se avessimo tradotto solo le Metamorfosi di Ovidio, credo che la mia media in latino sarebbe stata molto più alta. 🙂
Sono da sempre un inguaribile romantica, e da sempre amo la musica e la poesia. Orfeo era musicista e poeta; per amore della sua Euridice scese nell’Ade per riprendersela e poi, a causa di uno stupido errore umano, quello di guardarsi dietro per vedere se ancora lo seguiva, la perse per sempre a pochi metri dall’uscita dall’Ade, spezzando così il patto fatto con Ade stesso.
Ecco, con il tempo iniziai a cercare informazioni più approfondite sull’argomento Orfeo e scoprii che esisteva l’Orfismo, un movimento religioso sorto in Grecia intorno al VI sec. A.C. che ruotava proprio intorno alla figura di Orfeo.
Iniziai a documentarmi e piano piano avevo uno scheletro in testa ma non sapevo, anzi non avevo trovato l’impulso giusto per far diventare quello scheletro un vero e proprio corpo. Parlando con Ville venne fuori che entrambi , leggendo la storia originale di Orfeo, avevamo avuto la stessa idea.
Come sarebbe un Orfeo moderno? Cosa farebbe se invece di scendere lui all’Inferno per riprendersi il proprio amore fosse Euridice, e se Orfeo fosse non solo musicista e poeta ma anche vittima di una maledizione ed Euridice protagonista di una profezia? Così nacque il mio Orpheus. Il vino rosso fa miracoli se bevuto con la giusta compagnia. 😉
Che tipo di background hai alle spalle?
Inizio come self published, infatti i primi due volumi della saga Orpheus erano già usciti, in prima edizione, con Lulu, ma, come tutti i self published i primi problemi che si riscontrano sono proprio quelli della pubblicità , dell’editing, del farsi conoscere. Decisi di mandare i due manoscritti a Lettere Animate un anno fa in preda allo sconforto più totale, proprio perché nonostante mi fossi impegnata nei vari social, creando un gruppo dedicato alla saga, contattando blog, partecipando aeventi, organizzando giveaway, le vendite erano in una fase di stallo, così come le recensioni; eio ero combattuta se continuare o meno a scrivere anche per un pubblico.
Qui in Finlandia sono conosciuta come poeta. Grazie a un progetto multiculturale durato quasi tre anni, lavorando spalla spalla con poeti conosciuti finlandesi, che hanno tradotto 10 mie poesie in finlandese, e altri poeti insieme a me, abbiamo pubblicato con una casa editrice un’antologia. Grazie a quella e anche al lavoro intenso accanto a veri professionisti, sono stata pubblicata in riviste culturali, ho fatto e faccio reading, partecipo a seminari, fiere del libro, veri e propri festival della poesia a Helsinki e Turku, ma essendo il finlandese una lingua ostica, purtroppo qui la mia produzione è solo poetica e solo con l’aiuto di poeti finlandesi che riescono a fare un ottimo lavoro di traduzione.
Ho intenzione di tradurre la saga in inglese, perché so che il mio libro raggiungerà una vastità di pubblico maggiore, anche se dovessi tornare self, poi, ovviamente, sarebbe bello che anche Ville sapesse, quello che quella conversazione ha partorito; ma impiegherò tempo. Purtroppo in Finlandia devi scrivere in finlandese per attirare un minimo interesse fra le case editrici, e in Italia si legge poco, e il genere fantasy comunque prende una cerchia ristretta di lettori. Purtroppo non va di moda.
Sono anche una blogger. Amo leggere, fare recensioni e presentazioni sul mio blog italiano.
Quali sono state le maggiori difficoltà che hai affrontato durante la stesura?
Una delle difficoltà con la quale ho fatto a pugni è stata la lingua. Vivendo da quattordici anni in Finlandia, il mio italiano si è arrugginito, quindi a volte scrivevo delle frasi in inglese perché non mi ricordavo le parole in italiano, poi dei veri e propri blocchi. Avevo scritto un plot ma alla fine mi sono fatta prendere dalla penna (in questo caso dalla tastiera) e alla fine, quando arrivava il blocco, perché arriva, la frustrazione saliva alle stelle. Ho imparato che prendendomi una pausa poi le idee si schiarivano, però sono meticolosa e ipercritica con me stessa, e non mi piace per niente quando mi prendono i blocchi. Mi innervosisco troppo.
Un’altra difficoltà è stata quella di scrivere cercando di non cadere nell’ovvio o nel “già letto e usato troppo”. Vorrei che questa saga fosse diversa dalle normali storie di streghe, demoni, vampiri e angeli e credo di essere riuscita nell’intento, ma questo spetta al lettore farmelo sapere.
Un’altra difficoltà, diciamo che era più una paura, è stata che una volta rivelato il nome di colui che ha ispirato il personaggio Orpheus, la storia venisse etichettata come fan fiction; chi ha letto il primo volume in seconda edizione, quello pubblicato da Lettere Animate, ha visto che non è così e lo capirà ancor di più, continuando a leggere la saga.
Hai qualche aneddoto da raccontarci?
Il primo aneddoto ve l’ho già detto, la conversazione con Ville.
Il concerto di cui parlo in Orpheus è il mio primo concerto degli HIM, del 2001, e la canzone in questione Gone with the sin.
Altri ce ne sono ma riguardano soprattutto il secondo e terzo volume. Ho pianificato la stesura della saga in crescente, nel senso che il particolare gotico, fantasy e paranormale va in crescendo. Come vi ho detto amo l’esoterismo e pratico. Quando pensai alla figura di Samyaza, che incontrerete nel secondo volume, fui come guidata. Stavo leggendo su un sito di Angelologia i nomi degli angeli caduti secondo quanto riportato da Enoch; fra tutti, mi sentii chiamare da Samyaza, e lo so che lui mi sta accanto, mi parla e mi guida. Mi parla nei sogni mi parla nella testa , mi dice come vuole che io proceda. Chi ha una conoscenza di Enoch e una conoscenza esoterica, sa che Samyaza è uno degli angeli che si ribellarono insieme a Lucifero, uno fra i più forti, ed è un Grigori. Lui e altri angeli ribelli caddero perché si innamorarono delle donne mortali e questo è uno degli elementi portanti della saga nel secondo e terzo libro: l’amore eterno, anime legate l’uno a l’altra da sempre. Io credo fermamente che la nostra anima vive diverse vite e in ogni esperienza di vita incontra determinate anime affini e una di queste lo è più di altre. I giapponesi dicono che si tratti del filo rosso e quando lo incontri, lo senti, e non importa incaponirsi a cercare spiegazioni perché spiegazioni razionali non ce ne sono.
Altri aneddoti sono legati alla mia natura e alla mio essere sensitiva, un certo capo di abbigliamento che ho visto nella mia testa e che ho fatto indossare a Orpheus, e che poi Ville aveva addosso un anno dopo che lo avevo scritto. Un concerto in una cittadina rumena di Orpheus, che gli HIM non avevano mai fatto e che improvvisamente appare nel tour del 2015 e cose così. È giusto puntualizzare che Orpheus è una saga che ho in testa da tanto.
Come hai strutturato i protagonisti, Geena e Orpheus?
Con dei viaggi introspettivi. Amo Jung. Ogni persona ha in se un Animus (che è la parte maschile, quella che nelle donne alimenta la creatività) e un Anima (la parte femminile per eccellenza, quella splendente, quella che nel maschio è generatrice di creatività). Orpheus è il mio Animus, Geena ed Enaid (la nonna di Geena che conoscerete meglio nel secondo libro) sono Anima. Geena è molto me e devo dire che è stata ed è quella più difficile da descrivere, proprio perché è per me un mettersi a nudo. Il Demone che incontrerete nel secondo libro è l’Ombra. Sono partita da questi archetipi; poi, certo, amo osservare le persone, ascoltarle, e questo aiuta molto la costruzione dei protagonisti e dei personaggi intorno, credo che succeda a tutti. Non amo i protagonisti belli e perfetti. I miei sono sì belli, ma anche molto vicini alla realtà, e quindi lontani dalla perfezione. Devo dire anche che per la struttura di Orpheus, ho trovato utile la bio di John Taylor: “In the pleassure groove: love, death and Duran Duran”. Sono una 80′ child, quindi anche io sono stata duraniana e John era il mio preferito; questa sua bio è davvero bella. Si legge cose che da fan non avresti mai immaginato. La consiglio.
Hai in mente qualche progetto per il futuro?
Orpheus è una saga di tre libri. Il secondo spero uscirà a breve, sempre con Lettere Animate. Sto facendo degli ultimi ritocchi perché nella seconda edizione del primo volume ho aggiunto elementi che nella prima non c’erano, e quindi di conseguenza anche il secondo volume ha subito cambiamenti importanti. E il terzo è scritto ma da editare, e non vincolato ancora da contratto; per cui, al momento sto concentrandomi, quando posso, su questo. Lavorando e dovendosi svegliare alle 5 del mattino a volte è frustrante non trovare il tempo da dedicare alla scrittura, dato che c’è un figlio con il quale adoro passare il tempo, una casa da pulire e la cena da preparare. Ho un marito eccezionale e che mi supporta e sopporta, e un figlio adorabile, capiscono quando ho bisogno solo di concentrarmi sulla scrittura.
Ho anche intenzione di riscrivere il mio primo racconto, Il Signore delle Ombre. Non so se lo farò di nuovo da self, e ho in mente una seconda silloge poetica, questa volta in lingua italiana. La prima l’ho pubblicata da self in lingua inglese.
Ci vuoi svelare un’anticipazione di un eventuale nuovo romanzo?
Sì, vi svelo la sinossi del secondo libro della saga Orpheus: Il Demone dello Specchio.
I poteri sensitivi di Geena stanno aumentando, portandola a scoprire degli Universi e delle forze a lei sconosciute prima. È estate. Il viaggio in Romania tanto atteso si avvicina. La tesi di laurea in antropologia di Geena necessita, per la sua conclusione, una indagine su campo che include un intervista all’ultimo discendente di Vlad Tsepech. Orpheus ha proprio due settimane libere dalla tournée e decide di accompagnarla. Ma la visita al castello di Bran riserva delle sorprese. Samyaza, l’esperto che Geena deve intervistare, è anche lo zio di Stephan, conosciuto da Geena qualche mese prima a Londra, che, fra la sorpresa della donna eil disappunto causato dalla gelosia del rocker, diventa un elemento chiave di tutta l’intervista e non solo. Stephan, come Orpheus, cela un segreto in comune. Entrambi hanno giurato fedeltà a Nemoch, il demone senza volto, rinchiuso in un antico specchio di cui Samyaza ne è il guardiano e che desidera tornare ed esige quello che gli spetta. L’oscuro passato del rocker, del quale Geena non è ancora a conoscenza, inizia a pesare su Orpheus immediatamente dopo l’incontro con il misterioso Samyaza; rovinando quelle che avrebbero dovuto essere le loro due settimane insieme prima dell’ennesima lunga separazione. Chi è Samyaza? È forse lo stesso Samyaza presente nei racconti di Enoch? Quale è il profondo legame che lega Geena al tanto misterioso quanto affascinante Samyaza? E Stepha,n dalla bellezza diabolica e tentatrice, chi è davvero? Superata la paura, Orpheus finalmente confesserà il suo passato da Massone a Geena, che accoglierà questa nuova conoscenza come un elemento importante che approfondirà ulteriormente la loro storia d’amore. Con la passione però vengono i dubbi, la gelosia e lo stress causati dalla lontananza. Orpheus, dopo la breve vacanza in Romania con Geena, deve tornare alla estenuante tournée in USA e la distanza inizia a pesare su entrambi. Una profonda crisi incombe sulla testa dei due giovani come la spada di Damocle. Riusciranno i due innamorati a superare tutte le difficoltà che si presenteranno loro? A quale prezzo lo faranno?
L’autrice
Diana Mistera è nata al Roma nel 1972 da padre italiano e madre inglese.
È bilingue e trascorre la propria adolescenza a cavallo fra Italia e Inghilterra fino al 2003 quando si trasferisce in Finlandia, dove tuttora risiede.
Dopo la maturità scientifica intraprende la carriera universitaria, studiando all’Università degli Studi di Siena Lingue e letterature straniere, con la specializzazione in Anglo-Americano.
Ama la subcultura gotica, l’esoterismo e la storia; soggetti dai quali prende ispirazione per i propri scritti.
Nel 2007, autopubblica una silloge poetica intitolata WINGLESS.
Nel 2011, autopubblica il racconto ”Il Signore delle Ombre”.
Nel 2015, 10 poesie sono inserite nell’antologia Runokohtauksia, pubblicata dalla casa editrice finlandese Robustos.