Piccoli autori crescono: intervista a Maria Cristina Pizzuto

Conosco la Pizzuto da ormai un anno, ma se devo dirti la verità non mi è mai passato per la testa di intervistarla, chissà perché.

È tempo di rimediare.


Perché scrivi? C’è uno scopo preciso o solo perché “ti piace”?

Scrivo perché sento l’esigenza di dover tirare fuori delle emozioni che altrimenti rimarrebbero chiuse in me.  È un mezzo di comunicazione attraverso metafore e similitudini, attraverso le storie di altri per urlare al mondo ciò che sento. Per far arrivare dei messaggi che altrimenti sarebbe impossibile recapitare. Voglio che il mondo capisca che sta prendendo una via che non porta a niente, è come se ogni libro voglia far squillare un piccolo campanello nelle coscienze di ognuno, per poter riflettere e svegliarsi. Magari non totalmente, magari anche solo attraverso le emozioni dei protagonista, ma vorrei che i miei scritti possano arrivare in qualche modo al cuore delle persone e creare uno scompiglio, anche minimo. Magari rimarrà nell’inconscio, ma al momento giusto questa punzecchiatura uscirà e forse il cuore potrà battere di nuovo in maniera diversa, più positiva e soprattutto più consapevole.

Se infatti ci fai caso, ogni libro ha una morale, una riflessione più o meno intensa.

“Boccioli di rose” vuole far comprendere meglio l’anoressia e essere di aiuto non solo alla persona che sta subendo la malattia, ma anche a chi la circonda. “Le acque del sonno eterno” non solo vuole enfatizzare la bellezza della natura e di quanto sia potente nella sua forza devastante se imbrigliata, ma anche indirettamente la superbia dell’uomo. Egli gioca a suo piacimento con la natura e per suoi egoismi la lascia al secondo posto nelle sue decisioni. Ma arrivati a un certo punto la natura si ribellerà, non perché voglia vendetta ma semplicemente perché cerca un equilibrio perduto…. causando disastri e morti che si sarebbero potute evitare. Da qui l’appello ai politici o a tutti coloro che hanno in mano le sorti delle popolazioni e della terra: attenti alle vostre scelte, perché se si basano solo sull’aspetto politico – economico porterete il mondo all’autodistruzione!

Poi vi è la trilogia di Castel Marina distinta anche in tre libretti singoli, per poter arrivare a persone che altrimenti non avrebbero neanche preso in considerazione la raccolta completa, che si intitolerà “La vendetta del Sig. Nirak”, in quanto thriller.

In questo modo i due libri più romantici, “Il segreto di Castel Marina” e “Il bacio del mare”, con le loro storie d’amore possono scalfire i cuori induriti della società, riportando a galla il vero amore, quello eterno che dura per sempre, sconfiggendo anche la morte. Una piccola riflessione ne “Il segreto di Castel Marina” si deve anche fare per le regole ferree dell’alta borghesia, razzista e per alcuni versi ignobile, per i miei gusti, poiché siamo tutti uguali a prescindere dal ceto sociale e dalle razze a cui apparteniamo. In mezzo a questi due libri vi è poi “La leggenda di Castel Marina”, che darà a “La vendetta del Sig. Nirak” quel tocco thriller, ma che prende in considerazione quanto possa essere labile la mente umana quando va a stimolare le paure più profonde insite in noi. Questo è voler porre l’attenzione a come possa vivere una mente ossessionata dalla paura e dal bisogno, non solo di un aiuto esterno ma anche di trovare un coraggio interno di cui non si sapeva di avere.

Infine la serie di Castel Marina, si chiuderà con “La perla della speranza”, dove verranno prese in considerazione diverse tematiche sociali, attuali anche nei nostri giorni.

Il bello di questi libri è che una persona li può leggere sempre come storie, senza fare un lavoro di discernimento all’interno di sé stesso; questo dipenderà dal lettore e dalla sua volontà di utilizzare occhi diversi nella lettura dei miei libri.

Anche “Una santa mancata” è nato con questo obiettivo, ma su un piano prettamente spirituale: risvegliare coscienze attraverso le virtù umane, facendo parallelismi anche con i giorni nostri. A differenza degli altri, questo è un saggio, mentre gli altri sono veri e propri romanzi, più o meno fiabeschi, più o meno fantasy…

Forse è per questa peculiarità che la Collana Policromia ha voluto prendere in considerazione i miei scritti… in quanto “FUORI DAL CORO”.

Sei davvero un’autrice prolifica! Nel giro di qualche mese hai sfornato ben tre romanzi, seguiti gli scorsi mesi dal quarto e dal quinto. E tutti di genere diverso! È difficile, allora, domandarti cosa ti piaccia scrivere, ma lo faccio ugualmente. Cosa ti piace scrivere? C’è un genere ben definito?

No, come ben hai detto non ho un genere particolare, poiché la mia scrittura è dettata dal cuore e dall’urgenza di quel momento. La modalità di scrittura dipende solo da come penso possa arrivare prima nel cuore del lettore il messaggio che vorrei dare.

Ho sfornato diversi libri in modo ravvicinato solo perché  ho cominciato a scrivere da quando avevo 13 anni, e i manoscritti sono rimasti chiusi nel cassetto fino al 2018/2019, quando mi sono decisa a pubblicarli.

Sperò però di non fermarmi e poter far uscire al pubblico tutte le mie composizioni, anche quelle più strambe, e nel frattempo continuare a scrivere, nella speranza che possano piacere al pubblico lì fuori…

Parliamo della tua ultima fatica: “Il segreto di Castel Marina”. So che fa parte di una saga (anche se i libri possono essere letti separatamente) di cui è presente pure “Il bacio del mare”, uscito la scorsa primavera. “Il segreto di Castel Marina” unisce elementi fantastici e adolescenziali creando un giusto mix che può piacere a grandi e piccoli. Cosa ti ha spinto a scriverlo?

Il suo fautore, per così dire, è stato proprio “Il bacio del mare”. In realtà è nato in primis questo libro, ma una volta pubblicato l’ho reputato incompleto, come se mancasse qualcosa, e così sono nati i libri precedenti a quest’ultimo. Volevo far comprendere meglio al lettore il perché di alcuni particolari, che nel “Il bacio del mare” sembrano essere in secondo piano, quando in realtà accomunano la trilogia in un modo consequenziale e cronologico.

Alcuni li reputano delle fiabe, altri dei racconti, e questa interscambiabilità non fa altro che farmi piacere ancora di più questa strana trilogia, che si può leggere sia singola che in raccolta. È bello per me pensare che questi due libri possano anche essere letti a dei bambini, proprio per il loro carattere romantico, anche se la fine non si addice al “vissero tutti felici e contenti” tanto attesa dalle fiabe. Ma è qui che entra in gioco la trilogia della “La vendetta del Sig. Nirak”, adatta sicuramente a un pubblico adulto e a quei ragazzi che hanno sviluppato il piacere dell’horror (per via de “La leggenda di Castel Marina”, di cui fa parte). Ma sarà solo con l’ultimo libro, “La perla della speranza”, che si conoscerà realmente la fine di tutta la storia. Quindi quello che dai singoli libri sembra un finale palese, in realtà la vera conclusione si ha soltanto con questo libro: un vero colpo di scena!

Ritornando ai due libri della domanda, già pubblicati, c’è il mio gusto personale sia per il romantico che per il mistero. Quest’ultimo tratto lo uso spesso per creare nel lettore un po’ di suspense, in modo che le pagine possano scorrere velocemente e intrigarlo di più.

Per ultimo mi piace pensare che i miei libri possono essere adattati a più generi di lettori, per questo vario spesso anche lo stile di scrittura, per poter soddisfare un pubblico più vasto e vario, anche se a non tutti può piacere questa mia iniziativa.

Scrivere trilogie o saghe è sempre difficile, bisogna tirare le fila ed evitare di perdere informazioni per strada. Perché hai scelto questa via? Cosa dà in più una saga rispetto al singolo libro e autoconclusivo?

Come già anticipato i libri singoli possono essere letti da più generi di lettori diversi, mentre la trilogia in sé ha una cerchia più limitata per via della caratteristica thriller, non piacevole a tutti.

Questa saga è comunque particolare, in quanto ogni libro è funzionale a sé stesso, con un inizio e una fine. Inoltre ognuno ha una morale insita diversa da gli altri della serie, a differenza di quelle che si trovano in commercio in cui uno è dipendente dall’altro. Il perché di questa mia scelta dovrebbe essere ormai noto, ma la cosa più particolare è che, se letta, tutta la saga si avrà una fine del tutto inaspettata, molto diversa da quello che si penserà leggendo i libri singoli.

Questa tipologia di narrazione è molto più gestibile in un futuro, secondo me, se si dovessero fare dei film, poiché ogni uscita richiama la precedente attirando l’attenzione non solo su un lettore che leggerà i libri al completo, ma anche per un’eventuale visione a puntate.

In definitiva, per rispondere appieno alla tua domanda, penso che una serie possa invogliare il lettore a saperne di più, e quindi agisce sfruttando la curiosità dei destinatari.

La tua primissima uscita è stata “Boccioli di rose – diario di un’anoressica”. Un diario-saggio in cui esplori i meandri dell’anoressia. Una bella sfida in cui ti sei messa in gioco in prima persona. Ci racconti di questa scelta coraggiosa?

Certo. Il fine è sempre il solito: aiutare a distanza anche senza la mia presenza fisica. Mettendomi a nudo ho cercato di far entrare il lettore nel personaggio per empatia.  Grazie a questa caratteristica ho maturato la speranza che possa essere di aiuto non solo per la persona che sta vivendo l’anoressia, per potersi comprendere meglio, per capire cosa stia succedendo al suo corpo e alla sua mente, come si vedesse in “oggettiva”, ma anche ai familiari e amici che la circondano, in modo da far comprendere il tunnel in cui vive la persona malata. È ovvio che ognuno in base al proprio carattere vive le esperienze in modo diverso, dunque la via della guarigione che io ho seguito potrebbe non essere la strada per qualcun altro, ma perché non provarci? Piuttosto che rimanere in una sorta di limbo, dove non si sa da dove iniziare e dove ci si distrugge con le proprie mani, perché non offrire un’alternativa? Poi sta alla persona accettare un aiuto o meno, ma attraverso questo scritto spero di averle dato un la per prendere la strada verso la guarigione. Una strada lunga e difficile; ma da qualcosa bisognerà pur in iniziare, no?

Come reputi  il panorama letterario italiano?

C’è molta confusione in giro, non solo perché le persone sono state saggiamente confuse dai media e dalla società, ma anche perché ci sono veramente troppi libri con sempre meno lettori, soprattutto sul cartaceo, che a mio parere è il mezzo più bello per poter assaporare un libro. Ora vanno di moda i libri di cucina, di gossip, di moda, a sfondo erotico e riviste. Sono “emarginati” quei libri che parlando di cose un po’ più importanti; diciamo che fanno parte di una nicchia e quindi di difficile vendita, soprattutto per persone che non hanno ancora un nome importante e conosciuto.

C’è anche da dire che ultimamente sono anche un po’ isolata dal mondo e che posso pure sbagliarmi, però è così che i miei occhi vedono il panorama letterario in questo momento: superficiale!

Un autore emergente cosa dovrebbe fare per emergere?

Questa è una domanda di cui nessuno ha risposta. Magari l’avessi anche io, a quest’ora non sarei qui.

I mezzi di comunicazione che sto usando per dar visibilità ai miei libri sono Facebook, Instagram, Youtube dove faccio dei trailer per ogni mio libro pubblicato, interviste e recensioni.

Ma vedo che pur utilizzando tutti questi mezzi sono ancora “piccola” e non vedo ancora la possibilità di poter veramente emergere. Forse sto sbagliando qualcosa, forse non ho i giusti agganci, però non mi perdo d’animo e vado avanti: prima o poi qualcosa succederà.

Quando scrivi? C’è qualche particolare vezzo legato alla tua scrittura? Aneddoti?

La mia scrittura nasce dalle emozioni, dal cuore. In quel momento scrivo di getto, come se le parole sgorgassero da qualcosa dentro di me e non da un processo razionale. Poi in un  secondo tempo, nella lettura, sistemo quelle parti che altrimenti sarebbero incomprensibili per il lettore.

Mi piace usare descrizioni e dettagli per ricreare l’ambiente visto dagli occhi del protagonista, un po’ come se bisognasse essere all’interno del libro per poterlo comprendere appieno. Detto così sembra che sia difficile leggere i miei libri, ma è solo apparenza perché tendo a usare una scrittura abbastanza semplice, a volte quasi fanciullesca, e questo spero che renda la comprensione più immediata.

Adoro però scrivere con metafore e similitudini, cosa che nei romanzi stride un po’ e più volte me l’hanno sottolineato in maniera negativa. Ma solo in questo modo posso rendere compartecipe il lettore con me, con quello che proviamo io e i protagonisti della storia.

E per finire… cosa bolle in pentola? Progetti che ci vuoi svelare?

Vorrei dirvi i tanti progetti che ho in mente, forse troppi e mai realizzabili, ma voglio comunque provarci, anche se le risorse che ho a disposizione sono molto limitate. Vorrei che la saga di Castel Marina possa uscire dall’Italia e trovare pubblico anche all’estero. Per questo stavo pensando a una traduzione in inglese.

“Boccioli di Rose” e “Una santa mancata” vorrei che trovassero la giusta collocazione nel mondo e arrivino alle persone che hanno bisogno di una chiave di svolta nelle loro vite.

Ho ancora qualcosa da pubblicare, ma non ho ancora trovato una casa editrice disposta a mettervi mano. Sono due libri per me importantissimi. Una è una raccolta di poesie, più di un centinaio e scritte tra i tredici e i venticinque anni, l’altro è un romanzo a cui ho dedicato dieci anni della mia vita per cercare fonti e assemblarlo. Questo rappresenta me stessa e il mio lavoro di una vita: la sintesi della vita e della morte in tutte le sue sfaccettature contemplando diverse discipline sia scientifiche che non. Sarà un appello per gli studiosi, perché da questo libro possano prendere spunto per nuove teorie. Ma non fatevi ingannare perché questo libro può essere letto in tre chiavi di lettura differenti, e come gli altri è semplicemente un romanzo: un viaggio nel passato e nel futuro alla scoperta della vita e della morte. Su questo libro vorrei particolarmente che venisse creato un film, semplicemente per la portata di materiale che vi è all’interno in bilico, tra l’irreale e il reale. Il suddetto libro è stato già creato con splendide immagini, proprio come se si stesse vedendo un film. Questa è quella che io chiamo la mia opera d’arte.

E intanto, nella mia vita quotidiana continuo a scrivere, fintanto che mi vengano idee. Il libro che attualmente è in fase di evoluzione è una narrazione su come i campi di concentramento annullassero la dignità umana. Ovviamente sarà un fantasy, ma su ispirazione della guerra nazista.

Spero con tutto il cuore che questi libri possano piacere e interessare, appunto perché spazio da generi e contesti completamente diversi l’uno dall’altro. Una penna “FUORI DAL CORO”  che vorrebbe farne parte per dare una piuma di speranza all’umanità intera.