Noi e il fantasy: intervista a Silvia Castellano
Il Progetto Fantasy è una rubrica in fase di costruzione che verte su uno dei generi a mio avviso più complicati e dalle mille sfaccettature: il fantasy.
Nel corso di questa rubrica verranno approfonditi diversi aspetti legati al fantasy, ma soprattutto verrà lasciato spazio a chi il fantasy lo scrive: gli autori.
Oggi è con noi Silvia Castellano, autrice i molti romanzi self, tra cui Amethyst, primo di una trilogia.
Ciao e grazie per aver deciso di partecipare al Progetto Fantasy. Innanzitutto parlaci un po’ di te. Chi sei? Che cosa fai nella vita?
Ciao e grazie a te per l’opportunità 🙂 Ho 25 anni, sono nata e cresciuta a Bolzano e al momento studio Letteratura Comparata all’Università di Innsbruck, in Austria. Nel tempo libero mi dedico alla scrittura, alla lettura e al canto.
Che influsso ha avuto il fantasy sulla tua attività di scrittrice?
Il mio amore per il fantasy è nato quando avevo otto o nove anni, ovvero quando ho letto per la prima volta “Harry Potter e la pietra filosofale”. Da allora il mio genere è sempre stato il fantasy, in tutte le sue sfumature. Creare e scrivere storie fantasy è stata una diretta conseguenza. I miei primi tentativi come “scrittrice” lo dimostrano, infatti a dieci anni ho scritto un racconto fantastico insieme a mio fratello e a dodici ho cominciato una fanfiction di Harry Potter. Nonostante io abbia scritto anche romanzi di altri generi, continuo a reputarmi una scrittrice fantasy. La mia mente partorisce più facilmente storie di argomento fantastico. Anche nei racconti brevi non posso fare a meno di inserire qualche elemento magico o paranormale!
C’è qualche romanzo fantasy famoso al quale ti sei ispirata per i tuoi scritti?
Per quanto riguarda la mia trilogia paranormal romance (di cui per ora ho pubblicato solo il primo volume) non nascondo mai che mi sono ispirata a “Twilight”, ma per i miei altri romanzi in cantiere ammetto di non aver tratto ispirazione da qualcosa di già esistente… perlomeno non in modo cosciente! 😉
Amethyst è un lungo urban fantasy che è uscito qualche anno fa. Ci racconti qualcosa di più? Com’è nato?
“Amethyst” è il risultato di un lavoro di sei anni. Ho iniziato a scriverlo a sedici anni, dopo aver letto “Twilight” e “New Moon” di Stephine Meyer. Ero così entusiasta che ho deciso di voler scrivere anch’io qualcosa sui vampiri. Ho scritto quasi di getto i primi quindici capitoli e li ho fatti leggere agli utenti di un forum. Non pensavo che sarebbe venuto davvero fuori un romanzo, invece, col tempo, la storia ha cominciato a formarsi nella mia testa. Ho continuato a scrivere, ho fatto numerose modifiche alla parte iniziale, ho cambiato idea un migliaio di volte… e alla fine ho deciso di pubblicarlo.
Qual è stata la difficoltà più grande durante la stesura?
Il problema principale è stato il fatto che ho cominciato a scrivere senza avere un’idea precisa in mente. Mi sono lasciata trasportare dall’entusiasmo, ma, quando ho deciso di fare sul serio, mi sono resa conto che non sapevo dove volevo arrivare, così ho dovuto riflettere molto, cercare di capire le motivazioni dietro le azioni dei personaggi. Ho dovuto sviluppare una trama da ciò che esisteva già e poi modificare ciò che doveva essere cambiato nella parte già scritta. È stato davvero molto complicato! Inoltre, trattandosi di una storia piuttosto complessa e piena di misteri, ho dovuto capire dove rivelare cosa per riuscire a creare e mantenere la suspense, il che non è sempre facile. Ma il lavoro più difficile è stato dal punto di vista linguistico e stilistico. Avendo scritto il romanzo nell’arco di quattro anni e mezzo, si notava la differenza tra le parti scritte a sedici anni e quelle scritte a venti. Quindi ho passato l’anno prima della pubblicazione a fare le modifiche stilistiche, a tagliare le scene troppo prolisse, ecc.
Come lo hai strutturato? Da cosa sei partita? Personaggi? Ambiente? Background?
Come ho già detto, sono partita in quarta senza farmi un programma e senza sapere il finale. Ricordo di essere partita con la creazione dei personaggi per poi definire l’ambientazione. Il resto è stato deciso durante la stesura.
Recentemente è uscito Haunted, spin-off di Amethyst. Come mai questa scelta?
“Amethyst” è uscito in settembre del 2014. Ora sto scrivendo il secondo volume, “Burning”, ma, a causa dei vari impegni, il tempo di scrivere è poco, quindi lo scorso ottobre ho deciso di scrivere questo racconto ambientato ad Halloween per ringraziare i lettori che continuano a seguirmi nonostante la mia lentezza. Inoltre ho approfittato per inserire alcuni elementi che non sono stati menzionati in “Amethyst”, ma che verranno spiegati o rivelati nel secondo volume.
Amethyst fa parte di una trilogia. Ci puoi svelare qualcosa sul secondo capitolo? Hai già deciso quando uscirà?
Non mi sento di fare previsioni sull’uscita, ma spero di riuscire a pubblicarlo entro quest’anno. Non posso anticipare molto, naturalmente, ma si assisterà a una maturazione della protagonista, la quale, a causa di una serie di avvenimenti, sarà costretta a mettere in discussione molte cose. Ritroveremo i personaggi già conosciuti e ne verranno inseriti di nuovi. Ci saranno, come anche in “Amethyst”, momenti emotivamente difficili alternati a momenti più leggeri, e ovviamente non mancheranno i colpi di scena e importanti rivelazioni. 🙂
Insieme ad altre autrici, hai curato l’antologia a scopo benefico Only Hope. Ci racconti come è nata questa scelta?
Alcuni mesi fa, una mia amica americana mi ha parlato della situazione di un’altra sua amica, la quale è diabetica e soffre di una malattia rara, e mi ha fatto leggere la sua storia. Mi ha molto colpita e ho fatto immediatamente una donazione. I giorni successivi ho continuato a ripensare alle sue parole e infine ho deciso che dovevo fare qualcosa per darle una mano. Ma come? Era ovvio che da sola non potevo fare molto. L’unica soluzione era trovare qualcuno di buon cuore che credesse in questo progetto quanto me e una maniera per raccogliere fondi. Non si dice forse che “l’unione fa la forza”? Ed ecco l’idea: coinvolgere altri autori per creare un’antologia, e così ho fatto. Ho trovato altre sei persone che hanno creduto nel progetto e così è nata l’antologia.
Progetti per il futuro che vuoi anticiparci?
Troppi! Ne ho abbastanza da tenermi impegnata per i prossimi vent’anni! Sicuramente ora terminerò “Burning”, poi, prima di dedicarmi all’ultimo volume della trilogia, vorrei finire uno dei romanzi che ho già iniziato anni fa. Tra questi c’è un paranormal romance dal titolo “Guardian” e un romanzo time-traveling. Poi ho altri tre progetti fantasy a cui non vedo l’ora di lavorare: un urban fantasy dal titolo “Afterdeath”, ambientato nel mondo dei morti, una versione moderna (e al contrario) della “Bella e la Bestia” e un altro urban fantasy, stavolta ispirato a un episodio molto famoso della Bibbia. Vediamo quando riuscirò a scriverli e pubblicarli!