Per voi oggi ho riservato un estratto del romanzo di Wilma Coero Borga: Anime perfette (PubMe, Collana Policromia). Una delicata storia d’amore e spirituale che ci parla di destino, di speranza e di anime destinate a incontrarsi, sempre.

Quando credi di essere arrivato al capolinea e che nulla possa mutare ciò che appare inevitabile, il destino si trasforma in fato e tende la mano.

Il destino non si può modificare e il fato è imprevedibile. Invece, è consentito scegliere di agire per il bene o per il male, avvalendosi del libero arbitrio, che nel primo caso farà guadagnare tempo e nel secondo lo farà perdere, avvicinandoci o scostandoci dalla meta che ci attende.

Questo romanzo è la danza di tre anime che si incontrano e si allontanano, attratte dalla stessa melodia, l’amore, e dove il tempo, le coincidenze e le energie giocano un ruolo fondamentale.

Christian ha vissuto fino a cinquant’anni senza conoscere il vero amore. Un matrimonio sbagliato, a cui segue un egoismo misogino, lo conduce a una vita priva di vero sentimento.

Una donna, inaspettata, entra nella sua anima e non ne uscirà più.

Scopre di avere acquisito un dono: i sogni creano un contatto palpabile tra loro e gli mostrano ciò che accadrà molti anni dopo, svelando un fato che lo sorprenderà cambiando le carte in tavola e ribaltando le sue certezze.

Prestando attenzione alle coincidenze e ai messaggi dei consiglieri invisibili, si delineerà il cammino verso la sua vera meta.

Sofia, madre e moglie felice, è condotta dai piani del destino al cospetto di un fato che, anche quando sembra negativo, riserva un risvolto benevolo.

Giorgio, marito esemplare, confermerà la presenza dell’amore universale.

L’eredità del loro insegnamento di vita sarà utile per capire la magia dell’esistenza e verrà colta per costruire il futuro nell’amore che, anche quando indugia, vale sempre la pena aspettare.

Squillò il cellulare. Dall’altra parte rispose una signora che cercava un certo Christian. Le feci gentilmente notare che aveva sbagliato numero. Si scusò e mi salutò. Mi aveva distolta da un momento contemplativo. Sollevai le spalle e guardai negli occhi mio marito. Lui sorrideva, era sempre stato un tipo allegro. Ci trovavamo spesso qui, negli ultimi tre anni. In questo luogo tranquillo potevamo dialogare, riflettere, guardarci e comunicare senza emettere suoni. Quando gli rivolgevo alcune domande, le risposte erano da interpretare, ma non serviva parlare, ci eravamo sempre capiti con lo sguardo.

Stavamo aspettando i nostri figli. Camilla si era laureata e da anni viveva in Svizzera, dove lavorava come architetto. Là aveva conosciuto un ragazzo italiano, Samuele, che era suo marito da qualche anno. Dalla loro unione era nata una splendida bambina, Ottavia, un incanto che ci ha resi orgogliosi.

Eugenio era un genio di nome e di fatto. Dopo la laurea in Ingegneria meccanica aveva seguito un master in Spagna dove era rimasto a vivere. Lavorava a importanti progetti che ci hanno resi fieri di lui. Aveva conosciuto Maribel, ingegnere anche lei, e da qualche anno convivevano. La loro vita era allietata da tre anni e mezzo da un meraviglioso raggio di sole, Beatriz, per tutti Bea. Il mondo è femmina!

Giorgio e io ci incontravamo qui da quando mi aveva fatto credere che dormisse ancora, quella mattina in cui, mentre era a letto girato di spalle, lo avevo svegliato con un bacio, come facevo sempre per stuzzicarlo e invitarlo ad alzarsi insieme a me. La sua pelle ancora tiepida e il corpo immobile, come bloccato in un momento preciso, mi avevano fatto trasalire. Avrei voluto sparire, non esistere più ma, dopo quasi due anni di sofferenza pura, avevo capito che il mio tempo era ancora in marcia e dovevo andare incontro al mio destino.

Quanto amava Ottavia e Beatriz; gli occhi gli brillavano quando le vedeva o ne parlava. Erano ancora molto piccole e per questo viaggiavamo molto. Avrebbe voluto essere sempre con loro, un weekend a Barcellona e l’altro a Losanna.

Grazie alle mie bambine ero sopravvissuta. Mi ero anche ricordata che l’universo mi avrebbe potuto aiutare. Avevo ripreso a praticare l’auto trattamento Reiki e lentamente mi ero rasserenata, entrando di nuovo in contatto con la mia anima e con il resto del creato. Che stupida a non averci pensato prima, ma i miei pensieri erano stati a lungo offuscati dal dispiacere che era diventato un paraocchi e un alibi per crogiolarmi nella tristezza e nel dolore.

Giorgio era sempre con me, lo sentivo vicino, percepivo la sua presenza che mi proteggeva da me stessa e dagli altri. Era il mio consigliere, il mio amico, il mio compagno, il mio tutto. Gli altri mi passavano accanto ma non mi sfioravano, ero intoccabile, inavvicinabile, avviluppata nel bozzolo confortevole che avevo creato per continuare a vivere con lui. In più occasioni, negli ultimi mesi i miei figli mi avevano fatto capire in vari modi che avrei dovuto aprire il cuore anche al resto del mondo. Non ero vecchia e avevo diritto di vivere al meglio la mia esistenza. Sapevo a che cosa si riferissero, ma non mi importava. Frequentavo le amiche di tanto in tanto, vedevo i parenti ancora più di rado e facevo qualche viaggetto, oltre a quelli per raggiungere le mie nipotine. Inoltre, avevo la mia passione con cui mi dilettavo dimenticandomi del mondo: i miei progetti e le mie opere di design che ero riuscita a commercializzare grazie alle conoscenze di Giorgio. Una ditta di illuminazione, a cui avevo proposto le mie realizzazioni, aveva deciso di avviarne la produzione e la vendita all’ingrosso. Così, in pochi anni i nostri amici e conoscenti e alcuni parenti avevano almeno una lampada o un’applique Sofia all’interno della loro casa.

I miei figli e io avevamo deciso di trascorrere le vacanze estive insieme e, in memoria dei vecchi tempi, prenotammo una villetta in riva al mare sul litorale toscano. Forse, il loro intento era quello di farmi dire arrivederci alla mia metà, dandomi l’opportunità di salutare il passato e uscire dal guscio in cui vivevo. Ci eravamo dati appuntamento nel luogo in cui, ormai da tre anni, giaceva il loro padre, per salutarlo e parlare del nostro progetto davanti a lui. La Toscana ci era piaciuta sin da giovani e ci andavamo quasi ogni estate, quando i nostri figli erano ancora bambini.

Avrebbero passato la notte da me e l’indomani saremmo partiti con le loro auto verso San Vincenzo, tipica località turistica, ideale per le famiglie con bimbi.

Salutammo Giorgio e ci dirigemmo a casa mia, dove li lasciai affinché Bea e Ottavia facessero merenda, mentre io risalii in auto e proseguii per gli ultimi acquisti prima della partenza.

Mi trovavo imbottigliata nel traffico, quando squillò il cellulare. Era di nuovo la signora che cercava quel tale Christian. Risposi, sempre con cortesia, che aveva sbagliato numero, probabilmente invertendo qualche cifra. Dispiaciuta, si scusò ancora una volta e riagganciò. Mentre ero ferma e un po’ innervosita dal tempo che ci stavo mettendo per percorrere pochi chilometri a causa dell’ingorgo che si era creato all’ora di punta di quel pomeriggio inoltrato, l’occhio mi cadde su un manifesto pubblicitario sul lato destro della strada. Una pasta dentifricia prometteva risultati miracolosi, veniva pubblicizzata come antitartaro e sbiancante. A dimostrazione di ciò, accanto al prodotto c’era l’immagine di un sorriso smagliante e perfetto a trentadue denti. In quel momento il cassetto della memoria si aprì e mi ricordai di Christian, il dentista. Ebbi un’illuminazione. Telefonai alla signora recuperando il suo numero, memorizzato nel registro chiamate del cellulare, sperando che il traffico non si muovesse proprio in quel momento.

«Pronto, signora. Sono la persona a cui oggi ha telefonato due volte sbagliando numero» dissi velocemente.

«Sì, mi dica» rispose lei sorpresa.

«Il Christian che sta cercando è per caso un dentista?» chiesi senza girarci intorno.

«Sì» rispose ancora più stupita «si tratta di mio nipote; devo aver trascritto male il numero che mi ha dettato al telefono mia sorella. Ho bisogno di rintracciarlo perché mio marito ha un problema ai denti» aggiunse preoccupata.

«Allora aspetti. Forse posso aiutarla. Controllo la rubrica del mio cellulare. Spero di aver salvato il suo numero nella memoria della sim e di averlo ancora, così glielo posso dettare. Sono passati tanti anni e ho sostituito varie volte il telefono, ma la sim card è la stessa. Spero che lui non abbia cambiato numero, nel frattempo. Resti in linea, per favore!» Feci scorrere i nomi in rubrica sotto la C di Christian e la D di dentista e, con mia grande sorpresa, lo trovai. Ero felice per lei. «Signora, l’ho trovato! Scriva bene, glielo detto.» La signora, contenta, prese nota e me lo rilesse. In effetti alcune cifre non erano al posto giusto e invertendone un paio era arrivata al mio numero. Che strano, pensai. «Grazie, grazie davvero tanto, è stata gentilissima.»

Feci appena in tempo a rispondere «Prego, buona serata» che dovetti chiudere la telefonata perché la coda aveva cominciato a muoversi. Ero troppo contenta di averla aiutata, ma la fretta non mi fece soffermare sull’accaduto.

A casa mi aspettavano i miei due gioiellini e la famiglia riunita. Preparammo la cena insieme. Andammo a dormire presto, perché il giorno dopo ci attendevano circa quattro ore di macchina. Le valigie erano pronte, il latte e il cibo per le bambine pure, quindi non restava che rilassarsi e sprofondare nelle braccia di Morfeo.

L’autrice

Torinese di nascita, amante dei libri da sempre, all’età di venticinque anni, dopo essersi laureata in Scienze e Arti della Stampa, si trasferisce in Lombardia, in un paese in provincia di Pavia, dove crea la sua famiglia e in cui inizia l’attività professionale di grafica editoriale lavorando presso case editrici e tipografie, nelle quali si occupa di impaginazione libraria e di altri prodotti grafici.

Scrive da che ne ha memoria, ma solo da qualche anno ne ha acquisito consapevolezza. Cura i libri che scrive come se fossero dei figli, partoriti dai pensieri, dalle esperienze e dall’insegnamento della vita.

Nel 2002 esce il primo testo: Pavia. Sensazioni di un viaggio per la casa editrice La Goliardica Pavese e nel 2009 vede la luce la seconda fatica letteraria: La provincia di Pavia. Il volto inedito per le Edizioni Antares, entrambi presentati presso il Circolo Culturale La Barcela e altri contesti cittadini e provinciali, coadiuvata da persone che si sono distinte per aver divulgato la pavesità anche oltre confine.

Nella primavera del 2019 pubblica un volume sulla sua città di origine: Conoscere la mia città. TORINO. Alla scoperta della prima capitale del Regno Italico per Youcanprint, che presenta al Salone del libro di Torino a maggio 2019 e presso il Circolo dei Lettori di Torino a ottobre 2019.

A fine settembre 2019 esce l’opera narrativa: Profumo di nonna, nella collana Policromia delle edizioni PubMe, che presenta per la prima volta a Libri in Nizza nel mese di novembre 2019; nella stessa collana a ottobre 2021 viene pubblicato il racconto-saggio sull’Alzheimer: Perché mi chiami mamma?, presentato a novembre 2021 in diretta YouTube su Scambievolmente, nella cornice di Libri in Nizza, a Nizza Monferrato, presso la libreria Il Salotto di Bea.

A febbraio 2022 viene pubblicato il suo primo romanzo: Anime perfette, per Policromia – Edizioni PubMe e nello stesso mese un secondo romanzo: La più autentica soddisfazione, premiato con la pubblicazione dal Concorso Letterario Acqui inedito – romanzo familiare 2021, a cura di De Ferrari Editore.