Imbarcarmi in nuove avventure è sempre stato il mio sogno e una sfida da affrontare.

Per questo ho deciso di collaborare con la piattaforma di autopubblicazione PubMe e aprire la collana editoriale Policromia.

E oggi, dopo un duro lavoro, esce il primo romanzo, firmato dall’esordiente Alfonso Pistilli: “L’ultimo sorriso”.

Il romanzo

Tutti noi cerchiamo un sorriso in ogni angolo della vita, e talvolta lo troviamo laddove è impossibile. Alessandro Cocco, giovane venditore di vacanze a porta a porta, l’ha trovato in Halina, escort lituana trasferitasi a Bari, con la quale ha una profonda amicizia. Quando, al telegiornale, Alessandro apprende della sua morte, non vuole crederci, soprattutto dopo essere venuto a sapere che per la Scientifica si è trattato di suicidio.

Conosceva davvero così poco la sua amica? O c’è dell’altro?

Alessandro sa che un’intuizione può fare la differenza, per questo dà retta al suo sesto senso e inizia a indagare sulla vita di Halina, scoprendo, pezzo dopo pezzo, i tasselli di un intricato puzzle di cui l’amica è solo un dettaglio. Che cosa nasconde Mamadi Billè, calciatore del Bari e fidanzato di Halina? E Pietro Manetti, proprietario della squadra, che sembra aver avuto anch’egli una relazione con la escort? E chi è Suela, un’amica di Halina che vuole a tutti i costi aiutare Alessandro, aggiungendo ogni giorno una pagina al mistero? Tra partite di calcio, bevute con gli amici, uscite con la fidanzata e un antipatico ritornello che canta nella sua testa, Alessandro dissotterrerà a poco a poco una fitta rete di inganni e sotterfugi, ma imparerà altresì ad avere più fiducia in se stesso e a giocare un ruolo attivo al tavolo della sua vita.

Chi regalerà l’ultimo sorriso alla sua amica Halina?

Scopri di più su questo libro:

Che cosa ci svela l’autore

Mi chiamo Alfonso Pistilli e scrivo di notte in una cameretta di un piccolo paese del profondo Sud Italia, Canosa di Puglia.

L’”Ultimo Sorriso” è il mio primo lavoro edito e nasce quasi per caso, come per caso è nata la passione per la lettura prima, per la scrittura poi.

Nonostante i miei quaranta (vi sento dire che non li dimostro affatto, grazie), sono da sempre una persona che non si avrebbe difficoltà a definire “iperattiva”. Io l’ho sempre considerato un lato positivo di me perché mi sono sempre detto che l’unico modo per combattere il tempo è viverlo.

Allora mi dedico allo sport, calcio e tennis soprattutto ma non disdegno qualche vasca di nuoto. Amo viaggiare per immergermi nelle culture di paesi diversi dalla nostra amata penisola. Ma la mia iperattività non si esprime solo nelle passioni; sono eternamente incapace di rilassarmi, dunque ho sempre bisogno di “fare” qualcosa. Ricordo che da piccolo dicevo sempre a mia madre: «Mamma, io mi annoio.» Dopo due minuti di inattività.

La passione della lettura nasce come un’esigenza; avevo bisogno di sconfiggere l’insonnia. Perché fissare un soffitto quando posso fissare delle lettere?

Nata per necessità si è presto trasformata in un piacere, libri su libri, divorati come per recuperare gli anni persi senza lettura fino a un giorno in particolare, quello in cui mio cugino Leo ha pronunciato una frase che tuttora è rimasta salda nella mia memoria: «Se ti piace così tanto leggere, perché non provi a scrivere?»

Io? A scrivere?

Ci risi su, poi però quelle parole non uscivano dal cervello, allora una sera lasciai il libro sul comodino e impugnai il mio iPhone. Non c’era bisogno di pensare a cosa avrei voluto scrivere, la storia era già dentro di me. Avrei dovuto solo dar vita ai personaggi e fargliela vivere.

Mentre scrivevo mi accorsi che molti particolari rimanevano ben fissi nella mia memoria nonostante normalmente non ci avessi dato alcuna importanza.

Scrivere è entrare in empatia con il lettore, è scendere nel profondo di me stesso dove le sensazioni sono primordiali, quasi istintuali ed accomunano ogni essere umano. È in quelle sensazioni che ci si ritrova come parte del tutto.

Da quel giorno con l’iPhone ne è passato di tempo e la vita mi ha dato una chance mettendo davanti al mio percorso una persona che non smetterò mai di ringraziare perché è stata la prima ad aver creduto in me, il “Maestro” Ruggero. A lui devo una grande crescita nella scrittura ma soprattutto nella curiosità di apprendere una materia ancora del tutto sconosciuta.

In seguito il mio percorso si è arricchito della creatività e infinita passione di uno scrittore, un amico, Tommy.

Nel frattempo “L’ultimo sorriso” subiva le modifiche che io stesso subivo, fino ad aver scritto la parola “FINE” in un misto di felicità e tristezza. Non sapevo se esserne felice, soddisfatto o triste per aver lasciato andar via Alessandro, Alessandra, Mamadi, Pietro, Halina.

Oggi il loro posto è stato preso da Paolo e Janet che stanno dando vita al mio secondo lavoro, che sarà un thriller finanziario, un intreccio tra finanza e politica ambientato nell’America della grande crisi del 2007.

“L’ultimo sorriso” nasce da un forte sentimento di rabbia. Ho sentito il bisogno di esternare uno stato dell’animo di gente come che si è sentita defraudata dagli avvenimenti.

L’ho fatto accostando la mia passione per i gialli, mi piacciono gli intrecci, ma soprattutto l’idea di riuscire “farvela”. Scrivere un giallo per me è una sfida con il lettore, un gioco, e io quando gioco voglio vincere. Poi per carità perderò, ma vendo cara la pelle.

Avrò vinto se almeno due volte leggendolo penserete “Mi ha fregato, non era come pensavo!”, oppure “Ecco perché!”

Con questa storia vi ho condotto in una città stupenda come Bari, che vive delle sue abitudini dei frutti di mare sui marciapiedi, che fa la Signora nei salotti del centro, che strizza l’occhio ai vacanzieri, che ahimè convive con un tessuto criminale che lavora nel sottobosco della legalità, che palpita per una squadra di calcio.

Nessun barese odia la sua città:è questo il segreto di una bella città, l’amore che i propri cittadini le rivolgono.

Ho cercato di condurvi un po’ per questa rabbia, forse facendovi conoscere aspetti non noti a tutti di certi ambienti e ho cercato di farlo mettendoci un po’ di me.

In questi giorni, per un crudele gioco del destino, quella squadra di calcio, così amata e così odiata, arriva all’epilogo triste delle carte in tribunale. È o non è cominciato tutto da quella scintilla di rabbia? Io penso di sì.

La collana Policromia

A chi mi chiede che generi pubblica Policromia, rispondo: “Tutti”.

Perché dire che non pubblica libri di nessun genere è brutto, ma soprattutto è un errore madornale.

La narrativa mainstream, o non di genere, sfugge a qualsivoglia tentativo di etichettatura. Io però non voglio né etichettarmi, né essere troppo dispersiva.

Certo, Emanuela, ti nascondi dietro foglie di fico per non svelare che pubblichi tutto quello che ti capita.

Ecco, so che stai pensando questo.

Purtroppo, e per fortuna mia, non è affatto così!

Policromia è l’impiego di più colori nell’architettura e nella pittura, e in questa sua accezione letteraria ho deciso di interpretare il termine con l’unione di più generi in un unico romanzo.

I libri della collana non sono gialli, rosa, rossi, neri… sono tutti questi colori messi insieme. E non a caso, ovviamente.

Ogni libro da me scelto deve innanzitutto saper unire due o più di questi generi, e saper farlo bene.

Nel caso del libro di Alfonso Pistilli, i colori predominanti sono il giallo, il rosa e il verde: thriller, romance e introspezione.

Non guardo solo ai generi, certo.

Quello che cerca Policromia sono voci fuori dal coro, le voci di chi non ha paura di dissotterrare tabù o parlare di argomenti sensibili. Mi piacciono autori che non si nascondono dietro luoghi comuni o altre banalità.

Voci fuori dal coro, quindi.

Perché la letteratura, come il mondo, è bella perché varia. E soprattutto deve colpire il cuore dei lettori.

Se hai un romanzo nel cassetto e vuoi proporlo a questa collana editoriale, vai qui o qui.