Quando l’editing serve davvero (e quando è inutile)
Ne parlano tutti come se fosse un mostro che distrugge un libro, oppure come un angelo che lo salva da morte certa.
Tuttavia il famigerato EDITING a volte… non serve a niente.
Sorpreso e scettico? Tranquillo: in questo articolo ti chiarirò le idee, e scoprirai perché in certi casi affidarsi a un editor è pressoché inutile.

Editing, questo “sconosciuto”…
Ebbene sì, ancora oggi molti autori non hanno idea di cosa sia l’editing.
Qualcosa tipo il dating? O una glassa come il frosting?
Non voglio sprecare troppo tempo a spiegarti che cos’è l’editing perché l’ho fatto in altri articoli, oggi ti basti sapere che l’editing è quella penna magica che puff! migliora il tuo libro e lo rende quantomeno leggibile, e l’editor è la mano che muove quella penna.
Magari l’editor è un freelance che lavora in autonomia, come nel mio caso, oppure è una figura che fa parte del team di una casa editrice — e che nella migliore ipotesi fa solo quello; nella peggiore è il factotum stagista che si occupa anche di altro.
Non sto nemmeno a spiegarti come si fa l’editing e quanti tipi esistono, perché ogni editor ha il suo modus operandi.
Oggi ti parlerò di qualcosa che sicuramente tanti colleghi, se lo leggessero, mi bandirebbero a vita dalla Terra delle Correzioni. Ossia: quando l’editing diventa inutile e dannoso.
Premessa: l’editing serve
Una premessa quantomeno doverosa è obbligatoria è che l’editing serve.
Ma come, Emanuela: poco fa mi hai detto che a volte l’editing non serve!
Appunto: a volte.
Perché sì, a volte l’editing non solo non serve a nulla, ma potrebbe anche rovinare il tuo libro.
Tranquillo, non metterti le mani nei capelli: ti spiego subito.
E, poiché ormai dalle medie ho la brutta abitudine di dividere i miei ragionamenti in blocchi, lo farò proprio così: elencandoti i due casi in cui l’editing è qualcosa oserei dire di deleterio.

Perché correggere un libro ben scritto?
Spesso gli autori mi contattano per una prova gratuita sul loro romanzo o racconto, e quando il libro che mi trovo fra le mani è ben scritto, sono sempre felice, perché c’è ancora qualcuno che si impegna in quello che fa.
Tuttavia talvolta mi domando: ma se un libro è già ben scritto, che senso ha correggerlo?
Voglio dire, se non ci sono troppi orrori grammaticali, se la scrittura e fluida e l’intreccio sta in piedi, a parte una pulizia da eventuali refusi o un miglioramento di periodi o frasi poco chiare, non saprei davvero dove mettere le mani.
E non lo dico perché questo lavoro non lo so fare.
Proprio perché è il contrario che a un certo punto metto le mani avanti e rispondo: “Ascolta, il libro è scritto bene, e sono contenta per te. Ma non mi chiedere di correggere ciò che è già corretto perché andrei oltre il lavoro dell’editor“.
Sì, perché se volessi a tutti i costi riscrivere qualcosa che va bene così, non solo perderei del tempo, ma stravolgerei il lavoro dell’autore. E non è il mio scopo.
Riassumendo, quindi: se un libro è già ben scritto, l’editing sarebbe inutile. Non si può migliorare qualcosa che va già bene così.
Purtroppo la maggior parte delle volte i libri che ricevo hanno bisogno di una robusta revisione…
… o peggio.

Quando anche l’editing si arrende
Povero editor… a volte gli capita di incappare in certe… cose (non saprei nemmeno come definirle) che gli fanno rimpiangere il giorno in cui ha deciso di fare ‘sto mestiere.
È proprio in questo caso che deve suo malgrado gettare le armi e dire: “Mi arrendo. Non c’è nulla che possa fare”.
Ebbene sì, perché quando un libro è scritto male, ma male tanto, non ha né capo e né coda… insomma, traballa, fa acqua da tutte le parti, è un’accozzaglia di roba e pure un minestrone mal cotto… non si può fare nulla.
Mi dispiace, perché dietro un libro c’è sempre qualcuno che lo ha scritto, ma certe volte è meglio dedicarsi ad altro.
Per quanto un lavoro di editing possa migliorare il migliorabile, se il libro, la storia o altro non stanno in piedi, l’unica soluzione è una riscrittura da capo, oppure stracciare il tutto e andare a cogliere narcisi sul monte Buio — ma non te lo consiglio perché è vietato.
Il problema è quando l’autore non lo capisce e si ostina a pubblicarlo lo stesso — uno dei problemi del self-publishing italiano.
Conclusioni
Abbiamo visto, quindi, che sebbene il lavoro di editing sia importante se non essenziale per la maggioranza dei libri, in certi casi è meglio lasciare perdere.
Se il libro è già ben scritto, magari una semplice correzione di bozze potrebbe essere quella che fa per te.
Se il libro è… insensato, forse allora faresti meglio a ricominciare da capo, anche con un bel libro di grammatica davanti 😉