Editing: invasivo o “in punta di piedi”?

Quando ho iniziato a lavorare sui libri degli altri, ricordo che ero impaurita, avevo paura persino a toccare una virgola perché temevo non tanto che la correzione fosse sbagliata, ma di urtare la sensibilità dell’autore.

Con il tempo questo timore ha lasciato il posto alla consapevolezza che se un libro ha bisogno di correzioni non c’è autore che tenga: prima di tutto contano la leggibilità e la scorrevolezza di un testo.

Tuttavia spesso mi trovo davanti ad autori scontenti perché da un lato sono stata troppo pignola, e dall’altro troppo superficiale.

Ciò mi ha portato a chiedermi: qual è l’editing giusto? Invasivo o “in punta di piedi”?

Vediamo subito 🙂

DeltaWorks/Pixabay

L’editing giusto: esiste davvero?

Come ben saprai, su internet circolano tante definizioni di editing ed esempi pratici.

Io sono dell’idea, invece, che non esista una vera e propria definizione di editing, perché ridurre a tre o quattro righe un’arte che comprende vastissimi aspetti può essere… limitante.

Prendiamo il caso dell’ambientazione.

L’ambientazione non riguarda solo il luogo dove la storia è ambientata, ma anche elementi come le distanze temporali, geografiche, l’uso dei cinque sensi, le interazioni dei personaggi con il mondo circostante…

Un bel po’ di cose, vero?

Dire, quindi, che l’editing riguarda l’ambientazione di un libro può essere davvero riduttivo; idem per altri aspetti come trama, personaggi, scrittura…

Tutto questo per dirti che, se è difficile ottenere una definizione precisa di editing, lo è ancor di più capire qual è l’editing giusto.

Come posso a priori dire cosa va bene per un libro e cosa no? E, soprattutto, con che basi posso sostenere che un tipo di editing adatto per un libro va bene anche per un altro?

L’editing è come un capo di abbigliamento: va bene per una persona e per un’altra no. Quest’ultima una S, perché la L è troppo larga.

Su queste basi, allora, possiamo dire che:

Esiste l’editing giusto per te

Ogni persona ha i propri capi d’abbigliamento, dicevamo. Ebbene: anche ogni libro ha il suo editing.

Sì, perché magari un libro è già scritto bene e sotto quel profilo non vi sono granché correzioni da fare, ma ha una trama strutturata male e da migliorare; oppure un libro presenta problemi a livello linguistico pur avendo un intreccio memorabile… potrei andare avanti all’infinito.

Logico che ogni libro ha le sue esigenze, e l’editing verrà svolto in modo diverso.

Non avrebbe nemmeno senso stare a correggere un libro già ben scritto solo per il gusto di andare a cercare il famoso pelo nell’uovo. Danneggerei innanzitutto il testo, e poi, e soprattutto, lo stile dell’autore e quanto vuole trasmettere.

Okay, Emanuela. Ma non hai risposto alla domanda iniziale: editing invasivo o “in punta di piedi”?

Già, perdonami, ma come ormai saprai mi piace dilungarmi 🙂

Venendo al solito nocciolo, posso risponderti con: dipende.

Da cosa? Be’ lo abbiamo visto prima.

A seconda del tipo di correzioni che un libro necessita, l’editing potrà essere invasivo o “in punta di piedi”.

L’ho già scritto e mi scoccia ripeterlo, ma correggere in modo profondo un libro già ben scritto ha poco senso.

Ora lo so che qui qualcuno salterà su lamentandosi che se un editor non corregge allora non è un buon editor; e so già che qualcun altro gli farà eco gridando che sono meglio poche correzioni che un file pieno di righe rosse.

Il solito dibattito, chissà quante volte ancora lo sentirai!

Inoltre, scegliere se effettuare correzioni più incisive o meno invasive (e attenzione! Ho usato di proposito questa formula, perché scrivere “più superficiali” sarebbe stato un modo poco simpatico di fuorviare il tema) dipende anche dallo stile dell’autore.

Mi spiego con un esempio, anche se detesto tirare in ballo queste cose. Sto seguendo un autore, peraltro molto bravo, che ha una cura oserei dire maniacale delle parole e fa un buon uso di aggettivi o avverbi. Qualcuno meno del mestiere (per non dire altro) magari avrebbe fatto strage; io sono davvero entrata in punta di piedi, cercando di rispettare il più possibile lo stile dell’autore.

Venendo a noi, allora, possiamo dire che:

Evitiamo le penne rosse laddove non servono davvero e siamo critici e puntigliosi dove ce n’è bisogno 🙂

E tu? Che tipo di editing preferisci?

Scrivimelo nei commenti!

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