Quando la punteggiatura si indossa: la storia della e accentata

Di tanto in tanto le lettere dell’alfabeto escono dalla tastiera e prendono possesso del mio PC. Oggi sono la e accentata minuscola e quella maiuscola ad avermi legata in un angolo, perché vogliono dirti qualcosa.

Ti prego di ascoltarle perché sono davvero fastidiose.

e accentata

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La e accentata minuscola: un po’ ribelle, ma facilmente domabile

Ciao, sono la e accentata. Hai presente? Ogni tanto mi piace indossare il mio cappellino e portarlo un po’ a destra e un po’ a sinistra. Ma non pensare che lo faccia a casaccio! In realtà, sono molto volubile e lo indosso a seconda dell’umore.

Gli umani, però, spesso non gradiscono questa mia libertà, e hanno deciso di darmi delle regole. Ebbene sì! Non potrò più indossare il mio cappellino come e quando voglio, né gettarlo a terra quando mi arrabbio.

Lo devo portare rivolto verso destra quando sono grave.

E che vuol dire? Semplice: dovrò essere pronunciata in modo aperto.

Vi è chiaro?

Hai sentito? Prova a pronunciare la frase precedente: senti come suono… appunto… aperta?

In realtà a me ‘sta cosa non è che piaccia tanto, e se il cappellino volessi spostarlo a sinistra? Ebbene, non posso.

Però posso farlo quando sono acuta, e quindi pronunciata in modo chiuso.

Perché? Perché mi dovete rompere le scatole co’ ‘ste regole?

Ecco un altro esempio.

E bada bene a non sbagliare la posizione del mio cappello quando cado alla fine di una parola! Quindi scrivi perché e non perchè e né e non nè. Anche perché, se lo fai, la bacchetta di Word ti segnalerà subito errore con la sua penna rossa.

E se bevessi del té al posto del tè? Di certo non avrebbe lo stesso sapore. Né il caffé al posto del caffè. Insomma, mi ritroverei con una bevanda sciapa o amarissima. Meglio evitare.

E poi ci sono anche i numeri: antipaticissimi, li odio a pelle, davvero. Eppure in alcuni casi devo indossare il cappellino anche lì: trentatré, ventitré… e bada bene che devo indossarlo rigorosamente inclinato verso sinistra! Sennò i numeri si arrabbiano e mi rifilano un bello scappellotto. Ahia!

Per non parlare dei verbi… che noia. Eppure: ripeté, poté. Sempre con il cappello verso sinistra.

Insomma, avrai capito che ‘sto cappellino la maggior parte delle volte devi girarlo verso sinistra, anche se quando sono usata come verbo essere alla terza persona presente è imperativo girarlo a destra.

E pensare che tutti ‘sti giri mi stanno facendo venire il mal di testa.

Allora esco e colgo un fiore: to’, un nontiscordardimé. Ecco, anche lì devi mettermi il cappello.

Noioso, vero? Ma stai a sentire ti dirà la mia sorella maggiore!

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La e accentata maiuscola: un triangolo amoroso

Salve, sono una e accentata maiuscola. Più seria della mia sorellina, ma meno considerata. E questo mi ha fatto diventare molto suscettibile.

In realtà la colpa è anche un po’ mia: sono un’inguaribile romantica. E vanitosa.

Sì, perché il mio cappello è più bello di quello della mia sorellina e, udite udite, adesso ne ho anche due!

Un bel triangolo amoroso, e non so mai decidere quale usare.

Il berretto inclinato a mo’ di coppola mi piace particolarmente: È ed É. Non trovi sia graziosissimo?

Quello dritto, E’, mi piace molto di meno, ma ultimamente me lo infilano in tanti… e ormai mi attrae quasi morbosamente.

Che poi, come farà a starmi addosso? Non lo vedi che è staccato dal mio corpo? Cos’è, ha la forza di gravità? O forse anche lui è così innamorato di me che non riesce ad abbandonarmi.

Gli umani più bravi, però, mi lasciano infilare il cappellino inclinato a destra o a sinistra, e le regole sono le stesse di quelle della mia sorellina. Storcono la bocca e spalancano gli occhi quando vedono accanto a me il berretto dritto, e non ci pensano due volte a strapparmelo via e a schiacciarmi sulla testa l’altro.

Eppure, il giorno successivo me lo ritrovo di nuovo accanto. Sì, è proprio innamorato.

Lo so, io non sono di parte e per me puoi mettermeli entrambi, perché sono vanitosa e mi piace atteggiarmi a diva, ma se non vuoi incorrere in strigliate o lavate di capo, è meglio che lasci perdere il mio amante dritto (a proposito! Ho sentito che si chiama apostrofo e che con me c’entra ben poco) e usi l’altro mio amante, quello inclinato.

Che poi, non mi rende molto (ma molto) più graziosa?

Per concludere

La e accentata minuscola è diversa se la parola viene pronunciata aperta o chiusa e l’accento va inserito obbligatoriamente quando cade sull’ultima sillaba: perché, né, è, caffè, tè, poté, ripeté.

Stesso discorso per la e accentata maiuscola, ma in questo caso evita di usare l’apostrofo al posto dell’accento.

Come? Non trovi la e accentata maiuscola sulla tua tastiera? Be’, puoi creare una nuova combinazione rapida per inserirlo usando i tasti oppure accedendo ai simboli. Facile, no?

E non lasciarti intenerire dal fatto che ‘sta E’ la vedi dappertutto, pure al telegiornale: è un errore. Fine.