Gli aggettivi
Li usiamo ovunque, spesso ne abusiamo, talvolta, addirittura, ne stra-abusiamo.
Sto parlando dei famigerati aggettivi.
Famigerati, sì.
Come scrittore, ti sarai chiesto come usare al meglio l’aggettivo e come evitare gli errori più frequenti (ne ho già parlato in questo articolo).
Oggi vediamo più nello specifico che cosa sono gli aggettivi e come impiegarli per arricchire la nostra scrittura.
Iniziamo!
Una definizione
Si può dire, in termini semplici, che l’aggettivo è una parte del discorso che modifica o precisa il nome cui si riferisce:
- Ho comprato una bella macchina (funzione attributiva: si riferisce al nome)
- La mia macchina è bella (funzione predicativa: si collega al nome tramite un verbo)
La principale distinzione degli aggettivi è tra:
- Aggettivi qualificativi
- Aggettivi determinativi
Vediamoli brevemente.
Gli aggettivi qualificativi
L’aggettivo qualificativo qualifica (perdonami il giro di parole) il nome esprimendone alcune caratteristiche.
- Una bella ragazza
- Un bambino timido
- Un cielo nuvoloso
Gli aggettivi, concordando con il nome cui si riferiscono, variano la desinenza in base al genere (maschile o femminile) o al numero (plurale o singolare).
Troviamo quattro tipi di aggettivi qualificativi:
- Gli aggettivi che hanno desinenza -o al maschile, desinenza -a al femminile e desinenze -e e -i al plurale (prima classe). Esempi: grosso, grossa, grosse, grossi.
- Gli aggettivi che al maschile e femminile singolare hanno desinenza -e e al plurale la desinenza -i (seconda classe). Esempi: volgare, volgari.
- Gli aggettivi che al maschile e femminile singolare hanno desinenza -a e al plurale la desinenza -i o -e (terza classe). Esempi: ipocrita, ipocriti, ipocrite.
- Gli aggettivi invariabili, il cui genere e numero non si modifica mai, né al maschile né al femminile (esempio: alcuni aggettivi con desinenza -i, pari, dispari; aggettivi che indicano un colore o termini di origine straniera)
In presenza di due o più nomi maschili, l’aggettivo va concordato sempre al maschile plurale, stessa cosa se siamo in presenza di due o più nomi di genere femminile:
- Nella mia libreria ho libri e fumetti nuovi.
- Mi hanno regalato una camicia e una maglia colorate.
Invece, se siamo in presenza di un nome maschile e di uno femminile, la concordanza va sempre al plurale maschile, fatta eccezione per alcuni casi , come quando l’aggettivo indica un oggetto al plurale.
- Nel mio giardino sono fioriti tulipani, begonie e rose, tutti bellissimi.
- Ho comprato un quaderno e un’agenda marrone.
Facciamo anche attenzione a dove collochiamo l’aggettivo rispetto al nome: sì, perché a seconda della posizione, la frase potrebbe assumere un significato diverso.
Quando l’aggettivo viene dopo il nome, infatti, restringe il campo individuato dal nome stesso: se Giovanni indossa i pantaloni nuovi, si precisa che non ha messo quelli vecchi. Ma se Giovanni indossa dei vecchi pantaloni, non vi è opposizione tra pantaloni vecchi e nuovi (nb: esempio tratto da “L’officina della parola” di Mozzi e Brugnolo).
Gli aggettivi determinativi
L’aggettivo determinativo specifica il nome cui si riferisce:
- Il mio diario
- In quel punto la vista è spettacolare
- C’erano tante persone
- Quanti soldi hai speso?
- Che dolore ho avuto!
Gli aggettivi determinativi sono suddividono in cinque categorie, che in parte abbiamo già visto negli esempi:
- Aggettivi possessivi: indica a cui appartiene l’oggetto o la persona di cui si parla (il mio diario)
- Aggettivi dimostrativi o indicativi: indicano l’oggetto o la persona di cui si parla (in quel punto la vista è spettacolare)
- Aggettivi indefiniti: indicano in modo vago la quantità e la qualità del nome cui si riferiscono (c’erano tante persone)
- Aggettivi interrogativi o esclamativi: introducono una domanda o un’esclamazione (quanti soldi hai speso? che dolore ho avuto!)
Esistono anche gli aggettivi numerali, che indicano la quantità degli oggetti o delle persone di cui si parla. Esempio: sono seduto in quinta fila.
Buone prassi sull’uso dell’aggettivo
L’aggettivo va usato con parsimonia: infatti, talvolta un uso eccessivo rischia di appesantire una frase e di renderla ridondante. Inoltre, spesso l’aggettivo è addirittura superfluo.
Vediamo quali sono alcune buone prassi e gli errori da evitare.
[su_service title=”Evita le ridondanze e gli aggettivi superflui” icon=”icon: font” icon_color=”#3800e8″][/su_service]
Spesso, vuoi perché non ce ne accorgiamo, vuoi perché è il linguaggio comune, usiamo aggettivi ridondanti o del tutto superflui:
- pugni chiusi
- vigile attenzione
- dubbi interni
- principale protagonista
L’aggettivo apporta qualcosa al nome cui si riferisce, pertanto evita forme come quelle negli esempi: l’aggettivo non apporta nulla alla parola, anzi, è una ripetizione (i pugni sono chiusi, il protagonista è quello principale, e così via.)
[su_service title=”Evita aggettivi pleonastici” icon=”icon: font” icon_color=”#3800e8″][/su_service]
O meglio: usa solo gli aggettivi che servono. Scrivere del sole è luminoso o dell’acqua dissetante non è necessario, perché si sa già che il sole è luminoso e che l’acqua disseta.
Certamente, in alcuni casi, per ragioni di stile, si possono sempre fare strappi alla regola 🙂
[su_service title=”Evita gli aggettivi sbiaditi” icon=”icon: font” icon_color=”#3800e8″][/su_service]
Spesso ci capita di usare un aggettivo con poca forza, messo lì giusto per allungare la frase e non perché sia davvero necessario.
Ad esempio; ho visto dei bei fiori, Mario è un tipo particolare.
In questi casi, quando ti sembra che il nome da solo non ci stia bene, prova a usare un aggettivo che abbia più forza, che renda la frase più visiva.
Di noma è preferibile usare un solo aggettivo, che è più incisivo di due o tre. Tutto dipende, però, dal contesto e dall’impatto che vogliamo dare alla nostra narrazione.
Per quanto riguarda l’utilizzo di più aggettivi, Brugnolo e Mozzi (“L’officina della parola”) danno due consigli:
- Disponi gli aggettivi per intensità, sia ascendente sia discendente: un libro bello, stupendo, meraviglioso.
- Disponi gli aggettivi in ordine logico o cronologico: questa bistecca è dura, cattiva e cotta male.