Le Brevissime

Le Brevissime è la rubrica dedicata ai miei racconti brevi o brevissimi. Stralci di deliri, sogni, incubi; o racconti creati per gioco.

La ballata del Povero Bambino e dell’Uomo Nero

Andiamo indietro nel tempo, precisamente il 17 marzo del 2007. All’epoca era un periodo di forte crisi interiore, e solevo mettere su carta pensieri, poesie, riflessioni, e anche qualche raccontino scaturito da una mente non so se turbata, ma di certo abbastanza cupa. E questo racconto ne è la prova.

“Povero bambino, dov’è la tua mamma? Perché sei qui tutto solo?”
“La mia mamma non mi vuole più bene.”
“Piccino, ma che dici? Le mamme vogliono sempre bene ai loro bambini.”
“La mia no, la mia mi ha gettato in un pozzo quando ero piccolo.”
“Perché avrebbe fatto una simile cattiveria a un bel bambino come te?”
“Perché diceva che ero cattivo.”
“Non ci credo, e cos’avresti fatto per essere stato così cattivo?”
“Sono nato senza chiederglielo.”
“Piccolo mio, lascia che ti abbracci. Ti confido un segreto. Anche la mia mamma non mi voleva bene.”
“E tu cos’hai fatto?”
“È semplice. L’ho uccisa.”
“Ucciderai anche me?”
“No, no! Che dici? Non potrei mai uccidere un bel bambino come te.”
“E allora cosa nascondi dietro la schiena?”
“Oh, questo? Un semplice coltello, nulla di pericoloso. Ma dimmi, bimbo mio, perché te ne stai qui dentro? Non hai paura del buio?”
“No, e poi loro mi proteggono.”
“Loro chi?”
“I vestiti.”
“Ah, capisco. Se esci, ti do un bel regalo.”
“Cosa?”
“Be’, è una sorpresa.”
“Non mi piacciono le sorprese. Loro dicono che sono cattive.”
“Loro, i vestiti?”
“Sì.”
“Non ascoltarli, a volte scherzano. Ho conosciuto un soprabito al quale piaceva da matti scherzare.”
“Davvero?”
“Certo. Scherzava in continuazione. Era proprio un soprabito simpatico.”
“E ora dov’è?”
“Poverino. Una bambina cattiva lo ha stracciato. Era stufa di sentirlo scherzare.”
“Ma è terribile!”
“Lo so. Se esci, ti darò qualcosa che ti farà dimenticare questa brutta storia.”
“Ne sei sicuro?”
“Non prenderei mai in giro un bel bambino come te. Avanti, vieni.”
“D’accordo.”
“Bravo, piccolo.”
“Dov’è il regalo?”
“Quale regalo?”
“Quello che mi avevi promesso se fossi uscito.”
“Ah, ma stavo solo scherzando. Ci eri cascato?”
“Ma, io…”
“Non devi credere sempre a tutto quello che ti dicono, non te l’hanno insegnato? Dovrò punirti per questo.”
“Mamma, aiuto!”
“Non ricordi? Tua madre non ti vuole bene, tesoruccio.”
“Voglio tornare dentro, lasciami andare!”
“Non fare i capricci. Devo solo punirti, non c’è nulla di cui preoccuparsi.”
“No, no! Smettila!”
“Povero bambino, come sono cattive le persone che ti fanno sempre piangere, vero?”
“Aiuto! Lasciami andare!”
“Ora taci; se farai il bravo, quando avrò finito di punirti ti darò una torta.”
“No! Aiuto! Mamma!”
Ma la mamma non voleva bene al Povero Bambino, così l’Uomo Nero lo prese e lo portò con sé, e i vestiti piansero lacrime di stoffa. Erano così brutti, con quegli scampoli ovunque, che vennero bruciati e l’armadio dove vivevano fu venduto. Ben presto fu dimenticato, e con lui i pochi abiti che aveva al suo interno, e pure il Povero Bambino, che si era fidato dell’Uomo Nero ed era stato mangiato.