La trama

Un feroce serial killer cattura due ragazze per volta e, dopo averle narcotizzate, ne uccide una, mentre costringe l’altra a guardare e la rilascia al termine del massacro. Perché fa così? Perché, poi, rischiare così tanto? Durante il corso delle indagini Giacomo Ranieri, un abile commissario, con l’aiuto di Elena Monni, testimone del primo delitto, viene a scoprire che l’assassino non considera quelle uccisioni degli omicidi, ma materia per completare la sua ‘opera d’arte’ ed i testimoni suoi critici. Inizia così una corsa contro il tempo per scoprire l’identità ‘dell’artista della morte’ e fermarlo, prima che concluda il suo ‘capolavoro’.

 

La recensione

Già dall’incipit il romanzo non è chiaro cosa vuol raccontare. Descrive la notte in un bosco con persiane di case disabitate che sbattono, lampioni e vie solitarie che non rendono l’idea di stare né in un bosco né tantomeno in una strada di città. Passa dopo poche righe al mattino, con uccelli che cinguettano al sole e un operatore ecologico che trova una ragazza “che sembrava avere 25 anni”. Ogni volta che entra in scena una ragazza viene scritta la sua età, 25 anni appunto, dettaglio utile alla trama ma non alla lettura.  Anche del commissario che viene subito introdotto al primo capitolo, leggiamo “un uomo sui 50 anni”. Non è chiaro chi sia il protagonista, nessun dettaglio mi fa immaginare chi sono, cosa fanno nella loro vita e quali siano le loro emozioni. Non riesco a dare vita ai personaggi che passano da un letto di ospedale ad una pizzeria con amici senza incuriosirmi sulla loro vita. Sono anche poco credibili; la ragazza ripete in almeno quattro occasioni “non riesco a rammentare nulla”, verbo troppo desueto per renderla vera. Il commissario fa osservazioni assurde per il ruolo che ricopre e soprattutto se le abbiniamo all’attimo che sta vivendo, come “teniamo gli occhi aperti, la cosa non mi piace” appena rinvenuto il cadavere di una donna sgozzata nel tunnel dentro una botola segreta!

 I dialoghi sono scontati e poveri “dove stai andando di bello?”, lo stile di scrittura è molto immaturo e non crea nessuna suspance. Al di là di alcuni refusi, la storia poteva essere ampliata senza aggiungere personaggi inutili e lasciando vivere anche la città. E’ tutto troppo veloce. Mi sarebbe piaciuto aspettare con ansia che fosse accaduto qualcosa invece un serial killer rapisce e uccide ragazze senza che il lettore ne sia minimamente disturbato.

Giudizio complessivamente negativo.

Chi ha scritto questa recensione

Maura Chegia è nata il 4 marzo 1976 e vive a Santa Marinella (Roma), piccolo paese sul mare (di cui difficilmente farebbe a meno).

Assicuratrice per lavoro, Host di Airbnb per divertimento, ha recentemente aggiunto la passione per la scrittura, riscoperta dopo anni grazie alla Scuola di Omero di Roma.

Ama la sua famiglia (marito e due figli), le amiche, il vino e i viaggi.

La sua prima opera pubblicata è “Estate 1958 a S. Marinella” facente parte de “I racconti di Cultora – Lazio” di Historica.

È presente nella raccolta “Sette Sabati” con due racconti: “C’è bionda e bionda” e “Confessioni”.

Dati tecnici

TITOLO: L’artista della morte

AUTORE: Michele Franco

EDITORE: Cavinato Editore International

GENERE: Thriller