Le nostre piccole ed insignificanti vite prima dell’impatto erano fiammiferi spenti nelle pozzanghere. Sarà stato frutto di uno strano caso, ma ciò che avrebbe potuto estinguerci ci ha permesso di rinascere.
Timothy Scott, canadese di mezza età, finisce in prigione per un errore giudiziario, presunto colpevole dell’omicidio della sua compagna Edith. Durante gli anni di carcere, Tim si distingue per la buona condotta e il carattere mite e sensibile ma il peso dell’inevitabile monotonia si fa sentire a tal punto da spingerlo quasi al suicidio. A salvarlo da questo stato di malessere giunge la notizia di un asteroide, il Pathos 433, che nel giro di 24 mesi dovrebbe intercettare la traiettoria della Terra. Un evento catastrofico che però sembra essere di vitale importanza per la rinascita di Tim. Si prepara all’impatto con estrema attenzione e cercando quante più informazioni scientifiche possibili. L’asteroide non da scampo al pianeta e lo colpisce con tutta la potenza possibile. Ha inizio una lunga notte che porterà distruzione e freddo. Dal momento in cui il protagonista mette piede fuori dal carcere, la Terra non sarà più la stessa e gli riserverà scenari apocalittici e un presente tutto da ricostruire.
Il libro di Secci è particolare.
Un mix di survivalismo, introspezione e avventura, condito anche da un tocco di horror degno di grandi autori di questo genere.
Ammetto che quando ho iniziato a leggerlo, catturata dalla trama (mi piacciono libri di questo genere), avevo grandi aspettative.
Come ben molti di voi sanno, ormai oggi le librerie e gli store online sono pieni, oserei dire zeppi, di romanzi sul distopico andante o ambientati in futuri post nucleari e via dicendo.
Quindi, un libro che muove i propri passi in questo genere deve per forza di cose dare un “di più”: un qualcosa che ti fa dire “ecco, è diverso dagli altri”.
Insomma, qualcosa che lo rende originale e di cui, una volta terminata la lettura, te ne ricorderai per un po’ di tempo.
Il caso ha voluto che il romanzo del Secci, giunto ormai alla terza edizione, facesse proprio parte di questa (ridotta) schiera di libri, colmando le numerose aspettative che nutrivo appena sfogliate le prime pagine.
Partiamo dall’ambientazione.
Un errore tipico di molti scrittori (che siano esordienti o già “sperimentati”) è di prestare poco peso ai luoghi in cui ambientano le loro storie; e così ci troviamo di fronte libri sospesi in un limbo, dove New York potrebbe essere Roma come il più piccolo paese sperduto tra le montagne. Libri di cui sappiamo solo che la città si chiama X, ma non vediamo vie, fiumi, mari; non annusiamo odori, profumi, puzze; non tocchiamo cancelli, muri; non assaggiamo pietanze… e via dicendo.
Il romanzo di Claudio è ambientato tra il Canada e gli Stati Uniti, e seppur l’uso dei cinque sensi (di cui avrete capito sono grande estimatrice) spesso sia un po’ limitato, vi è un’attenzione oserei dire maniacale al dettaglio, con l’inserimento di vie, piazze, fiumi e tutto quanto possa rendere credibile l’avventura del protagonista Tim.
Per non parlare, poi, dei numerosi dettagli che riguardano il mondo dopo la caduta dell’asteroide: qui il Secci dà prova della sua bravura, perché è sembrato anche a me di aver difficoltà di respirare, insieme a Tim; mi ha quasi angosciato il buio perenne e la coltre di nubi a schiantarsi quasi sull’asfalto; mi hanno raggelato le temperature glaciali.
Lo stesso Tim, poi, e gli altri personaggi che gli gravitano intorno, sono frutto di un’attenzione di nuovo maniacale. Non sappiamo se Tim abbia gli occhi verdi, blu, marroni, né se i suoi capelli siano grigi, biondi, corvini, ma conosciamo alla perfezione il suo carattere, le sue speranze, le contraddizioni che lo spingono ad andare avanti sempre e comunque. Il dettaglio della lunga barba penso sia una chicca, un qualcosa di davvero piccolo, ma che, da solo, riesce a dare l’idea di come Tim viva la sua avventura nel mondo post-asteroide.
L’intreccio è ben orchestrato, e ogni scena conduce alla successiva con la stessa scorrevolezza di un fiume che scende nel suo alveo. Non ho trovato parti troppo noiose, o parti superflue: ogni frase, come ho scritto, conduce alla successiva, e sei irrimediabilmente incatenato alla lettura fino alla fine.
Un appunto riguarda (di nuovo!) l’attenzione con cui il Secci ha descritto l’asteroide e le conseguenze del suo impatto: anche qui nulla è lasciato al caso, e nulla è ammantato di quella poca credibilità di cui soffrono molti romanzi, soprattutto di questo genere.
Che dire… se siete amanti delle distopie, dei romanzi survivalisti e così via, Reset soddisferà il vostro appetito. Ma anche se non lo siete, prendetevi qualche oretta di tempo e leggete questo romanzo: ne sarete soddisfatti.
Per maggiori informazioni, trovate Claudio qui: www.claudiosecci.it