Ce lo domandiamo in tanti. Perché racconto e non romanzo?
Che cosa c’è alla base di questa scelta?
Me lo sono chiesto e ho cercato di rispondere.
Adoro i racconti
Sono una cultrice di racconti ormai da anni. Amo le raccolte di racconti quasi di più che leggere un romanzo. Mi piacciono i racconti brevi e lunghi, senza preferenze, a patto che siano entrambi ben elaborati.
Tanti scrittori pensano che scrivere un racconto sia una bazzecola. Molti snobbano proprio questa forma narrativa. Altri la ritengono troppo difficile e preferiscono “passare” a un romanzo.
Do ragione a tutti tranne a chi dice che il racconto sia una bazzecola.
Certo che non lo è. Anzi, forse è più difficile scrivere un racconto che un romanzo.
Non ci credi?
Trovare il giusto compromesso
Scrivere un racconto (breve o lungo) è trovare il giusto compromesso tra cosa dire e cosa non dire.
È un racconto, non un romanzo, perciò per forza di cose numerose informazioni dovranno essere accantonate. In altre parole, in ogni racconto occorre trovare ciò che è importante da dire (per la storia, per il lettore), e lasciar perdere tutte quelle informazioni “corollarie” che in un romanzo andrebbero bene, ma in un racconto no.
E già questa è una difficoltà.
Cosa tenere? Cosa lasciare? Cosa serve alla storia e al lettore? Cosa serve a me, e quindi non agli altri?
Già rispondere a queste domande potrebbe portare via un po’ di tempo. Ma una volta avute le risposte capirai se la tua idea può portare a un racconto o a un romanzo.
Due esempi tratti dalla mia esperienza per farti capire meglio. Odio omaggiarmi troppo, ma ahimè a volte è essenziale.
Sto lavorando a una raccolta di racconti tematica (e già questo aprirebbe un ulteriore articolo, ma ne riparleremo) e l’anno scorso avevo intenzione di inserire anche quello che poi è diventato “L’uomo con il berretto rosso”. Non l’ho fatto, e poi è uscito il romanzo. Semplicemente, la storia doveva essere scritta con tempi lunghi di narrazione e non ridursi a una trentina di pagine. Avrebbe perso il giusto “pathos” e non era quello che volevo.
Al contrario, sempre parlando della mia raccolta, ho da poco deciso di inserire quello che da anni voleva essere un romanzo, ma dopo averlo preso e lasciato ho capito qual era il suo problema: la storia merita di essere letta velocemente, senza soffermarsi troppo su psicologie e descrizioni, perché ciò che conta è l’impatto. Da qui la “riduzione”.
Questi due esempi pratici aprono le porte a un tema fondamentale: spesso è la storia, come la idei e come la scrivi a dirti se deve essere racconto o romanzo. È difficile e soprattutto deleterio voler forzare una storia, è come voler indossare un paio di pantaloni troppo stretti o troppo larghi: i primi, se riescono a salire fino alle cosce, ti soffocano e potrebbero rivelare antipatici rotolini, i secondi cadono perché non hanno appigli.
Ma perché dovrei scrivere un racconto?
In effetti, come al solito mi sono dilungata (sono prolissa anche nello scrivere). In realtà, però, tra le righe trovi già la risposta alla tua domanda: è la storia a dirtelo.
Certo, non parlo di contest o concorsi che richiedono espressamente racconti e che in un certo senso ti “costringono” a scriverne uno; parlo di quando hai quell’idea e devi capire come elaborarla.
Ahimè, spesso purtroppo la storia ti dice a stesura iniziata cosa vuole diventare, e ti tocca tagliare o rimpinguare (ne so qualcosa), ma è sempre meglio correre ai ripari prima con qualche giornata di modifica che fare i conti dopo con critiche o peggio.
Se sei incuriosito e ti va di leggere una raccolta di racconti, fai un salto al link qui sotto: troverai Energeia, la prima raccolta di racconti scritta dagli autori di Policromia e fruibile liberamente (sì, proprio così, non hai nulla da pagare). Chissà, potresti trovare ispirazione!