Perché ho scelto l’autopubblicazione

La domanda alla quale, prima o poi, ogni scrittore autopubblicato dovrà rispondere è: perché diamine hai scelto il self-publishing? Cos’hai contro l’editoria tradizionale?

Purtroppo anche io non sono stata esente da questo quesito che a tratti assume connotati filosofici.

Autopubblicazione o editoria tradizionale? Essere o non essere?

E soprattutto: perché self sì e casa editrice no?

Perché, dai, diciamocelo: in fondo tutto si risolve lì, in questa battaglia infinita tra autopubblicazione e editore.

E il povero scrittore self-published si trova di fronte a questa gigantesca domanda che, il più delle volte, lo fissa dall’alto dei suoi cento metri, imponente, maestosa e terribile come un Morannon dell’editoria (non sai cos’è il Morannon? Be’, leggi Il signore degli anelli).

Sì, perché la maggior parte delle volte la domanda viene posta in tono polemico. Come se tu, scrittore autopubblicato, avessi osato profanare un’inviolabile legge che impedisce di guardar oltre l’editoria tradizionale.

Diciamocelo, dai, ormai il self-publishing fa parte dell’editoria. Un po’ come un’evoluzione della stessa, un’editoria 2.0.

Non voglio dilungarmi in queste noiose ma interessanti questioni, ma raccontarti perché io ho scelto di autopubblicarmi – e sì, magari mettere a tacere tutti quelli che si ostinano a pensare che il self-publishing sia l’ultima spiaggia.

È iniziato tutto tanto tempo fa…

… in una galassia lontana lontana, direbbero i fan di Guerre Stellari.

Quando mi avventurai nella foresta magica dell’editoria, neanche sapevo cosa fosse ‘sto benedetto self-publishing. A dir la verità, per me esisteva solo una cosa: i libri. Poca importanza aveva se li avesse editi la casa editrice Pincopallo o se li fosse autopubblicati l’autore Ermenegildo Mario.

Un libro è un libro, giusto?

Che poi, a ben pensarci, non è nemmeno corretta la critica annosa che posso riassumere così: “Se ti pubblica una casa editrice il tuo libro è scritto bene, se ti pubblichi tu fa cacare”.

No, perché sempre per esperienza, ho letto libri editi da case editrici che fanno cacare (anche sotto il profilo della grammatica), come pure libri autopubblicati che fanno cacare; e, viceversa, ho letto anche tanti libri editi belli e ben scritti, come anche libri self belli e ben scritti.

Quindi, giusto per dirlo una volta per tutte: un libro è un libro, ed è bello sia se edito o self-publishing, e fa cacare sia se edito o self-publishing.

Ma torniamo a noi… che mi sono di nuovo persa.

Dicevo, io subito neanche sapevo cosa fosse l’autopubblicazione, poi, piano piano, anche recensendo molti libri self, mi sono detta: “Ohibò, ‘sta cosa dell’autopubblicazione mi piace assai. Cioè, posso fare tutto da sola? Tutto tutto? E guadagno puliti puliti anche venti miseri euro? E posso scegliere copertina impaginazione formato editing promozione? Ammazza, ‘sta cosa mi piace assai”.

Ecco, ti ho riassunto in poche righe perché ho scelto di autopubblicarmi.

La mia è stata una scelta legata soprattutto alla mia avversità verso il padrone.

Sì, ho sempre detestato chi mi dà gli ordini: chi mi dice fa’ questo e non fare quello, mettilo così e non colà, non muoverti adesso ma tra un minuto…

MOBBASTA!, come si dice in un famoso (o forse no) film italiano.

Io voglio decidere, io voglio prendermi le mie responsabilità, io voglio metterci la faccia. E non voglio gente che mi dica come farlo o voglia farlo al posto mio.

La decisione di autopubblicarmi è stata quindi dettata da questa voglia di fare le cose a modo mio, quando voglio io e come voglio io.

Attenzione, però, perché so che qui il più maligno certamente penserà: “E facendo così fai la figura del solito autore autopubblicato rompiscatole che scrive boiate senza curarle e per di più si arroga il diritto di importi il tuo libro come ogni Autore Autopubblicato Molesto fa di solito”.

Posso aver anche scritto boiate e possono anche far cacare il 99% dei pochi che lo leggeranno, ma so per certo che ho curato ogni minima parte dei miei libri, dall’editing alla copertina e quant’altro.

Mi dispiace deludere i detrattori dell’autopubblicazione: esistono anche tanti scrittori indie che si impegnano seriamente in quello che fanno (e, infatti, l’autopubblicazione dovrebbe SEMPRE essere fatta in modo serio e consapevole, non smetterò mai di dirlo).

Il self-publishing, quindi, non è…

… non è l’ultima spiaggia.

… non è qualcosa che fai “tanto per”.

… non è un rifiuto secco dell’editoria tradizionale “perché mannaggia io le CE le detesto e quindi mi autopubblico”.

Il self-publishing è semplicemente una scelta (consapevole) da parte di uno scrittore (consapevole) che decide di metterci la faccia, di mettersi in gioco e di prendere ogni cosa nella sua totalità (cento euro o cento schiaffi che siano).

Niente più e niente meno.

Poi, sì, le scelte sono soggettive: c’è chi viene da esperienze disastrose con editori-squalo o peggio e decide di autopubblicarsi perché non ce la fa più; c’è chi dopo aver sperimentato una CE vuole provare il self-publishing; chi non è stato cacato da nessun editore e sceglie la via indie; e via di seguito.

Quello che voglio farti capire (e farlo capire soprattutto ai più critici) è che chi si autopubblica, e lo fa seriamente, non ha nulla di meno rispetto a chi ha dietro le spalle una realtà editoriale.

Ha solo deciso di fare le cose in proprio, come un libero professionista.

L’autopubblicazione, però, spaventa!

Eccome, se spaventa.

Voglio dire, sei solo di fronte a tutti, e se non ha un po’ di seguito corri il rischio di rimanere confuso nel vasto oceano del self-publishing.

Per fortuna in tanti aiutano gli scrittori emergenti a, appunto, emergere, e per fortuna molti di loro non si sono fatti spaventare dalla vastità dell’oceano del self-publishing, hanno stretto i denti e sono andati avanti.

Per essere dura, è dura, te lo dico per esperienza diretta. Farsi conoscere è una continua battaglia ma, come dice un famoso mistico di cui sto curando proprio in questi giorni il suo prossimo libro: macchissenefrega!

Se ti piace scrivere e lo fai seriamente e vuoi rendere partecipi gli altri dei tuoi libri, perché fermarti? Se l’idea di autopubblicarti ti stuzzica, perché accantonarla nella speranza (molto vana, visto il mondo delle case editrici tradizionali odierne) che qualche editore decida di cacarti e puntare su un perfetto sconosciuto come puoi essere tu?

La mia scelta, e qui concludo, di autopubblicarmi è stata consapevole. Nessuna casa editrice mi ha cassato perché non ho mai cercato un editore. Né vengo da esperienze bellicose con editori-squalo o altro.

Ho deciso di autopubblicarmi perché mi harba così, voglio tutto per me il poco guadagno che avrò e voglio gestire tutto io.

E spero che questa mia solfa, se stai decidendo per l’autopubblicazione ma ancora qualcosa ti turba, ti sia di aiuto a decidere.