Non uccidiamo l’editor!

Articolo dalle tinte (molto) polemiche, ma visto come sta andando il mondo, ogni tanto bisogna alzare la cresta.

C’è una bellissima (si fa per dire) moda di offrire servizi editoriali a prezzi stracciati, deleteria per i professionisti del settore... e spesso anche per l’autore.

Anche perché corri il rischio di spendere poco, ma di ritrovarti con niente.


Venite, siore e siori, qui è tutto (quasi) gratis

Ormai ne sento praticamente dappertutto.

Servizi editoriali offerti a prezzi irrisori, addirittura a volte con costi una tantum che non considerano l’effettivo lavoro da svolgere su un testo.

Se penso da persona a cui piace scrivere, questo non può che farmi piacere: evviva, finalmente posso farmi correggere il mio testo senza ipotecare una casa!

Sappiamo ormai tutti che l’editing ha un costo, e spesso elevato. Quindi ben venga se da qualche parte qualcuno ha il coraggio (e l’avventatezza) di svendere i suoi servizi.

Tuttavia, se penso da professionista molto cinica, grido a piena voce: questa è concorrenza sleale!

E se penso da editor con un po’ di cervello mi dico: nessuno andrà molto lontano svendendosi.

Sì, perché oltre a essere una pratica poco corretta, offrire i propri servizi a prezzi bassissimi è deleterio soprattutto per chi lo fa.

E non sempre l’autore ne rimane soddisfatto.

Editare è lavorare…

… che tu sia alla scrivania di un ufficio o rinchiuso tra le mura di casa tua.

Passi su un testo sette, otto ore al giorno, magari anche nei festivi, magari anche se hai la febbre e magari con tuo figlio in braccio che reclama attenzioni.

Si sa, la vita di un freelance è bella quando ancora ti dici che avrai un sacco di libertà; un po’ meno quando il lavoro inizia a girare e devi iniziare a gestirlo, e lì capisci che forse era meglio rimanere in ufficio (sì, qualcuno lo pensa; non è il mio caso, per fortuna…).

In ogni caso, l’editing è un lavoro e come tale va considerato.

Qualche settimana fa chiacchieravo con un amico che si lamentava perché alcuni clienti si lamentavano a loro volta dei prezzi fatti dall’azienda per cui lavora, considerati troppo alti. “Sì, e poi Tizio ha chiesto il lavoro a una ditta concorrente, che offriva prezzi stracciati. Risultato? Tizio è tornato da noi dopo un po’ perché il lavoro era stato fatto da cani” ha concluso serafico.

Questo infatti è il rischio per un autore che si affida a un editor che prende poco.

Image by Prawny from Pixabay

Prezzo basso, bassa qualità

È risaputo che il binomio prezzo basso = bassa qualità lo troviamo un po’ dappertutto: nella moda, nel cibo, anche nei libri. A volte è vero, a volte no. A volte paghi tanto e ti ritrovi con una ciofeca.

In genere, però, e tenendo conto delle dovute eccezioni, se paghi poco ottieni poco, anche in termini di qualità.

Se paghi 1 euro un servizio di editing (o peggio, sotto l’euro), non aspettarti un lavoro certosino.

Chi applica cifre di questo tipo svolge anche altri lavori che gli permettono un salario più decente, o non è un vero professionista.

Voglio sperare (per lui) che non sia serio, perché ciò equivarrebbe a svendersi, e non lo consiglio a nessuno.

E voglio sperare anche che non sia uno stagista dei tanti che troviamo in case editrici (o associazioni e affini) che offrono servizi editoriali a prezzi stracciati, affidandoli poi a poveri ragazzi che magari non sono nemmeno affiancati da qualcuno di competente, o non sono stati formati in precedenza.

Anche perché in questo caso stiamo parlando di veri e propri sfruttamenti o, come dicevo prima, di gente che, pur essendo bravissima, si svende.

E nel tuo lavoro non vorresti mai svenderti, vero?

Ma come posso capire se l’editor al quale voglio affidarmi è serio o no?

Il primissimo passo è avere un confronto diretto con lui.

Sì, conta anche il passaparola, e ammetto che a me ha aiutato tantissimo, ma spesso chi consiglia un editor ha interesse, è amico-parente-fidanzato-fratello-sorella-amante, oppure lo fa solo per svilire il lavoro di altri.

Meglio “metterci la faccia” e verificare di persona.

Innanzitutto chiedendo, o guardando, il suo portfolio: la lista di lavori che ha corretto o gli autori con cui ha collaborato.

Basta poco, anche un’anteprima di un libro su Amazon, per capire se l’editor ha lavorato bene oppure no. La carta vincente, però, è acquistarsi uno o due libri, giusto per vedere come ha lavorato sul testo.

La seconda cosa riguarda la prova gratuita.

Ormai la offrono in tanti e in svariati modi (pensa solo al mese gratuito offerto da alcune aziende), e perché non dovrebbe farlo anche un editor? Io ad esempio lo faccio.

È un ottimo modo per capire come lavora un editor, ma soprattutto come lavorerà sul tuo testo.

Ovvio, non è quello che ti farà scegliere al cento percento un editor rispetto a un altro, ma fidati che serve tantissimo.

Infine, un’occhiata all’universo dell’editor ce la darei: il suo sito, il suo blog, magari i libri che lui stesso ha pubblicato… anche quello è un modo per conoscerlo. E sì, anche un bel contatto diretto via telefono o Skype o cos’altro tu voglia usare: sentire una persona è sempre molto meglio che leggerla via e-mail.

Per concludere, allora, prima di correre dal primo (perdona la ripetizione) editor che ti vuole (quasi) regalare i suoi servizi, accertati su che cosa andrai incontro.

Puoi essere fortunato perché dall’altra parte c’è qualcuno serio (ma sfortunato; lui, questa volta), ma ti può andar male e aver speso poco, sì, ma non ottenendo proprio niente in cambio.

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