Come nasce un romanzo fantasy: ce lo spiega Pietro Ferruzzi

Nel precedente articolo dedicato al fantasy avevo introdotto i motivi che ci spingono a scrivere un romanzo di questo genere. E ne sono usciti molti, davvero!

Oggi, invece, voglio entrare più nel dettaglio.

Come nasce un romanzo fantasy? Qual è l’idea che sta dietro? Cosa ci spinge a prendere la penna e creare una nuova ambientazione?

L’ho chiesto a Pietro Ferruzzi, autore de Il sigillo di Aetherea. Sentite cosa ne pensa!

Com’è nata l’idea di scrivere un romanzo fantasy?

Fin da quando ero piccolo mi piaceva inventare delle storie e sognare a occhi aperti. Dai tentativi troppo complicati lasciati a mezzo (una versione “evoluta” di Risiko sulla seconda Guerra mondiale con troppe pagine di istruzioni), alle campagne di Dungeons & Dragons fino al tentativo miseramente fallito di scrivere un libro game tanto di moda negli anni ’90.

Crescendo la mia vena creativa si è spostata verso la cultura hip hop e trascorrevo le ore a scrivere e improvvisare rime ammorbando tutti i miei amici con stornelli poco degni del nostro amato Marasco (cantautore fiorentino recentemente scomparso). Sono anche arrivato a esibirmi come frontman insieme a un gruppo e come freestyler, ma dopo qualche hanno ho optato per lo sport.

Tutto questo per dire che il “progetto scrittura” è stato accantonato per quasi venti anni fino a ritornare preponderante a tormentare le mie notti.

La causa scatenante è stata la nascita del mio primogenito, purtroppo con alcuni problemi che ci hanno obbligato a passare i primi due mesi all’ospedale pediatrico. È bastato vedere la sua faccia per trovare il coraggio di provarci; ho deciso di scrivere un racconto da dedicargli e i pensieri hanno iniziato a vorticare pericolosamente nella mia mente. Soltanto mettendoli nero su bianco sono riuscito a dipanare il groviglio di pensieri, idee e intuizioni. La faccia di mio figlio ha inspirato due dei protagonisti (faccia da schiaffi) di quello che da semplice racconto si è trasformato nel mio primo romanzo di settecento pagine: Il Sigillo di Aetherea. Un altro aiutino mi è stato dato da una situazione lavorativa non stabile (cassa integrazione per un po’ di mesi e quindi un po’ di tempo libero) e dall’aver letto i romanzi di un’autrice fantasy italiana molto popolare che mi hanno fatto pensare: se ce l’ha fatta lei, posso farcela anche io (senti un po’ cosa mi tocca dire, non lo raccontare a nessuno però…).

Perché proprio il genere fantasy?

Perché è un genere che mi ha sempre affascinato e di cui ero appassionato fin da piccolo, cominciando dai giochi di ruolo. È un genere che mi appartiene e al quale sento di appartenere.
Ho sempre letto con passione e occhio critico, domandandomi cosa avrei scritto io in quella particolare situazione. Alla fine credo di aver portato a termine il romanzo che mi sarebbe piaciuto leggere e, anche se si vede che è un romanzo di esordio, ammetto che ne sono rimasto soddisfatto. A quanto pare sono rimasti soddisfatti anche i lettori e questo mi ha dato l’entusiasmo per scrivere anche il seguito del ciclo “L’era della Luna Rossa”, attualmente in valutazione presso varie case editrici e con il desiderio sommesso di provare la strada del self-publishing.

Quali sono stati i primi passi nella creazione dell’ambientazione?

Una tragedia nel vero senso del termine. Doveva essere un racconto e non riuscivo a smettere di scrivere, alla fine il romanzo si è scritto da solo via via che andavo avanti.
Un lettore esperto noterà come i primi capitoli siano completamente diversi dalla parte centrale e come questa sia diversa dagli ultimi capitoli, sia come ritmo narrativo sia come stile.
Sono cresciuto insieme ai miei personaggi, è un romanzo di formazione a doppio senso! Come una macchia d’olio, la storia si è allargata sul foglio e ha iniziato a prendere più forme. L’ambientazione è venuta dopo, quando la trama era stata meglio definita.

Hai disegnato una mappa?

Sì, sì e sì, anche se non guardo mai la mappa quando leggo un libro, non sono riuscito a reprimere l’istinto di abbozzarla su un foglio a quadretti. Successivamente, anche la mappa è stata messa nelle mani di persone più competenti che hanno dato voce anche all’estetica.

Quali sono stati i principali problemi nel costruire un’ambientazione fantasy?

La misurazione del tempo, delle distanze, le espressioni troppo moderne o termini inadeguati al contesto, evitare gli anacronismi e realizzare un fantasy “realistico”.
Fantasy non significa che tutto può accadere, è ciò che più mi infastidisce quando leggo! Ogni mondo fantasy o reale che sia ha le sue leggi scritte e non… il mio imprinting scientifico ha prevalso e tutto è stato soppesato nei minimi dettagli, dalla gittata di un arco impugnato da un ragazzo ai viaggi a piedi, cavallo o su un carro, dalla costruzione di una palizzata ai combattimenti. Ci sono riuscito? A voi l’ardua sentenza.

Ti sei ispirato a qualche romanzo famoso?

Non posso negarlo… “La Spada di Shannara” è il primo romanzo che ho letto a otto anni e mi è rimasto nel cuore. La quercia nella copertina de “Il Sigillo di Aetherea” ne è un chiaro tributo. Mi fermo qui perché ogni libro letto, anche incoscientemente, ha contribuito in qualche modo a caratterizzare qualche dettaglio della storia o dei personaggi.