Come nasce un romance
Il romance è uno tra i generi più diffusi tra gli autori: vuoi perché piace scrivere d’amore, vuoi perché il lettore è sempre bendisposto verso questo genere, vuoi perché è più semplice rispetto a trame complesse e (spesso) di difficile lettura.
Ma come nasce un romance?
Ci sono tanti modi e so che su internet avrai trovato in lungo e in largo guide su come scrivere un romanzo rosa.
Oggi voglio lasciare la parola a un’autrice che di romance se ne intende: Irene Milani (ha pubblicato con Lettere Animate, tra l’altro “Il ritratto” e “Attesa“).
L’intervista
Ciao e grazie per aver deciso di partecipare a questa intervista. Iniziamo parlando di te. Chi sei? Che cosa fai nella vita?
Nella vita di tutti i giorni sono un’insegnante di italiano, moglie e mamma di due bambini, Stella e Mattia.
Come mai romance? Perché questo genere e non un altro?
Non ho pianificato a tavolino di scrivere un romance ma penso che sia il genere più nelle mie corde perché, anche quando cerco di cambiare, mi ritrovo sempre a raccontare una storia d’amore.
A tuo avviso, quali sono gli elementi principali che un romance dovrebbe contenere?
Non penso ci sia la ricetta perfetta, altrimenti basterebbe applicarla e tutti potrebbero scrivere un romance. Secondo me la chiave per un buon romanzo è che il lettore possa cogliere spunti differenti a seconda dell’età, delle esperienze, degli interessi; detto così sembra complicato ma in parole povere credo che un buon romance debba non essere focalizzato solo sulla storia d’amore ma inserirla in una cornice più ampia che possa raccogliere l’interesse di altri lettori.
Quali sono le grandi storie d’amore che ti hanno ispirata nella stesura del tuo libro?
Nella mia quadrilogia iniziata con “Il ritratto” e conclusa da poco con il quarto volume “Eudaimonia” ci sono due grandi modelli ovvero Romeo e Giulietta e Tristano e Isotta, il tutto modernizzato e attualizzato in una storia d’amore tra due ventenni di oggi.
L’anno scorso un’indagine di autoearning.com ha stabilito come il romance sia uno tra i generi che vanno di più tra gli autori autopubblicati su Amazon. Che cosa ne pensi? Secondo te il romance è davvero forte? O è solo una “moda” passeggera?
Non penso sia una moda: romanzi rosa se ne sono sempre scritti e sempre se ne scriveranno, probabilmente la grande quantità di libri scritti e letti in una particolare fascia di pubblico può essere influenzata dalle mode ma non in modo determinante.
Parlaci del tuo libro. Perché i lettori dovrebbero leggerlo? Cosa lo distingue dagli altri (tanti) romance presenti in circolazione?
Il primo motivo potrebbe essere il fatto che è composto da quattro diversi volumi, di cui almeno i primi due però possono essere letti come autoconclusivi; questo porta (a detta di chi lo ha già letto) ad affezionarsi ai personaggi che crescono e maturano nel corso dei quattro libri. Inoltre pur essendo un romance ha una cornice storica e geografica ben approfondita e tratta anche di temi come la scuola, l’amicizia e la famiglia, alternando momenti “da lacrimuccia” ad altri ironici e divertenti.
Da dove consiglieresti di partire nella stesura di un romance?
Io sono incapace di pianificare un romanzo, quindi parto sempre da un’ispirazione (un sogno, una canzone, un film…) e da lì vado avanti.
L’elemento a tuo avviso più difficile nella stesura di un romance.
Se uno, come me, non decide prima come dovrà svolgersi la storia potrebbe capitare che l’autore non sappia come far proseguire le vicende… per esempio mi è capitato nel mio autoconclusivo “Non puoi comprarmi” che a metà libro non sapevo decidere con quale dei due personaggi maschili dovesse alla fine coronare il sogno d’amore la protagonista.
Lasciaci un estratto del tuo libro… 🙂
Da “Il ritratto”, edito Lettere Animate
Mi avvicinai al torrente e individuai immediatamente la posizione ideale per mettermi a disegnare: una grande pietra levigata rivolta verso valle. Mi sedetti e posai lo zaino accanto a me. Presi l’occorrente e iniziai a fare qualche schizzo: il paesaggio lontano, con il paese e l’Avisio, la radura, un albero che mostrava i primi segni della primavera. D’un tratto, davanti ad un foglio bianco, cominciai a fare un disegno: il sasso su cui ero seduta, il torrente, gli alberi intorno. Poi, come se avesse vita propria, la mia mano iniziò a seguire la matita. Nel disegno comparve una figura, poi un’altra: due persone erano sedute sul sasso. Una sembravo io, con le gambe incrociate, l’altra, accanto a me, mi teneva una mano sulla spalla, come abbracciandomi. Con pochi tratti decisi disegnai il viso dello sconosciuto. Era un ragazzo, con due grandi occhi e i capelli chiari… il suo viso però mi era completamente estraneo, non mi ricordava nessuno che conoscevo.
Finito il disegno mi fermai a guardarlo, stupita. Benché fosse fatto solo con la matita nera, sembrava incredibilmente reale. Quello che mi colpì di più era non tanto qualcosa che avevo disegnato, ma quello che si percepiva osservando. Le due figure, io e il misterioso ragazzo, sembravano uniti da qualcosa di forte, di unico: il braccio intorno alle spalle, gli sguardi, i due corpi che sembravano fondersi…
Il tuo romance PREFERITO. Quello che rileggeresti mille volte.
Se devo essere sincera non ho un romance, ma nemmeno un libro che rileggerei molte volte; non perché non li apprezzi ma sono una lettrice compulsiva e amo leggere sempre qualcosa di nuovo. Difficilmente rileggo qualcosa a distanza di tempo, mi sembra di “sprecare” tempo e rubarlo a nuovi libri.
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Ciao Emanuela, complimenti per l'ottima intervista.
Premetto di non essere un gran divoratore di romance.
Indipendentemente dal genere, però, ritengo che la pianificazione punto punto di un romanzo sia controproducente. Mi spiego: progettare una storia dalla prima all'ultima parola ritengo sia il modo migliore per estromettere l'ispirazione, ente vitale e fonte primaria di ogni buon romanzo (a quel punto vorrei proprio vederlo come fa a tirare avanti uno scrittore che abbia sbattuto la porta in faccia all'unico suggeritore, alla musa alla quale deve ogni singola idea valida, e quanto possa sopperire e andargli in soccorso la "pianificazione totale"... neanche dovesse scrivere la lista della spesa), ma questa è soltanto la mia opinione.
Buttare giù una trama che faccia da base di partenza e svilupparla andando a braccio, avvalendosi tuttalpiù di brevissime scalette e solo nel caso in cui un capitolo proprio non voglia farsi strada verso il foglio di videoscrittura, magari costruite mettendo insieme gli appunti che avremo avuto cura di segnare quando una buona idea si è affacciata alla nostra mente (l'ispirazione non ti lascia scrivere quello che vuoi tu; decide lei cosa, come e purtroppo, a volte, anche quando) trovo sia il modo migliore per non sconcertare l'amica migliore di ogni scrittore, colei che lo fa depositario delle proprie confidenze.
L'ispirazione, proprio come una signora, merita le giuste attenzioni da parte del suo cavaliere (o forse sarebbe meglio dire cavalier servente).