Gli incipit dei libri più famosi: sai riconoscerli?
Incipit: dove tutto ha inizio.
Sì, perché le prime righe di un romanzo o un racconto sono quelle decisive: lì si gioca tutto.
Due righe bastano per catturare l’attenzione del lettore.
Due righe bastano per fargli posare il libro per sempre.
Scrivere un incipit è difficile e spesso lo scrittore suda le famose sette camicie, ma un incipit ben riuscito è un ottimo biglietto da visita.
Qui di seguito troverai i 10 incipit di libri che tutti conoscono e che hanno letto.
Li riconosci tutti?
Prova a indovinarli e, magari, a prendere spunto per i tuoi prossimi libri. Sì, perché ogni incipit ha uno stile diverso, e chissà che non trovi quello che fa al caso tuo!
Indovina l’incipit
Incipit numero 1
1801
Eccomi di ritorno da una visita al mio padrone di casa… il solo vicino che mi toccherà sopportare. Questa è certamente una bella contrada. In tutta l’Inghilterra non mi sarei potuto scegliere un posto più completamente distaccato dal turbinio della vita sociale. È il paradiso del prefetto misantropo e Mr Heathcliff e io siamo fatti apposta per spartirci questa desolazione.
Incipit numero 2
Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n’erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev’essere. Veramente nel libro della parrocchia si chiamavano Toscano, ma questo non voleva dir nulla, poiché da che il mondo era mondo, all’Ognina, a Trezza e ad Aci Castello, li avevano sempre conosciuti per Malavoglia, di padre in figlio, che avevano sempre avuto delle barche sull’acqua, e delle tegole al sole.
Incipit numero 3
Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato “Storie vissute della natura”, vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell’atto di inghiottire un animale.
Incipit numero 4
Negli anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai uscito di mente.
“Quando ti vien voglia di criticare qualcuno” mi disse “ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu.”
Incipit numero 5
Nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e scellerate di quell’epoca non povera di geniali e scellerate figure. Qui sarà raccontata la sua storia. Si chiamava Jean-Baptiste Grenouille, e se il suo nome, contrariamente al nome di altri mostri geniali quali de Sade, Saint-Just, Fouché, Bonaparte ecc., oggi è caduto nell’oblio, non è certo perché Grenouille stesse indietro a questi più noti figli delle tenebre per spavalderia, disprezzo degli altri, immoralità, empietà insomma, bensì perché il suo genio e unica ambizione rimase in un territorio che nella storia non lascia traccia: nel fugace regno degli odori.
Incipit numero 6
In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questo era in principio presso Dio e compito del monaco fedele sarebbe ripetere ogni giorno con salmodiante umiltà l’unico immodificabile evento di cui si possa asserire l’incontrovertibile verità. Ma videmus nunc per speculum et in aenigmate e la verità, prima che faccia a faccia, si manifesta a tratti (ahi, quanto illeggibili) nell’errore del mondo, così che dobbiamo compitarne i fedeli segnacoli, anche là dove ci appaiono oscuri e quasi intessuti di una volontà del tutto intesa al male.
Incipit numero 7
Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce. Nei primi quaranta giorni lo aveva accompagnato un ragazzo, ma dopo quaranta giorni passati senza che prendesse neanche un pesce, i genitori del ragazzo gli avevano detto che ormai il vecchio era decisamente e definitivamente salao, che è la peggior forma di sfortuna, e il ragazzo li aveva ubbiditi andando in un’altra barca che prese tre bei pesci nella prima settimana.
Incipit numero 8
In una caverna sotto terra viveva uno hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida piena di resti di vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima.
Incipit numero 9
Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa – non importa quanti esattamente – avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m’interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo.
Incipit numero 10
Marley, prima di tutto, era morto. Niente dubbio su questo. Il registro mortuario portava le firme del prete, del chierico, dell’appaltatore delle pompe funebri e della persona che aveva guidato il mortoro. Scrooge vi aveva apposto la sua: e il nome di Scrooge, su qualunque fogliaccio fosse scritto, valeva tant’oro. Il vecchio Marley era proprio morto per quanto è morto, come diciamo noi, un chiodo di porta.
There are 2 comments on this post
Che incipit! :D
Il primo è forse "Cime tempestose"? E il secondo, "I Malavoglia"?
Sul quarto non ho dubbi: è "Il Grande Gatsby"! Mi è rimasto impresso; davvero insolito e capace di catturare subito l'attenzione :)
Colgo l'occasione per informarti che ti ho assegnato un premio! Qui trovi tutte le info http://valentinabellettini.blogspot.it/2017/10/premi-del-blog-ho-ricevuto-due-blogger.html
Grazie mille :)
Purtroppo il mio blog ha un calendario editoriale ben preciso e non so se riuscirò a ricambiare il post :(
Comunque sì, sono Cime tempestose e i Malavoglia, brava :) Erano semplici...