Apologia (s)corretta della società.
Da leggere. E basta.
La trama
La recensione
Di Falotico ho avuto già modo di parlare, nella recensione de “Fantasmi Principeschi“.
Già allora, quello che mi aveva colpito di questo autore era lo stile graffiante e pieno di (poco) velate critiche e ironie.
Stefano è tornato, quest’anno, con un nuovo libro, “Il commediante”, una (s)velata critica alla società caotica e disordinata in cui viviamo, affidata alla voce fuori del coro del commediante.
Ma chi è, il commediante?
Questa figura che sembra aleggiare tra noi, che gravita sulle nostre teste e sembra indicarci e irriderci e ridere delle nostre sventure.
Un uomo stanco, forse, un uomo intelligente, questo sì, che pare avere capito tutto prima di noi.
“Il commediante” è un’apologia dei vizi (tanti) e delle virtù (ce ne sono?) di ognuno di noi.
Stefano non perde tempo in frivolezze, epiteti barocchi e diatribe arabeggianti: i suoi piatti sono grezzi, ma buoni. Le sue bevande acide, ma dissetanti.
La scrittura è magistrale: giochi di parole, frasi che si rincorrono, eufonie e cacofonie, e lui, il commediante, è lì, in mezzo a loro, come un buon burattinaio muove i fili delle sue marionette di cartapesta.
Bellissimi i continui rimandi alla cinematografia e ai film con De Niro.
Insomma, “Il commediante” è il libro che manca nelle vostre biblioteche: un libro cattivo, graffiante, (se)vero.
Se cercate una scrittura cruda ma ricca, contenuti pepati e speziati, questo è il libro che fa per voi.
Ma non vi lamentate se, poi, il cibo vi risale lungo l’esofago.
I libri di Stefano sono così: buoni solo per chi li sa apprezzare (e gustare).