Mostra, non raccontare: è una delle “golden rules” della scrittura creativa.

A volte è necessario seguirla alla lettera, altre c’è un certo margine di… manovra.

Oggi vediamo quando è bene evitare appendici del tell.


body of water under blue and white skies
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Mostra, mostra, mostra

Ho scritto già parecchio sullo show, don’t tell, ma sono argomenti di cui puoi parlarne per giorni e giorni e avrai sempre qualcosa di nuovo da dire. Anche perché, come tanti altri difetti, anche il tell si spande a macchia d’olio: lo leggo dappertutto e allora lo uso anche io.

Sì, perché il tell non solo è un difetto, in alcuni casi, di stile a livello macro, ma anche un difetto di stile a livello micro. In questo caso, però, è anche più semplice evitarlo.

Sono sconvolto

C’è stato un periodo, qualche annetto fa, in cui in ogni romanzo che leggevo ogni personaggio era sconvolto, per diverse situazioni. In un testo, addirittura, la protagonista era sconvolta dall’inizio alla fine della storia. Sembrava che questo aggettivo venisse usato a mo’ di intercalare! Tanto per citare un esempio, il partner della protagonista decide di lasciarla, e lo fa, lasciandola… sola e sconvolta.

Se proprio non ci entra in testa di usare poco il tell e preferiamo usare aggettivi invece di mostrare (e comunque non è un errore, attenzione!), almeno apriamo il dizionario dei sinonimi e contrari!

Infatti, ho fatto l’esempio di “sconvolto”, ma potrei menzionarne tantissimi altri, come: confuso, curioso, scosso, felice, contento, gioioso…

Con voce… con sguardo…

Talvolta l’escamotage dello scrittore, per evitare ad esempio avverbi (una scrittura raccontata soffre spesso di “enteologia”), si fa ricorso ad alcune locuzioni.

Maria guardò Mario con sguardo accorato.

«Be’, il proverbio parla chiaro: chi non muore si rivede… per ora» disse Luigi con voce tagliente.

Attenzione! Usare locuzioni di questo tipo non è un errore perché danno comunque un certo tono al personaggio. Tuttavia, abusarne è scorretto.

Se in ogni dialogo o in ogni azione usiamo queste locuzioni, anche se non soffriamo di “enteologia” è pur sempre un sinonimo di malattia da tell.

All’inverosimile, oltre l’inverosimile

C’è spesso un uso frequente di “all’inverosimile” o “oltre l’inverosimile” per enfatizzare un’azione, uno stato d’animo. Anche in questo caso, però, siamo a rischio tell.

Luigi era furioso oltre l’inverosimile.

Mario urlò all’inverosimile.

Okay che “inverosimile” indica qualcosa che non è vero, reale, e quindi in questi casi in esempio indica essere davvero furiosi o urlare tanto o con voce molto alta; tuttavia, non rende l’idea del sentimento provato dal personaggio o dell’impatto dell’azione svolta e quindi è bene evitarlo, preferendo mostrare sentimento e azione.

-issimo

Anche l’uso di superlativi è frequentissimo (!) in scritture che soffrono di tell, e anche in questo caso per enfatizzare.

Mario e Maria si abbracciarono fortissimo.

Quella situazione mi aveva reso scocciatissimo.

Mi lanciò un’occhiata seccatissima.

Per non parlare, poi, del passe-partout bellissimo/a che viene usato spesso a mo’ di riempitivo… e che quando lo leggo sento i vermi rosicchiarmi la pancia…

Il consiglio è sempre lo stesso: mostrare.

Questi esempi fanno capire come, se da un lato a volte è tollerato l’uso del tell (come nel caso di “con voce”, “con sguardo”), in altri è preferibile evitare, modificare la frase e renderla più incisiva. Non sempre, d’accordo, perché non tutto un testo può essere in show, ma almeno un po’. Troppo tell rallenta la lettura, non fa immedesimare il lettore e alla lunga potrebbe annoiarlo.