Come estratto per te, oggi ho selezionato l’ultimo libro di Stefano Venditti: L’Italia capovolta. Accompagnato dalle foto suggestive di Gino Calabrese e dalla prefazione di Loris Arbati, il nuovo romanzo di Stefano è il viaggio di una famiglia da sud a nord, la fuga da un piccolo paese ormai disabitato alla ricerca di una vita migliore in città.
Un romanzo che ci ricorda di non dimenticare mai le nostre radici, e soprattutto che ci parla di un problema che ormai da anni attanaglia il nostro Paese: l’abbandono dei piccoli paesi rurali, e la conseguente perdita di folclore, dialetti, tradizioni.
Dovrebbe essere una giornata come tante, per la famiglia Gnaroma, ma non è così: dopo aver chiuso a chiave la porta della loro casa di Semoli, un paesino del sud Italia, la famiglia parte alla volta del nord. Per trovare lavoro, per cambiare vita, per dare ai figli un futuro migliore. Nonostante si integrino subito nella nuova comunità del nord Italia, gli Gnaroma hanno lasciato il cuore nel loro paese al sud, perciò decidono di ritornare, questa volta per una vacanza, così da rivedere i luoghi che li hanno visti crescere. È uno shock passeggiare per le vie di Semoli: case in vendita, serrande abbassate, silenzio denso come piombo… Finché, dall’uscio di un’abitazione, il capofamiglia degli Gnaroma vede uscire un volto noto…
Accompagnato dalle suggestive foto di Gino Calabrese, L’Italia capovolta non è soltanto la storia di una famiglia che come tante dal sud è emigrata al nord, ma anche e soprattutto la storia di piccoli paesi sparsi per tutto lo Stivale che, a causa di svariati fattori, tra cui la crisi economica, si stanno lentamente spopolando. Questo non provoca solo il deflusso di tante persone verso le città e i centri principali del Paese, ma anche la perdita di interi patrimoni culturali e folcloristici che, come i paesi che li hanno ospitati, stanno piano piano morendo.
Una storia, un romanzo, un grido di dolore e di speranza, affinché ciascuno di noi possa mantenere salde le radici che lo ancorano al proprio posto natio.
Sembrava una giornata qualunque. Una tranquilla giornata di inizio estate. All’apparenza era così, ma non per tutti nel piccolo comune di Semoli. Il sole era alto nel cielo e tutto faceva ben sperare in un giorno caldo e piacevole. La vita in paese pian piano prendeva forma col il trascorrere delle prime luci del mattino, ma in una casa del centro storico la famiglia Gnaroma era già sveglia da tempo.
In quella bella casa antica risalente alla fine del 1800, gli animi erano agitati per una partenza che avrebbe portato la famiglia Gnaroma verso una nuova destinazione, verso una nuova vita, verso un nuovo avvenire. In effetti, tra i vicoli del comune di Semoli, a quell’ora c’era un rumore diverso da quelli che di solito riecheggiavano nelle viuzze del centro storico. Un tintinnio di chiavi che chiudevano la porta di una casa gialla. Chiavi che sigillavano in pochi istanti una vita vissuta nella propria terra d’origine per spalancarne una nuova ricca di prospettive, di desideri, di ansie.
Quella porta che si chiudeva, apriva contemporaneamente un nuovo capitolo per la famiglia Gnaroma che, suo malgrado, aveva deciso di abbandonare la propria terra natia per trovare una nuova prospettiva di vita e di lavoro altrove. Lontano da quella che fino a ieri era la loro casa. Lontano da quella terra dove avevano le proprie radici. Lontano dagli affetti più cari e dalle proprie famiglie.
Un malinconico destino che accomunava la famiglia Gnaroma a tanti nuclei familiari che, prima di loro, nel secolo scorso, erano stati costretti a lasciare i propri luoghi natii per il medesimo problema che ancora oggi ha costretto la famiglia Gnaroma ad abbandonare la loro casa: la mancanza di lavoro e di prospettive che ancora oggi in molte parti d’Italia obbliga interi nuclei familiari a dirigersi o nei grandi centri nel nord Italia o addirittura all’estero. Un flusso emigratorio che non si è mai fermato dal secolo scorso.
Un flusso emigratorio che è cambiato negli anni. Non si parte più con la classica valigia di cartone e con tante speranze di una vita nuova, ma con un bagaglio culturale e professionale molto alto. Un bagaglio che va ad arricchire alcune zone d’Italia e a impoverirne altre. Un ciclo che non si è mai fermato, che ha cambiato forma e modalità ma che continua a sottolineare in maniera evidente quanto sia ancora profonda la linea di confine, in alcune zone d’Italia, tra la disperazione e la fame. Tra il provare “a campare” e una vita degna di essere vissuta.
Così la famiglia Gnaroma, con un nodo alla gola e con tanta rabbia in corpo, si avviava verso il centro del paese per salire a bordo della propria autovettura e iniziare un viaggio che avrebbe sicuramente aperto un nuovo orizzonte più luminoso per ogni singolo membro del nucleo familiare.
Ancora un mazzo di chiavi, quello della macchina, era la chiave di volta per aprire il nuovo capitolo della famiglia Gnaroma. L’accensione del motore aveva lo stesso valore del semaforo verde per dare il via al lungo percorso che avrebbe portato la famiglia verso una nuova meta, verso una nuova vita.
A mano a mano che il comune di Semoli diventava sempre più piccolo negli specchietti retrovisori della macchina della famiglia Gnaroma, innumerevoli erano i pensieri e le considerazioni che si affollavano nelle menti dei genitori che, insieme ai propri figli, stavano lasciando alle loro spalle quello che fino a ieri era il loro mondo, il loro universo. Oltre alla tristezza e a qualche lacrima che solcava le guance, soprattutto dopo aver salutato i propri cari, il sentimento che prevaleva era la rabbia.
Rabbia per essere stati costretti a dover abbandonare la propria casa, la propria terra. Rabbia perché, malgrado i numerosi tentativi di rimanere aggrappati alle proprie radici, anche loro avevano dovuto alzare bandiera bianca.
La casa lasciata alle loro spalle, acquistata e ristrutturata con tanti sacrifici, che era il punto di riferimento per la famiglia soprattutto nelle occasioni più importanti come feste o riunioni, ora era vuota. Il camino che rendeva speciali e particolarmente gioiose le principali festività dell’anno, ora era spento e freddo. L’atmosfera di gioia e di serenità che si avvertiva ogni volta che si apriva la porta di casa, ora aveva lasciato il passo a un silenzio più forte di mille parole.
Quella casa gialla nel cuore del centro storico doveva essere soprattutto, negli intenti del capo famiglia, un punto di riferimento. Una sorta di stella polare che dovesse guidare il cammino di ogni singolo elemento della famiglia Gnaroma per ritrovarsi tutti insieme attorno al focolare domestico, attorno al camino scoppiettante. Doveva essere un luogo speciale, un’oasi di tranquillità, una sorta di zona franca dove a farla da padrone doveva no essere la felicità e la gioia del ritrovarsi tutti sotto lo stesso tetto.
Ora, invece, quella casa gialla nel centro storico era un monumento alla tristezza, alla rabbia che ognuno prova quando è costretto a dover troncare con la sua terra d’origine.
Con il trascorrere dei minuti e delle ore, la famiglia Gnaroma si allontanava sempre più dalle proprie radici e si avvicinava a quella che sarebbe diventata la loro nuova casa in cui costruire tutti insieme nuovi ricordi, nuove aspettative. In quel lasso di tempo che doveva
pur trascorrere per raggiungere in macchina la “nuova vita”, molti erano gli spunti di riflessione dei genitori mentre i loro figli erano immersi in un sonno profondo dovuto principalmente al lungo e stressante viaggio in macchina.
L’autore
Stefano Venditti nasce a Campobasso il 01/11/1973.
La passione per la scrittura e per il giornalismo matura già in tenera età quando alle scuole medie, al Convitto Nazionale “Mario Pagano”, diventa direttore del giornalino scolastico “Mare Nostrum”.
Crescendo il suo desiderio di scrivere e di raccontare storie inedite aumenta e decide di improntare il suo percorso professionale proprio al mondo del giornalismo e della comunicazione frequentando anche corsi e master specialistici a Roma e Milano sia nel campo dell’informazione religiosa, sia sportiva, anche televisiva, sia di web journalism.
Dal 1997 svolge la professione di giornalista e di addetto stampa e nel 2000 si iscrive all’Ordine dei Giornalisti del Molise nella sezione pubblicisti. Proprio per aumentare il proprio bagaglio culturale compie esperienza in tutti i campi della comunicazione e del giornalismo: quotidiani, settimanali, mensili, radio, TV, internet, web tv e dirige varie testate e uffici stampa.
Il periodo più formante a livello professionale lo svolge all’interno della redazione del quotidiano “Il Tempo” di Campobasso e nell’ufficio stampa del Cip Molise. Ma la sua vera passione è lo scrivere soprattutto di notizie che spesso non trovano il meritato risalto sugli organi di stampa.
La sua aspirazione lo porta anche a tenere lezioni di giornalismo nelle scuole di ogni ordine e grado della provincia di Campobasso e alla creazione di diversi giornali scolastici con il progetto “Newsparer game”, ma anche all’interno di programmi formativi di alcune associazioni di volontariato campobassane.
È stato anche relatore di alcuni seminari sullo sport paraolimpico della formazione continua promossi e organizzati dall’ODG del Molise.
Da giugno del 2018, con la moglie Maria e il figlio Marco, si è trasferito in Emilia Romagna per trovare nuovi stimoli e per allargare il proprio orizzonte professionale.