Editing e letture
L’editing è quell’arte grazie a cui un romanzo o un saggio vengono migliorati e sono finalmente pronti per essere pubblicati o inviati a un editore.
Riassumere in poche righe che cosa sia di preciso l’editing è difficile, pertanto se ti interessa saperne di più ti consiglio i miei articoli in proposito (qui, qui, e qui).
Oggi vorrei entrare più nello specifico dell’editing: le letture.
Ebbene sì: ho usato di proposito il plurale, perché una revisione ben fatta prevede molteplici letture. In caso contrario, la correzione sarà solo frammentaria.
Considero le letture di un manoscritto l’aspetto fondamentale di tutto il lavoro di editing.
Oggi parlerò proprio di questo.
Che cosa sono le letture? Come vanno effettuate? Quante volte?
Iniziamo!
C’è lettura e lettura
Le letture non sono tutte uguali, logicamente. Le prime sono più approfondite, per diventare a mano a mano lettura di rifinitura, per eliminare refusi o sviste (anche dello stesso editor).
Anche il modo in cui farle cambia: le prime su schermo del PC, le seconde ad alta voce per “sentire” il testo, le ultime su carta o su un dispositivo e-reader.
Perché questa differenza?
Le prime letture hanno lo scopo di concentrarsi sul testo, di capire quali parti funzionano e quali no, di vedere e correggere eventuali erroracci o veri e propri orrori. Una volta corretto parzialmente lo scritto, si può procedere con una lettura ad alta voce, grazie alla quale si capisce se il testo scorre fluido, se vi sono ripetizioni, cacofonie o allitterazioni fastidiose. Le letture su carta (o dispositivo e-reader) sono una sorta di controllo, come scrivevo prima, per eliminare refusi e sviste. La lettura su carta è importante: avere davanti il testo non sul PC permette di cogliere meglio quegli errori che, invece, potrebbero sfuggire.
Molti consigliano anche una lettura al contrario: in questo caso i refusi balzano subito alla vista.
Vediamo queste letture una per una.
Le prime letture su PC
Una volta che abbiamo in mano il manoscritto da correggere, sia che lo abbiamo già letto, sia che è la prima volta (ma non lo consiglio: è sempre meglio leggere prima tutto il manoscritto per avere un’idea del lavoro da svolgere e della trama), dobbiamo iniziare a correggerlo.
La correzione varia a seconda della persona; oggi ti parlo di come la faccio io.
Se il manoscritto richiede una forte revisione, la mia prima lettura è solo di controllo: segno quali sono i punti da correggere ed eventualmente annoto la frase o il periodo che andrebbero rivisti. Tuttavia non correggo ancora direttamente il testo: mi limito a evidenziare i punti più difficili e a scrivere accanto la frase riformulata. Se vi sono periodi poco chiari o punti della trama oscuri, li segno e li tengo da parte per farlo sapere all’autore. Evito di correggerli prima di aver saputo come l’autore vuole muoversi: come ogni editor, ho a cuore il suo parere, che è quello più importante.
Una volta chiariti i punti più nebulosi, passo alla correzione vera e propria, la quale, usando Word o un altro software di scrittura, sarà effettuata con lo strumento revisioni attivo: questo per evidenziare le parti eliminate e quelle aggiunte. Mai correggere un testo senza lo strumento revisioni: l’autore non capirebbe quali parti abbiamo eliminato e quali inserito (a meno che non conosca a memoria il suo libro, ma ne dubito).
Se ancora qualche frase o parola mi sembrano stonate, sbagliate, le evidenzio e le lascio lì per la seconda tornata di letture.
Una volta terminata la prima correzione, rileggo velocemente per controllare se per caso non vi fosse qualche altra revisione da fare.
Le letture ad alta voce
Come ho scritto prima, le letture ad alta voce servono per sentire la musicalità del testo: se scorre, se vi sono ripetizioni, cacofonie, eccetera.
Di solito non faccio la lettura ad alta voce lo stesso giorno della correzione su PC, per lasciare che il testo abbandoni la mia testa e per poi tornarvi a mente lucida.
Durante le letture a voce alta capisco subito se vi sono ripetizioni o cacofonie, e provvedo a eliminarle, inserendo sinonimi o riscrivendo una frase. Molti sconsigliano un vasto uso di sinonimi, perché spesso essi rendono una frase troppo artefatta. Anche io la penso così, infatti, spesso per evitare una ripetizione riformulo il periodo. Altre volte, invece, la ripetizione non si sente e preferisco lasciare la frase così com’è, senza evitare di arrampicarmi sugli specchi e snaturare il testo.
Può capitare che alcune delle mie correzioni, leggendo ad alta voce, non filino; è normale, anche noi editor possiamo sbagliare. Allora provvedo a riformularle o addirittura a tornare alla frase originale — magari non era così sbagliata come mi era apparsa in principio.
Consiglio a tutto una o due letture ad alta voce, che servono anche per i dialoghi. Leggendo, immaginiamo le persone che parlano e cerchiamo di calarci nei loro panni. Ci accorgiamo subito se i dialoghi sono troppo artefatti o non funzionano. So che può essere ridicolo, ma mentre leggiamo, atteggiamoci come se fossero i personaggi a parlare: in questo modo riusciremo a capire se le azioni legate al dialogo sono probabili o paradossali (esempio: se Mario parla e deglutisce, è impossibile. Prima parla, poi deglutisce. Non può pare le due cose insieme. Provare per credere).
Terminate le letture ad alta voce (che possono essere una sola o più, dipende dalla complessità del testo e delle correzioni), è tempo di passare alla fase di controllo.
Le letture di controllo su carta o dispositivo e-reader
Le ultime letture sono solo un controllo delle nostre correzioni. Servono per vedere se il testo effettivamente fila, se manca ancora qualcosa e se le correzioni sono state apportate in maniera corretta.
Per questo motivo, queste letture devono essere fatte su carta o su un dispositivo e-reader: dobbiamo leggere il testo come se lo trovassimo stampato, come se fosse un libro vero e proprio.
Ci accorgeremo subito se qualcosa non va: ad esempio, queste letture sono utili per valutare gli a capo e controllare se sono posizionati al loro posto o se staccano troppo il testo (magari due paragrafi possono essere uniti in uno solo).
Le letture su carta sono fondamentali se il libro sarà anche un cartaceo (perdona la ripetizione): stampando il testo come dovrebbe essere impaginato (quindi, per esempio, in formato A5), noteremo subito “brutture” grafiche, come mozzini, righe orfane o vedove. Inoltre controlleremo rientri, caratteri, allineamento.
Le letture su carta, quindi, servono anche per controllare l’aspetto grafico del testo.
Finite le letture: e poi?
Questa lunghissima fase, che può durare anche giorni, è solo la prima fase dell’editing.
Sì, perché salvo casi particolari (un testo ben scritto in partenza, ad esempio), una volta terminata la lettura si provvede a inviare il testo allo scrittore. Lui correggerà e valuterà le revisioni, ed eventualmente apporterà delle correzioni.
In genere chiedo sempre agli autori di reinviarmi il testo per una lettura successiva alle sue correzioni: mi è utile per valutarlo nella sua interezza e per controllare se tutto “fila”.
Ovviamente, più un testo necessita di correzioni, più questo “va e vieni” tra autore e editor durerà.
Il lavoro è terminato solo quando il testo sarà perfetto per la pubblicazione o invio all’editore.
Conclusioni: le letture sono importanti!
Che tu sia uno scrittore o un aspirante editor, metti particolare impegno nella lettura di un testo, sia per correggerlo sia per controllarlo.
L’editing è un lavoro lungo e complesso, necessita di una mente lucida e sgombra da altri pensieri. È fondamentale stare più ore su ogni singola frase che non convince: non dobbiamo terminare fino a che non siamo del tutto sicuri che vada bene.
Molti autori mi chiedono spesso delle tempistiche con cui correggere il loro testo; altri sperano che per far ciò basti un mese o nemmeno; altri ancora mi pregano di farlo in poche settimane.
Purtroppo, spesso non si accorgono della mole di lavoro che c’è dietro alla correzione di un testo, e pensano che una lettura sia sufficiente… per poi lamentarsi se qualche errore è rimasto.
Pazienta, quindi, e se un editor ti risponde che per correggere il tuo libro ha bisogno di due mesi, lascialo fare senza pressarlo. Ne va del tuo libro 🙂
Come ti approcci alle letture? Quante ne fai? Che esperienza hai avuto con editor con i quali hai collaborato?
Scrivimelo nei commenti!
There are 3 comments on this post
Ciao, Emanuela.
Senza dubbio per fare un lavoro di editing (buono o scadente che sia) ci vuole un bel po' di tempo, lo dico per esperienza.
Vuoi che ti dica a quante letture ho sottoposto la sciocchezzuola di romanzo che ho scritto? Se ti dicessi un numero mentirei, perché in effetti ho perso il conto.
Per darti un'idea: 1 lettura appena finito di scrivere un paragrafo + 1 alla fine del capitolo + un numero imprecisato a prima stesura ultimata per cercare di capire se vale qualcosa, per riformulare alcune frasi, per tagliare, aggiungere e sostituire passi che mi danno l'idea di non quadrare, per scovare i refusi, per impaginare al meglio e aumentare o rallentare il ritmo narrativo secondo necessità, per visionare tutto il lavoro svolto e accertarmi di aver fatto il meglio che mi permettono le mie possibilità di neofita che non ha paura di provarci... e sono certo di aver dimenticato di elencarne almeno una.
Tra l'altro non puoi immaginare quanto mi siano state preziose le indicazioni che dai nei tuoi preziosi articoli, senza le quali avrei fatto un lavoro di scarso livello (anche se in realtà ignoro quanto abbia fatto bene poiché a giudicare il mio lavoro temo di non riuscire a essere obiettivo al 100%).
Grazie mille, Calogero.
Ti capisco! Per il mio romanzo ne avrò fatte un sacco anche io, neanche ricordo quante :) L'unico problema con le riletture è che facendone troppe si rischia, a lungo andare, di correggere quello che non è necessario.
Proprio per timore che accada esattamente quanto ventili ho deciso di non toccarlo più.
Vada come vada, sono sicuro di aver fatto del mio meglio, e se non dovesse bastare... vorrà dire che non ho talento.