Le filter words: il verbo sentire e il verbo provare

Abbiamo già visto in modo sommario che cosa sono le filter words e perché spesso “danno fastidio” in un libro.

Le filter words filtrano, appunto, la storia dagli occhi di un personaggio e allontanano il lettore dalla scena.

In molte situazioni, le filter words appesantiscono una frase, la rendono ridondante e, per questo, andrebbero eliminate.

Oggi ci occuperemo di due particolari filter words: il verbo sentire e il verbo provare.

Iniziamo!

Sentire e provare

I verbi sentire e provare li usiamo praticamente sempre, e come non potremmo? In essi sono racchiuse tutte le emozioni che ci sforziamo di trasmettere ai personaggi delle nostre storie.

Inoltre, nelle sue tante sfaccettature di significato, il verbo sentire è anche usato per indicare uno dei nostri sensi, l’udito.

Scrivere un romanzo, un racconto, senza questi due verbi è impossibile.

E allora perché sono considerati delle parole filtro?

È semplice.

Perché limitarsi a scrivere che sentiamo un suono, un brivido, e proviamo un’emozione, quando possiamo mostrarla? Quando abbiamo libero accesso alla mente dei nostri personaggi e possiamo sbizzarrirci come più ci piace?

Facciamo qualche esempio.

Maria sentì il vento solleticarle il viso e i capelli.

Mario provò una forte emozione al petto.

Luigi sentiva il suono delle campane giungere da lontano.

Di per sé, queste frasi non hanno nulla che non va.

Ma…

Ma non ti sembrano piatte, prive di spessore… noiose?

Perché limitarci a usare termini convenzionali, magari stra-abusati e logori, quando la nostra mente e la nostra fantasia sono così ampie da non vedersi la fine?

Nella scrittura dobbiamo per prima cosa fare passare le nostre emozioni, dobbiamo attirare il lettore dentro ogni scena.

Il lettore deve vivere sulla sua pelle ogni singolo attimo di ogni singola pagina.

Per questo occorre rendere ogni storia più visiva, più intensa, anche se questo significa allungare di qualche riga un’emozione che avrebbe richiesto anche solo cinque parole.

Vediamo più nel dettaglio come riformulare le frasi precedenti rimuovendo le parole filtro.

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Sentire: tatto e sensazioni

Riprendiamo il primo esempio.

Maria sentì il vento solleticarle il viso e i capelli.

Adesso proviamo a riformularlo per renderlo più incisivo.

Il vento solleticava i capelli di Maria, giocherellava con i riccioli, glieli sbatteva in faccia e li trascinava con sé; le pizzicavano guance, narici, labbra. Sottili dita affusolate che la accarezzavano.

È bastato allungare un poco questa frase per dare un’idea più visiva del vento che solletica i capelli di Maria. Lei sente il vento addosso, ma in che modo? Che cosa fa il vento? Ecco che il vento diventa una persona, un’entità che gioca con Maria.

E la frase potrebbe anche acquistare un significato, diventare un elemento importante per la storia:

Il vento solleticava i capelli di Maria, giocherellava con i riccioli, glieli sbatteva in faccia e li trascinava con sé; le pizzicavano guance, narici, labbra. Sottili dita affusolate che la accarezzavano. Sottili dita come quelle di Lucia, quando le saliva in grembo e le chiedeva di giocare con le bambole; Lucia, con le sue trecce rosse e viola; Lucia, gli occhi grandi e curiosi del mondo, quel mondo crudele che l’aveva strappata dalla terra e gettata via come una bambola di pezza. Lucia era nel vento, ora, nel vento che, ostinato, graffiava il volto di Maria e la schiaffeggiava con artigli d’aria.

Ecco che, una semplice frase, forse banale, è diventata importante per comprendere una parte della storia: il vento ricorda a Maria la figlia, morta prematuramente; il vento diventa poi cattivo, parte di quel mondo crudele che ha strappato Lucia dalle mani della madre. Un vento che non le solletica più il viso, ma la graffia e la schiaffeggia.

Ovviamente non dobbiamo ogni volta allungare la storia inserendo altri dettagli: dipende sempre dal contesto e dalla scena.

Però ricorda che il verbo sentire può essere agevolmente rimosso snellendo la frase e rimuovendo la parola filtro.

Altri esempi:

Martina sentì improvvisamente freddo. –> Una lingua ghiacciata avvolse le membra di Martina e le schiacciò.

Sento dolore, dolore dentro di me. –> Un dolore sordo, pesante, mi opprime il cuore, mi schiaccia i polmoni e mi arresta il respiro.

Quando la porta cigolò, Luca sentì di aver paura. –> La porta cigolò, e un pugno colpì Luca. Un pugno di paura, che gli fece desiderare di tornare a casa, sotto le coperte e al riparo da quei rumori senza nome che lo circondavano.

Sentire: udito

Anche per quanto riguarda il verbo sentire riferito all’udito abbiamo molti margini di miglioramento. In certi casi, poi, non è nemmeno necessario allungare troppo la frase.

Vediamo l’esempio che ho inserito a inizio articolo:

Luigi sentiva il suono delle campane giungere da lontano.

In questo caso, anche solo eliminare il verbo sentire ci è d’aiuto:

Il suono delle campane giunse da lontano.

In lontananza, le campane rintoccarono.

Lontano da lui, un campanile suonò.

Visto com’è semplice rimuovere la parola filtro e riformulare la frase senza appesantirla?

Altri esempi:

Maria sentì Marco chiamarla. –> Marco chiamò Maria; Marco la chiamò.

Sentivo delle voci dentro di me. –> Voci mi parlavano; Dentro di me, voci mi irridevano.

Mentre sentiva lo sferragliare di un treno, Nicola si accese una sigaretta –> Nicola si accese una sigaretta; un treno sferragliò vicino a lui.

Provare

Il verbo provare è spesso usato come sinonimo del verbo sentire riferito a alle sensazioni.

Ma non pensare che il verbo provare possa essere usato come sinonimo per rimuovere la parola filtro! In certi contesti, il verbo provare è una parola filtro, come il verbo sentire.

Nota l’esempio a inizio articolo:

Mario provò una forte emozione al petto.

Il che è uguale a:

Mario sentì una forte emozione al petto.

Quindi: sentire = provare = filter word

Il discorso è lo stesso per il verbo sentire: in certi contesti, quando puoi dare un significato più “pregnante” alla frase, allungala in modo da renderla più incisiva; in altri, limitati a riformularla rimuovendo il filtro.

Una mano ghermì il petto di Mario, che boccheggiò. La vista di Adele gli faceva sempre quell’effetto: era come precipitare da montagne russe lanciate a velocità, trattenendo il respiro e sperando di arrivare in fretta alla fine della discesa.

Conclusioni

Oggi abbiamo visto come rimuovere il filtro del verbo sentire e del suo gemello (in questo contesto), il verbo provare.

Il verbo sentire è usato moltissimo, lo abbiamo detto, ma spesso possiamo evitarlo facilmente e rendere, così, più colorata e intensa la nostra narrazione.

Certo, questo non vuol dire che bandiremo da oggi questi verbi dai nostri libri! Ci sono casi in cui i verbi sentire e provare sono l’unica alternativa possibile.

Non pensare mai bianco o nero, sì, o no, ma valuta attentamente ogni situazione.

Cerca, però, di far lavorare le rotelle della fantasia: ne andrà sicuramente del tuo stile e delle tue storie 🙂

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