Spauracchio per ogni scrittura che voglia definirsi (almeno un po’) incisiva, le ridondanze vanno evitate se possibile, a meno di non voler rafforzare un concetto.

Proprio perché ridondanti, appesantiscono la lettura e spesso la rendono indigesta.

Oggi vediamo qualcuna delle più frequenti.


dried flowers with printed text
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Le ridondanze

Secondo Treccani, la ridondanza è “(l)’essere ridondante; sovrabbondanza, copia eccessiva”, nello specifico, in critica letteraria, la “presenza, in un testo, di elementi stilisticamente ricercati che risultano esclusivamente formali ed esornativi”.

Un testo troppo ridondante è pesante, spesso noioso, e complesso da leggere.

Esistono vari tipi di ridondanze, le più frequenti, e che vedremo oggi, riguardano la ripetizione di un medesimo concetto con parole diverse; a volte ricercato, altre fatto senza motivo, o magari per distrazione.

Ripetizioni… eccessive

Come scrivevo altrove, talvolta un autore, magari alle prime armi, sente il bisogno di ripetere un concetto perché teme che il suo messaggio fatichi a passare, oppure ha paura di essere poco chiaro.

Da una spiegazione in più a una ridondanza il passo è davvero breve.

Ecco qualche esempio.

Questa prima ridondanza riguarda un nuovo libro a cui sto lavorando per la collana che gestisco di PubMe. Come puoi notare, il fatto che il soggetto menzionato sia irrequieto è la medesima cosa di non riuscire a trovare riposo. Infatti, sempre secondo Treccani, irrequieto è chi “non ha quiete, che si agita e muove continuamente, spesso in modo da recar fastidio, sia come riflesso esteriore dell’ansia, della smania interna, di un disagio provocato da particolari condizioni fisiche, sia anche per eccessiva vivacità”.

È indifferente usare l’una o l’altra alternativa, basta che sia una e una soltanto.

Altri esempi tratti dal medesimo testo.

Nel primo caso, in quel contesto, la fantasia poteva soltanto essere legata alla mente del personaggio, quindi l’ultima parte andava tolta. Idem per il terzo esempio: in questo contesto, cercare e chiedere aiuto significa la medesima cosa. Nel secondo esempio, la ridondanza è più sottile e potrebbe essere mantenuta, a mio avviso, per una questione di sottile differenza: il fatto che non cambi nulla può voler dire che tutto è come la persona ricorda; è soltanto scritto da una prospettiva differente.

Altri esempi di ridondanze:

Sfregare con forza (l’atto di sfregare implica strofinare con forza)

È chiacchierona e non sta mai zitta un attimo (se è chiacchierona vuol dire che ama parlare)

Ripetere di nuovo (se ripeto vuol dire che dico una cosa un’altra volta)

Pettinarsi i capelli (l’azione di pettinare è quasi sempre riferita ai capelli, soprattutto se usato il riflessivo)

Vecchia megera (una megera è perlopiù un’anziana)

Certezza concreta (la certezza è concreta, sennò non sarebbe tale)

Rivoluzionare radicalmente (una rivoluzione è di per sé radicale)

La vera storia di Mario (a meno che non ve ne sia una inventata, la storia di un soggetto è per forza di cose vera)

Guardarsi a vicenda (se due persone si guardano, è logico che lo facciano a vicenda)

Come evitare le ridondanze?

Una volta riconosciute le ridondanze più frequenti (ce ne sono tantissime, e ne escono sempre di nuove!), è bene capire come evitarle.

A volte non ce ne accorgiamo nemmeno. Capita anche a me, e nei mille e più articoli di questo sito chissà quante ne ho usate. Una ridondanza più sottile, o soft, non inficia di molto la lettura, e tante abbiamo imparato a vederle dappertutto senza che esse diano fastidio (annuire con la testa, uscire fuori, entrare dentro, alzarsi in piedi). Altre, magari più macchinose, è meglio invece evitarle.

Per capire se il tuo testo presenta ridondanze è sempre bene fare una lettura e una revisione molto approfondite, anche avvalendosi di un supporto esterno (editor, beta reader…).

Occorre uscire dal testo e capire se quanto stiamo scrivendo serve o sta solo appesantendo.

L’occhio deve essere più che critico: deve essere spietato.

Non aver paura di eliminare numerose frasi o di trovare cancellazioni quando l’editor ti rimanda il testo: una scrittura scorrevole è mille volte meglio di una scrittura pesante e difficile.

Poiché non c’è una regola che ti dice “togli questo, metti quello”, l’alternativa è domandarsi sempre: sarà pesante? Posso dire questa cosa in meno parole? Ricorda: in fase di revisione occorre togliere e non aggiungere. E se ritieni che il lettore possa non capire qualche passaggio, chiedi aiuto, anche a un amico lettore, oppure leggi ad alta voce: se alla fine il fiato ti manca, forse è il caso di snellire.