![](https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.it/wp-content/uploads/2021/08/Ridondanze-come-conoscerle-e-come-evitarle-1024x576.png?resize=1024%2C576&ssl=1)
Spauracchio per ogni scrittura che voglia definirsi (almeno un po’) incisiva, le ridondanze vanno evitate se possibile, a meno di non voler rafforzare un concetto.
Proprio perché ridondanti, appesantiscono la lettura e spesso la rendono indigesta.
Oggi vediamo qualcuna delle più frequenti.
![dried flowers with printed text](https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.it/wp-content/uploads/2020/08/pexels-photo-3309967.jpeg?resize=1024%2C682&ssl=1)
Le ridondanze
Secondo Treccani, la ridondanza è “(l)’essere ridondante; sovrabbondanza, copia eccessiva”, nello specifico, in critica letteraria, la “presenza, in un testo, di elementi stilisticamente ricercati che risultano esclusivamente formali ed esornativi”.
Un testo troppo ridondante è pesante, spesso noioso, e complesso da leggere.
Esistono vari tipi di ridondanze, le più frequenti, e che vedremo oggi, riguardano la ripetizione di un medesimo concetto con parole diverse; a volte ricercato, altre fatto senza motivo, o magari per distrazione.
Ripetizioni… eccessive
Come scrivevo altrove, talvolta un autore, magari alle prime armi, sente il bisogno di ripetere un concetto perché teme che il suo messaggio fatichi a passare, oppure ha paura di essere poco chiaro.
Da una spiegazione in più a una ridondanza il passo è davvero breve.
Ecco qualche esempio.
![](https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.it/wp-content/uploads/2021/08/ridondanze1.png?resize=748%2C66&ssl=1)
Questa prima ridondanza riguarda un nuovo libro a cui sto lavorando per la collana che gestisco di PubMe. Come puoi notare, il fatto che il soggetto menzionato sia irrequieto è la medesima cosa di non riuscire a trovare riposo. Infatti, sempre secondo Treccani, irrequieto è chi “non ha quiete, che si agita e muove continuamente, spesso in modo da recar fastidio, sia come riflesso esteriore dell’ansia, della smania interna, di un disagio provocato da particolari condizioni fisiche, sia anche per eccessiva vivacità”.
È indifferente usare l’una o l’altra alternativa, basta che sia una e una soltanto.
Altri esempi tratti dal medesimo testo.
![](https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.it/wp-content/uploads/2021/08/ridondanze2.png?resize=471%2C40&ssl=1)
![](https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.it/wp-content/uploads/2021/08/ridondanze3.png?resize=726%2C40&ssl=1)
![](https://i0.wp.com/www.emanuelanavone.it/wp-content/uploads/2021/08/ridondanze4.png?resize=306%2C31&ssl=1)
Nel primo caso, in quel contesto, la fantasia poteva soltanto essere legata alla mente del personaggio, quindi l’ultima parte andava tolta. Idem per il terzo esempio: in questo contesto, cercare e chiedere aiuto significa la medesima cosa. Nel secondo esempio, la ridondanza è più sottile e potrebbe essere mantenuta, a mio avviso, per una questione di sottile differenza: il fatto che non cambi nulla può voler dire che tutto è come la persona ricorda; è soltanto scritto da una prospettiva differente.
Altri esempi di ridondanze:
Sfregare con forza (l’atto di sfregare implica strofinare con forza)
È chiacchierona e non sta mai zitta un attimo (se è chiacchierona vuol dire che ama parlare)
Ripetere di nuovo (se ripeto vuol dire che dico una cosa un’altra volta)
Pettinarsi i capelli (l’azione di pettinare è quasi sempre riferita ai capelli, soprattutto se usato il riflessivo)
Vecchia megera (una megera è perlopiù un’anziana)
Certezza concreta (la certezza è concreta, sennò non sarebbe tale)
Rivoluzionare radicalmente (una rivoluzione è di per sé radicale)
La vera storia di Mario (a meno che non ve ne sia una inventata, la storia di un soggetto è per forza di cose vera)
Guardarsi a vicenda (se due persone si guardano, è logico che lo facciano a vicenda)
Come evitare le ridondanze?
Una volta riconosciute le ridondanze più frequenti (ce ne sono tantissime, e ne escono sempre di nuove!), è bene capire come evitarle.
A volte non ce ne accorgiamo nemmeno. Capita anche a me, e nei mille e più articoli di questo sito chissà quante ne ho usate. Una ridondanza più sottile, o soft, non inficia di molto la lettura, e tante abbiamo imparato a vederle dappertutto senza che esse diano fastidio (annuire con la testa, uscire fuori, entrare dentro, alzarsi in piedi). Altre, magari più macchinose, è meglio invece evitarle.
Per capire se il tuo testo presenta ridondanze è sempre bene fare una lettura e una revisione molto approfondite, anche avvalendosi di un supporto esterno (editor, beta reader…).
Occorre uscire dal testo e capire se quanto stiamo scrivendo serve o sta solo appesantendo.
L’occhio deve essere più che critico: deve essere spietato.
Non aver paura di eliminare numerose frasi o di trovare cancellazioni quando l’editor ti rimanda il testo: una scrittura scorrevole è mille volte meglio di una scrittura pesante e difficile.