La concordanza dei tempi
Secondo Treccani, la concordanza dei tempi
designa il rapporto tra il tempo del verbo della frase principale (o reggente) e quello del verbo della subordinata: tale rapporto può essere di contemporaneità (le due frasi designano eventi simultanei), di anteriorità (la subordinata designa un evento precedente), di posteriorità (la subordinata designa un evento successivo).
Uno degli errori più frequenti che trovo nei romanzi che leggo o correggo è un’errata consecutio temporum. Purtroppo, in questo caso lo stile non serve molto: bisogna conoscere qualche regola grammaticale. Non spaventiamoci, però! Una volta memorizzato uno specchietto, la concordanza dei tempi ci verrà naturale.
La concordanza dei tempi con l’indicativo
Nel caso della frase principale all’indicativo (e che, quindi, esprime certezza), le frasi subordinate potranno essere al passato, al presente e al futuro, esprimendo contemporaneità, anteriorità o posteriorità.
La frase principale può essere al presente: in questo caso la subordinata è al presente, al passato prossimo o imperfetto, o al futuro semplice.
- Mario sa che oggi Luigi non lavora;
- Mario sa che ieri Luigi non ha lavorato;
- Mario sa che domani Luigi non lavorerà.
Se la frase principale è al passato, la subordinata è al trapassato prossimo, al passato prossimo o imperfetto, o al condizionale passato.
- Mario sapeva che il giorno prima Luigi non aveva lavorato;
- Mario sapeva che quel giorno Luigi non lavorava;
- Mario sapeva che l’indomani Luigi non avrebbe lavorato.
La concordanza dei tempi con la frase principale al passato è un tantino più complessa perché occorre utilizzare tempi composti nella subordinata, come il trapassato prossimo, l’imperfetto o il condizionale passato.
La frase principale può anche essere al passato remoto: Mario seppe che quel giorno Luigi non era andato a lavorare.
Ricapitolando…
La concordanza dei tempi con il congiuntivo
Il congiuntivo è il tempo verbale dell’incertezza, e spesso rende incerti anche noi scrittori, che lo sbagliamo allegramente.
Per quanto riguarda la concordanza dei tempi, come con l’indicativo, la frase principale può essere al presente o al passato.
Se la principale è al presente, la subordinata è al congiuntivo presente, passato o al futuro semplice.
- Mario crede che oggi Luigi non lavori;
- Mario crede che ieri Luigi non abbia lavorato;
- Mario crede che domani Luigi non lavorerà.
Se la principale è al passato, la subordinata diventa al congiuntivo trapassato, al congiuntivo imperfetto o al condizionale passato.
- Mario credeva che quel giorno Luigi non lavorasse;
- Mario credeva che il giorno prima Luigi non avesse lavorato;
- Mario credeva che il giorno dopo Luigi non avrebbe lavorato.
Ricapitolando…
Il congiuntivo viene utilizzato anche se la frase principale è al condizionale, ed esprime quindi un desiderio, una volontà.
- Mario vorrebbe che oggi Luigi lavorasse;
- Mario vorrebbe che domani Luigi lavorasse;
- Mario avrebbe voluto che quel giorno Luigi lavorasse;
- Mario avrebbe voluto che l’indomani Luigi lavorasse;
- Mario avrebbe voluto che il giorno prima Luigi avesse lavorato.
Conclusioni e oltre
La concordanza dei tempi sembra molto difficile, ma in realtà spesso viene naturale usare questo o quel tempo verbale e coniugarlo correttamente.
Un altro errore molto frequente è saltare da un tempo verbale all’altro, ma di questo parleremo la prossima volta.
Vi basti un esempio:
Mario sapeva che quel giorno Luigi non avrebbe lavorato. Così bussò alla sua porta.
Lui lo fa entrare e Mario gli spara.
Due sole righe, e già il romanzo è andato a farsi benedire. E sarebbe ancora peggio se andassimo avanti così:
Mario sapeva che quel giorno Luigi non avrebbe lavorato. Così bussò alla sua porta.
Lui lo fa entrare e Mario gli spara. Mario scappò, infilandosi giù per la tromba delle scale come se all’improvviso si fosse reso conto di quello che aveva fatto. Scendeva in strada, e correva lungo il marciapiede scansando le persone come se fossero ostacoli. Sale su un autobus diretto chissà dove e si accascia sul sedile.
Utilizzare la forma verbale corretta, e mantenere lo stesso tempo per tutta la durata del racconto, o comunque stare attenti a quando il tempo verbale viene cambiato (e come), sarà l’argomento della prossima settimana.
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Brava, chiara ed esaustiva!