Can Manay è uno psicologo con molte ombre nel passato. Grazie alla sua filosofia di vita e ai suoi insegnamenti, ha ormai la popolarità di un guru ed è una potente e capricciosa star mediatica.
Un giorno, mentre visita una proprietà da acquistare in un quartiere defilato della città, scorge tra le foglie una ragazza, una ballerina, che con una grazia e un’armonia uniche si esercita nel giardino di casa.
Per Can è una vera e propria rivelazione: davanti a sé c’è l’incarnazione della perfezione estetica, di ogni ideale di bellezza, il PHI.
L’uomo non può far altro che ricorrere a tutti i suoi mezzi e la sua ricchezza per conquistarla… Ma c’è qualcosa di più spietato dell’amore per una sola persona?
Inizia così la travolgente storia di Can e Duru, del suo fidanzato Deniz e di Özge, una giornalista che scoprirà scottanti segreti sul conto di Can.
Quattro personaggi intramontabili perché ci somigliano da vicino, ciascuno con i suoi traguardi da raggiungere e le sue ossessioni.
Una storia di passione, speranza, tradimento, come la vita vera, che condurrà il lettore a muovere i primi passi verso un percorso di consapevolezza. Come i personaggi di
PHI, infatti, «ciascuno, nella vita, ha una cosa che gli riesce molto bene. Una soltanto. Ce la portiamo dentro sin dalla nascita» e il nostro compito è riconoscerla; in una parola, scoprire chi siamo davvero.


Non so dire se questo libro mi sia piaciuto o meno.

Certo, è davvero complesso e ha un intreccio talvolta difficile da seguire, ma è anche vero che la narrazione affascina sin dall’inizio e ti sprona a macinare come niente le oltre seicento pagine.

Tuttavia qualcosa… come si suol dire… forse è andato storto, perlomeno dentro di me, e mi impedisce di essere positiva al cento percento.

Partiamo però dalla trama.

Seguiamo, in tutto il libro, le vicende di quattro personaggi, di cui il protagonista assoluto è l’eccentrico psicologo Can Manay, che per caso nota la ballerina Duru e se ne innamora. Abbiamo, poi, il fidanzato di Duru, Denis, un musicista spesso strafatto che fatica a trovare un posto nel mondo, e la giornalista Özge, la quale ha scoperto alcune cose sul conto del Manay, molto torbide. Per finire Bilge, la studentessa solitaria che entrerà ben presto in contatto con lo psicologo.

Scrivere, però, come banalmente ho fatto prima, per sintetizzare la trama in un paragrafo, che il Manay si innamora di Duru è riduttivo e sminuirebbe la portata di questo romanzo: Can è attratto dal Phi, dalla perfezione, e per lui Duru rappresenta proprio questo. È quindi qualcosa che va oltre l’amore, sia fisico sia platonico, né il buon Can Manay è un personaggio che possiamo inquadrare in uno o più aggettivi precisi.

È forse il personaggio che mi ha incuriosita di più, anche se l’ho detestato a più riprese per il suo carattere capriccioso e volubile. Ma, come gli altri personaggi, è davvero a tutto tondo, e questo a mio avviso è il punto di forza della storia: l’aver saputo tratteggiare in maniera egregia ogni personaggio, dal protagonista alla comparsa, e tutti hanno un profilo psicologico davvero dettagliato.

Forse il mio giudizio non del tutto positivo riguarda l’intreccio, che spesso ho trovato, sì, diciamo difficile da digerire, con lunghi dialoghi che talvolta mi hanno annoiata, e i continui richiami a “qualcosa che accadrà” che mi sono sembrati forzati, come se si avesse voluto a tutti i costi trattenere il lettore sulle pagine — fatto che non sarebbe comunque servito.

Il punto che mi ha delusa maggiormente, però, riguarda l’ambientazione.

Sarò troppo pignola sotto questo aspetto, ma quando leggo un libro voglio essere nella storia, nei luoghi. Voglio conoscere tutto, anche a costo di rasentare un’ossessione per l’infodump, sennò mi sento… come dire, estraniata.

In “Phi” ho dovuto più volte spremere la mente per cercare di capire dove fosse ambientato, perlomeno la città, perché difficilmente l’autrice dà informazioni di questo tipo. E a me non piace troppo pensare quando leggo: preferisco lasciarmi trascinare dalla storia e dopo, magari sì, fare le mie considerazioni.

Quindi sì, il libro da una parte mi è piaciuto, ma dall’altra non mi sento di darvi un giudizio positivo del tutto.

Non è certo una lettura da spiaggia, quindi se siete in cerca di un romanzo per trascorrere qualche ora lieta, passate oltre, perché “Phi” è tutto fuorché un libro “per staccare”.

Se cercate, però, qualcosa di complesso e che vi faccia pensare (anche se troppo, da parte mia), “Phi” vi piacerà sicuramente.