>Una scrittura incisiva e accattivante non deve mai fermarsi al “già sentito”. Anzi: più originale è e più il lettore sarà contento e se ne ricorderà. Per questo, nell’articolo di oggi ti elenco dieci espressioni che dovresti evitare, se non vuoi cadere nella banalità e rischiare che la tua scrittura venga etichettata come “qualcosa che ho già letto”.
Ormai si sa, di errori di scrittura se ne commettono un po’ ovunque, e chiunque, anche lo scrittore più in gamba, non ne è esente.
Certo, alcuni saltano subito all’occhio, anche all’editor in erba; altri invece riguardano lo stile e sono più difficili da scovare. Ne vediamo tre oggi: mi raccomando, evitali!
Lo so, spesso ci capita di lasciar trascorrere del tempo tra un capitolo e l’altro di una storia (romanzo o racconto che dir si voglia), o di un manuale. Magari in quel periodo siamo presi da altre cose, oppure, semplicemente, non ci va di scrivere.
E così la nostra stesura inizia ad andare a singhiozzo.
Oggi, con qualche esempio tratto dalle mie avventure di imbrattacarte, ti racconterò perché è meglio scrivere con un certo ritmo, e non a spizzichi e bocconi, anche se pure a questo c’è rimedio.
Sono loro, i cliché! Insidiosi, fastidiosi, obbrobriosi… ma presenti in ogni dove. Sarebbe bello allora tentare (o quantomeno provarci) di evitarli, tuttavia non è affatto semplice! Oggi ho selezionato per te i cinque cliché in assoluto più frequenti (e che consiglio sempre di evitare… se possibile). Attenzione: ironia a gogò, e anche un pizzico di cattiveria. Se sei permaloso non continuare la lettura 😉
Per raggiungere la piena padronanza del proprio stile non servono né anni né una vita intera: lo scrittore migliora e si affina riga dopo riga, pagina dopo pagina, e peccherebbe di saccenteria se si dicesse che ormai è “arrivato”. Lo stile di ciascuno è… lo stile di ciascuno. È personale e guai a volergliene imporre un altro. Però (perché un “però” c’è sempre), alcuni accorgimenti sono molto utili, per migliorare e per affinare… e per imparare.
Letteralmente “saltare da una testa all’altra”, è uno degli errori più frequenti del punto di vista. Lo scrittore, credendo di far bene, e forse spinto da incertezza, vuole mostrare a tutti i costi ogni pensiero di ogni personaggio… nello stesso tempo. Risultato: un minestrone in cui non si capisce più niente.